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Farsopoli di M. LANCIERI del 12/09/2011 07:12:36
Abete non si illuda: niente sconti

 

Su una cosa Abete ha ragione: la strada da percorrere, prima di considerare il discorso farsopoli chiuso, è ancora molto lunga. Ma forse il presidente della Figc non ha capito che la lunghezza di quel percorso deriva dalla sete di giustizia juventina, che fino a quando non sarà placata impedirà a lui e ai suoi amici interisti di dormire sonni tranquilli.
L’ultimo invito di Abete è quello di “lavare i panni sporchi in casa”, un po’ come si insegna a tutte le buone famiglie di picciotti: perché mai ricorrere agli organi di giustizia, magari addirittura in sede europea, quando ci si potrebbe sedere ad un tavolo e inventare una frottola da raccontare al popolaccio, per fingere che tutto sia risolto?

La sua preoccupazione è quella di giocare «una stagione senza violenze, che esalti lo spettacolo e i valori dello sport». A quanto pare, secondo Abete, chi si rivolge alle istituzioni per difendere i propri diritti provoca violenza e svilisce lo spettacolo. Molto meglio chi devasta una squadra che ha regalato alla finale dei mondiali 2006 una buona metà dei giocatori che l’hanno giocata! Questi sì che sono i veri eroi del calcio italiano, che grazie a loro riesce a «farsi valere in Europa», tanto da ridurre per la prima volta nella storia della Champions League il contingente italiano a 3 sole squadre, visti i grandi risultati ottenuti negli ultimi anni. Per non parlare della Nazionale, che ha rimediato figure barbine, tanto nel 2008 quanto nel 2010.

Se Abete avesse un minimo di dignità e davvero amasse il calcio italiano come sostiene, dovrebbe fare la prima cosa utile da quando si è accampato negli uffici federali: levare le tende e andare a nascondersi, possibilmente sull’Himalaya o al Polo Sud. Ma ancora prima di lui, a togliersi dai piedi dovrebbe essere il suo capo: quel Petrucci che, in barba a qualsiasi idea di conflitto di interessi, è stato pure vicepresidente della Roma e che ha trascinato l’intero sport italiano in un baratro di mediocrità che pareva impossibile raggiungere: praticamente, non c’è uno sport in cui non ci facciamo compatire. Complimenti! Ma se il metodo è quello di asfaltare le squadre di alto livello per fare vincere quelle che in un contesto leale non avrebbero mai potuto ambire ad uno straccio di titolo, non c’è da stupirsi di questi brillanti risultati.

Andrea Agnelli, dovendo commentare l’ultima uscita di Abete, ha confermato in un’intervista alla Rai la propria linea, che è poi quella di qualsiasi juventino con un minimo di dignità e d’amore per i colori bianconeri: la nostra battaglia continuerà fino a quando non avremo ottenuto giustizia e nessuno ci chieda di passare sopra a quelle azioni che nel 2006 ci devastarono e delle quali portiamo ancora addosso le cicatrici.

Ma il sistema è granitico. Immediatamente, su mamma Rai, si sono affrettati ad invitare la Juve a farla finita, senza preoccuparsi di nascondere l’odio dei presenti nei confronti dei bianconeri. C’è stato chi, come Gene Gnocchi, ha invitato la Juve a mettere le schede telefoniche di Moggi nel proprio museo, mentre Zazzaroni sottolineava la “pericolosità” di un presidente tanto attivo come Agnelli, così diverso da coloro che l’avevano preceduto e che avevano messo una pietra sopra ai fatti del 2006. E il “cuor di leone” Ranieri ha voluto calare il proprio asso: «Io sarei per chiudere il discorso».

Cari interisti, cari milanisti, cari romanisti… cari tutti voi, anti-juventini. Mettetevi il cuore in pace: i vostri inviti a dimenticare potete risparmiarveli, così come le battute (penose) che vi ostinate a fare. Noi rivogliamo i nostri titoli. E rivogliamo la nostra dignità.
I gol di Pepe o Marchisio ci possono regalare un sorriso, ma non dimenticheremo mai. E non smetteremo mai di batterci per ciò che ci appartiene. Fatevene una ragione. Pare che almeno Abete se ne stia accorgendo, anche se con 5 anni di ritardo.

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