di CrazeologyForse nessuno di voi, cari lettori, ha mai sentito parlare di Roberto Mancini. O forse si, chissà...
No no no, non sto facendo riferimento all'ex grande attaccante di Samp, Lazio, ecc, ora allenatore piagnucolone dell'Inter, (come lo era anche nel 2006). Quello sappiamo tutti chi è, presumo e spero. Sto parlando invece di un altro signore, molto poco conosciuto, morto a fine aprile 2014, all'età di 54 anni, che si chiamava proprio così: Roberto Mancini. Era un servitore dello stato, un ispettore, un silenzioso eroe dei nostri tempi.
Forse, alcuni lettori, possono averne sentito parlare soprattutto quando qualche mese fa è andata in onda una fiction sulla Rai che si intitolava "Io non mi arrendo", il cui protagonista era Beppe Fiorello.
Ma chi era costui? Cosa c'entra con noi? Cosa c'entra con la Juve?
Niente. Non c'entra niente. Ma vi racconto brevemente la sua storia perché oggi mi gira così.
Era un ispettore con grandissime doti investigative. A metà degli anni ’80 la sua squadra romana della Criminalpol aveva indagato molto sui rapporti tra massoneria e i diversi clan camorristici che gestivano il traffico di rifiuti interrati in Campania, per decine di chilometri, fino a risalire alla provincia di Latina. Per sei anni circa (dal 1994 al 1996 e dal 1997 al 2001), mentre voi, brutti gobbacci, vi godevate le vittorie della Triade, questo ispettore ha indagato sulla tristemente celebre “Terra Dei Fuochi”. Lo ha fatto prima come agente della Criminalpol, e poi come consulente della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti (ecomafie). Come lo ha fatto? Ha battuto metro dopo metro i luoghi in cui erano stati sotterrati i rifiuti e mappato tutte le zone contaminate. Indossando solo una mascherina, of course. Ha passato anni sui campi inquinati, ha setacciato tutte le discariche abusive, e per avere un'idea sufficientemente chiara, per mesi ha sorvolato in elicottero le aree geografiche interessate. E, per non farsi mancare nulla, le volte in cui è stato necessario effettuare degli scavi per trovare i fusti di sostanze altamente inquinanti, come le scorie nucleari, i residui ospedalieri, gli scarti di lavorazioni edilizie, i fanghi tossici, gli scarti chimici, ecc, lui era lì a supervisionare tutto. Era lì a respirarsi tutto quell'appetitoso impasto di veleni. Non solo, ha ascoltato ore e ore di intercettazioni telefoniche e ambientali tra camorristi e imprenditori della monnezza. Ha ricostruito i percorsi e le tratte seguite dai camion che percorrevano l’Italia da Nord a Sud. E ha ricostruito anche la mappa delle società che trafficavano con i rifiuti. Aveva utilizzato anche le dichiarazioni del pentito Schiavone per farlo, e con lui era andato anche su alcuni dei luoghi interessati dalle contaminazioni.
Una volta sua moglie a “Porta Porta” raccontò che a suo marito Roberto era capitato in una precisa occasione di trasportare un fusto radioattivo nella sua macchina, a Napoli, abbracciandolo per non farlo sbattere a destra e a manca. Quando arrivò alla questura di Roma il giorno dopo, dei medici lo attendevano con mascherine e quant’altro per comunicargli il rischio che aveva corso. Tanto per dirne una.
Detto tutto ciò sul suo lavoro e sul suo modo di operare, il commissario Mancini poi aveva consegnato, a suo tempo, i risultati delle indagini ai pm Narducci e Policastro (procura di Napoli), ma il fascicolo era stato riposto in un cassetto.
”Non si preoccupi, ci penseremo a tempo debito" gli dissero (dichiarazione del Mancini stesso in una delle sue ultime interviste). E così aveva raccontato anche al giornalista Sandro Ruotolo, nella sua ultima apparizione in tv, a Servizio Pubblico, (dicembre 2013).
Poi, dopo il suo immenso lavoro, nel 2002, l’investigatore ha scoperto di essere stato colpito da un particolare tipo di tumore di cui, tra i fattori predispondenti e causali, ci sono alcuni agenti chimici, infettivi e fisici. Tra le altre cose, di tumore era morto anche Alessandro Sacco, consigliere della Commissione parlamentare che aveva seguito con Mancini quelle indagini. L’ispettore aveva chiesto allo Stato un risarcimento per la malattia contratta a causa del servizio, e gli era stato riconosciuto un “equo indennizzo” di ben cinquemila euro (cifra tutta da ridere). Ma c’è di più, la Presidenza della Camera dei Deputati, per diverso tempo, ha addirittura negato il rapporto tra Mancini e la commissione parlamentare delle ecomafie, come se l’investigatore non ci avesse mai lavorato... Per molto tempo tutti gli atti sono stati secretati. Chissà perché…
Negli anni caldi delle indagini il governo era quello di Prodi, il ministro degli interni era Napolitano. Ciò non vuol dire nulla, è solo per completezza di esposizione. Il pentito Schiavone una volta, in pubblico, fece pure il nome di Paolo Berlusconi, di cui egli avrebbe menzionato e raccontato nel suddetto fascicolo.
Comunque sia, nel 2011 i medici hanno diagnosticato a Mancini una recidiva della malattia e ad un certo punto, purtroppo, dopo mesi di lotta contro la morte, lui non ce l’ha fatta. Nonostante poco tempo prima avesse subito un trapianto di cellule staminali, egli è morto nel 2014 per aver servito lo Stato (inutilmente, - per ora almeno -). Ha lasciato moglie e figlia piccola in una situazione indigente. Tutta qua la storia.
Comunque, per gli amanti della Tv, faccio notare che nella fiction di Beppe Fiorello viene raccontata la storia, pur se romanzando un po’, evidentemente. Se volete vederla cercatevela e scaricatevela. In fondo l’unica differenza tra la fiction e la realtà è che nella fiction i due pm purtroppo vengono trasferiti sul più bello. Nella realtà invece sono rimasti esattamente dove stavano. Vabbè.. Ma son dettagli.
Si, lo so cosa state pensando…Ma questo qui di cosa sta vaneggiando? E poi, il Liguori che si legge nel titolo dell'articolo chi sarebbe? Paolo?
Ma no! E' un altro Liguori. Un piccolo eroe dei nostri tempi anche lui. Michele Liguori, uno dei tanti a cui le cose non stavano bene. Solo un altro piccolo esempio della situazione italica. Un vigile di Acerra morto di cancro. Onesto. Libero. Scomodo. Uno che nel suo piccolo ha sempre gridato lo scempio che avvelenava la sua terra, e lo faceva nonostante ci fosse qualcuno che gli avrebbe voluto tappare la bocca.
E voi direte, giustamente: si va bene, ma tutto questo minestrone cosa diamine c’entra con la Juve?
Niente. Ve l’ho detto. Oggi mi gira così, punto e basta. Mica sempre e solo di sciocchezze pallonare e calciopolistiche possiamo parlare eh! Ciao a tutti.
Ah no! Aspettate un attimo! Dimenticavo… Prima di chiudere l’articolo volevo chiedere a tutti voi lettori una cosa:
qualcuno di voi, per caso, mica ha trovato casualmente le chiavi di un cassetto chiuso di una scrivania di un ufficio della Procura di Napoli?
No eh… Mannaggia! La nostra pagina facebook
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