Rammentare Charles fa immediatamente ricordare Sivori: erano come Castore e Polluce nella mitologia greca, come Cosma e Damiano nelle scritture cristiane o, se volete, come Bonelli e Galeppini per gli appassionati di Tex. Sivori e Charles si nominavano sempre insieme, lo faceva anche il grande Caminiti, quando scriveva: “… il calcio… di Omar Sivori e di John Charles, un diavolo e un angelo… Non c’era calcolo nell’azione di Charles, tutta fegato e muscoli; non c’era un preciso disegno tattico nei dribbling lenti e insinuanti di Sivori. Ma quando partiva il traversone di Colombo o di Stivanello, la possa di Charles risultava decisiva contro tutte le difese, non c’erano difensori in grado di organizzarsi a dovere contro quella massa di muscoli che da solo produceva sfracelli irreparabili; e il piede satanico di Sivori era lì, in agguato, pronto a sfruttare ogni rimpallo con una toccatina nella rete abbandonata dal portiere… Mattrel, Corradi, Garzena; Emoli, Ferrario, Colombo; Nicolè, Boniperti, Charles, Sivori, Stivanello: le linee del gioco sono presto delineate… la regia affidata … al saggio Boniperti… che… collega Emoli e Colombo, istruendoli … ma Sivori e Charles non si possono istruire; essi corrono per loro stessi, rappresentano la ditta del gol, uno con la sua feroce applicazione del dribbling tramutata nel tunnel irridente, l’altro con la sua fegatosa incosciente irruenza su tutte le parabole possibili”.
Il gigante di Swansea è morto quindici anni fa, il 21 febbraio 2004. In cinque anni di Juventus, dal 1957 al 1962, con centottantadue gare e centocinque reti, ha contribuito a conquistare due Coppe Italia e tre Scudetti, il primo dei quali è “quello della Stella”. Noi che per un niente non abbiamo potuto ammirarlo sul campo, e che, anni dopo, abbiamo dovuto accontentarci delle sue imprese in VHS o in CD, lo ricordiamo con un amore immenso, quell’amore e quell’ammirazione di chi, troppo giovane perché sia portato allo stadio, si affacciava al tifo calcistico imparando a essere bianconero dalla televisione e da Hurrà Juventus. Come si faceva a non ammirare profondamente quel “Charles che prima di ogni partita mangiava pentole di fagiolame e beveva litri di bionda birra”, quel Charles che, solo davanti al portiere, si fermava per soccorrere un avversario colpito involontariamente e che, pur subendo gli scherzacci di Sivori, continuava ad amarlo come un fratello… anche quando, durante una partita, fu costretto a schiaffeggiarlo? Quel Charles resterà sempre nei nostri cuori.
Il “Gigante Buono”, cos’ lo chiamavano tutti, resterà nel nostro cuore di juventini meno giovani perché, per continuare con Caminiti, è un centravanti “che esce dai manuali, appartiene a una terra di sportivi intrepidi che si danno tutti interi allo sport, che rischiano l’incolumità fisica a caccia della vittoria… un campione tra i più meravigliosi che abbiano mai rivestito la maglia dai colori giunti da Nottingham, come professionista naturale, come uomo vero”.
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