L'astio dei napolisti nei nostri confronti risale ai vari periodi in cui sono riusciti a costruire una discreta squadra senza riuscire a vincere granché, a parte il periodo Maradona. Nonostante che De Laurentiis ce la metta tutta per aizzare il suo popolo contro di noi, a dispetto del fatto che i Varriale gettino benzina sul fuoco e che i vesuviani in trasferta a Torino sfascino i bagni dello Stadium,
non ho particolare risentimento verso il Napoli, come invece mi capita per gli indossatori di scudetti di cartone. Sarà per la mia personale amicizia per alcuni nativi partenopei o per il mio aborrire discriminazioni territoriali e di altro tipo? Fate voi.
Per questo, richiestomi un pezzo per anticipare il prossimo Napoli-Juve, non mi è venuta in mente una gara in cui ADL, sconfitto, invece di progettare il prossimo cinepanettone ha sputato veleno su avversari superiori, certo dell'impunità da parte della giustizia sportiva. Vado a rievocare, invece, una gara di cui nemmeno ricordavo il risultato finale, a mio avviso molto bipartisan,
dopo la quale ero particolarmente affranto perché significò l'addio all'Italia del mio idolo di sempre. Fu l'ultima partita di Sivori in Italia, ancorché con la maglia del Napoli.
Sivori era stato allontanato dalla Juventus per il suo modus vivendi. Grande campione e spirito anarcoide, dispensava giocate da campione ma aveva iniziato a contagiare altri membri della squadra con quelli che erano piaceri poco edificanti per un campione scrupoloso: carte, tabacco, whisky, ore piccole e forse qualcos'altro da una parte, dall'altra poca voglia di allenarsi e scarsa aderenza ai dettami degli allenatori. Il Presidente Catella chiamò Heriberto Herrera sulla panchina bianconera: egli, vista l'impossibilità di piegare il genio ribelle, ne pretese la cessione. Il Napoli ringraziò, ma Sivori, da allora odiò il paraguayano ancor di più, ritenendolo l'artefice del suo allontanamento dall'amata Juventus.
Il primo dicembre 1968, con la maglia della nuova squadra, era la prima volta che Sivori poteva guardare in faccia il suo nemico. Heriberto ci mise del suo, assegnando Favalli all'argentino con l'ordine di non lasciarlo respirare, cosa che il buon Erminio eseguì a puntino. Le scaramucce fisiche tra i due durarono quasi un tempo, senza contare quanto certamente si dissero a mezza bocca quei due santarellini. Ovvia l'intenzione del Sergente di Ferro di rendere innocuo "El Cabezon", con le buone (si fa per dire) o con le cattive, cioè provocandolo fino a farlo espellere. Il fatto è che, al quarantaquattresimo del primo tempo, Favalli entra fallosamente su Sivori in possesso di palla: l'arbitro Pieroni fischia la punizione a favore del Napoli. Nonostante ciò, Sivori si gira e colpisce alla caviglia Favalli, ancora a terra: non contento, espulso da Pieroni, Sivori prende il pallone in mano e lo scaglia contro Favalli. Il bianconero stava ricevendo le solite cure del caso dal medico sociale e Sivori, tornato sui suoi passi, nonostante lo stessero trattenendo, riesce a dare un altro calcetto ai piedi di Favalli. Nel frattempo era entrato in campo Beppe Chiappella, l'allenatore del Napoli, spingendo l'arbitro e urlandogli contro per protestare contro l'espulsione di Omar. L'espulsione del tecnico non calma gli animi, anzi: l'azzurro Panzanato, mentre intima a Favalli di rialzarsi, gli appoggia i tacchetti sul viso, beccandosi in cambio un bel cazzotto in faccia da Salvadore, accorso nel frattempo e a sua volta colpito al volto da Panzanato. Espulsione di entrambi, ma al napoletano non deve essere bastato: si libera dalla guardia di chi lo stava accompagnando verso gli spogliatoi e aggredisce ancora Sandro Salvadore.
Il quattro dicembre, l'Avvocato Barbè, Giudice Sportivo della Lega Calcio, sulla base del referto arbitrale squalifica i tre giocatori per la bellezza di diciannove turni di campionato. Il referto: nove giornate a Panzanato, sei a Sivori «Per aver colpito il bianconero Favalli con un calcio a una caviglia; per avere poi tirato il pallone sullo stesso Favalli, mentre ancora quest'ultimo si trovava disteso per terra; per avere sferrato un secondo calcio contro lo juventino, poco dopo; per aver rivolto una frase di dileggio ai giocatori juventini, che gli passavano davanti, al termine della gara, nel corridoio d'accesso agli spogliatoi», quattro a Salvadore e due mesi di squalifica per Chiappella. Non è tutto: multa di cinquecentomila lire al Napoli per il lancio di oggetti in campo, di quarantamila a Luis Del Sol e ventimila ad Anastasi per proteste; Favalli, veniva «deplorato per gioco falloso».
A proposito: finì due a uno per il Napoli (Anastasi e doppietta di Montefusco). Una ventina di giorni dopo, Sivori prese l'aereo e se ne tornò in Argentina.
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