L’estate del 2006 ha rappresentato per il popolo juventino una sorta di spartiacque tra il sogno di vivere in un paese democratico e la certezza che l’Italia fosse assoggettata ai poteri forti; tra l’abbaglio di vivere in un paese garantista e la certezza che fosse forcaiolo; tra il miraggio che ci fosse libertà d’informazione e la certezza di una stampa di regime; tra l’illusione che la politica fosse indipendente e la certezza che fosse asservita ai poteri economici; tra l’apparenza che certa magistratura fosse libera ed indipendente e la certezza di non vivere in uno stato di diritto. Insomma, l’estate del 2006 ha risvegliato le nostre coscienze di cittadini sopiti.
Certo, non tutti i tifosi della Vecchia Signora, condizionati dalla stampa forcaiola, hanno compreso fin dalla prima ora il supplizio “organizzato” che ci attendeva. Non era facile, altresì, proprio in virtù della tambureggiante campagna mediatica, comprendere chi fossero i veri artefici di quella che, nel momento in cui un tribunale libero ed indipendente confermerà le ragioni della nostra Associazione, sarà ricordata come la più grande Farsa ordita in un paese liberale. Sarà un caso che l’Italia è annoverata tra i paesi “democratici” con la più bassa libertà d’informazione?
Il merito della nostra Associazione, orbene, è stato quello di non aver assecondato tutte le informazioni che ci venivano propinate ad avvalorare la nostra colpevolezza. GiùlemanidallaJuve nasce il 7 maggio del 2006, al termine della partita Juventus-Palermo. Le parole del massimo rappresentante della famiglia Agnelli, il dott. John Elkann, non ci avevano lasciato indifferenti. Della necessità di istituire l’Associazione in parola si ebbe conferma, poi, a seguito dello stupore e del senso di smarrimento ricevuto il 5 luglio, allorquando, nel corso del procedimento di primo grado (di fronte alla CAF presieduta da Ruperto eletto contro le regole istituzionali), l’avvocato Zaccone sosteneva la congruità della Serie B con adeguata penalizzazione. L’ esigenza di difendere gli interessi statutari dell’Associazione da me rappresentata si faceva più forte quando ravvisavamo la certezza, purtroppo, che la condanna della Juve era scritta ancor prima del sommario processo sportivo. Il procedimento infatti che si stava compiendo era, di fatto, in aperta violazione delle più elementari garanzie costituzionali.
Per di più, a sostenere le nostre preoccupazioni, veniva chiamato a capo della FIGC, con la funzione di organizzare e garantire un processo equo e celere, un ex componente del CDA della società degli onesti, nonché consulente della famiglia Moratti per decenni. Questo stesso signore, al termine degli atti processuali, con una decisione senza precedenti, assegnerà, per la prima volta nella storia, uno scudetto a tavolino per meriti morali. Tale decisione ci sembrò quantomeno grottesca in virtù delle condanne penali, elargite questa volta da un Tribunale vero, per il reato di falsificazione di passaporti. Ed e’ diventata addirittura esilarante quando in un crescendo rossiniano la seconda squadra di Milano e’ stata via via accusata prima di pedinamenti illegali a tesserati, poi di falso in bilancio con tanto di perizia della COVISOC a sostegno delle ragioni della Procura di Milano.
Inutile, infine, ricordare quanto affermato da illustri giuristi e da alcuni membri - poi dimissionari - della Corte che fu chiamata ad emettere le sentenze sportive, sulla illegittimità e sull’assoluta assenza di prove nel procedimento sportivo subito rinominato “Farsopoli”.
Ci sembrò, all’epoca dei fatti, quantomeno dubbio il ritiro del ricorso al TAR, specie dopo aver letto di precedenti sentenze che avrebbero certamente fatto giurisprudenza. Sentenze come la Meca-Medina del luglio 2006, in cui la Corte Europea disconosceva la specificità dello sport quando ad essere violati erano i legittimi interessi economici delle parti in causa.
Senza poi trascurare le dichiarazioni dell’illustre avvocato Dupont (avvocato della Juventus) sulle pagine del quotidiano “Libero” del 15/07/2006 in cui, senza alcun dubbio, confidava nell’accoglimento dei ricorsi posti in essere.
Su La Stampa del 23/12/2007, con doloroso stupore, ho dovuto leggere i ringraziamenti elargiti dal Sig. Blatter nei confronti di Montezemolo per l’opera di mediazione dispensata al fine di ritirare il ricorso ai Tribunali ordinari. Hanno creato in me un senso di maggior astio quando, ripercorrendo mentalmente il periodo citato, rivivevo le fatiche di quell’estate in cui, in giro per mezza Italia, ero all’affannosa ricerca di piccoli azionisti e di studi legali pronti a perorare la nostra causa. È agghiacciante pensare che, mentre i tifosi juventini si mobilitavano in difesa di un sogno chiamato Juventus, alcuni esponenti della “famiglia” contrattavano la serie cadetta.
Non è difficile, per i più attenti, risalire agli intrecci economico/finanziari dei grandi gruppi industriali. Non che questo voglia necessariamente avere un significato. E non saremo certo noi, che del garantismo facciamo una ragione d’essere, a dire se i chiarissimi rapporti personali tra Tronchetti Provera e Montezemolo abbiano influito sulle questioni che ci riguardano in modo diretto. Di sicuro prendiamo atto che, ad esempio, come riportato da Panorama e da Il Foglio, nel periodo che aveva preceduto le attività “elettorali” per la scelta del Presidente di Confindustria, il vecchio responsabile della Security di Telecom Italia, Giuliano Tavaroli (a riporto diretto del Presidente) si era occupato e preoccupato di proteggere la candidatura del favorito Montezemolo da eventuali attacchi di un gruppo di industriali contrari alla sua elezione.
Non si può trascurare, inoltre, l’inerzia di alcuni componenti della famiglia Agnelli: il giornale di famiglia e quelli controllati da un grande gruppo editoriale nel cui CDA siede il massimo rappresentate della famiglia ed un ex presidente della Juventus, hanno tollerato, ed in alcuni casi perorato, le accuse gratuite nei confronti della “nostra Juventus” ancor prima dell’esito dei processi sportivi. Tra queste testate una in particolare, che fa del rosa il suo colore caratteristico e che non osiamo per decenza nominare, dopo averci processato e condannato ancor prima che delle prove fossero portate a supporto, fu premiato dalla stessa Juventus divenendo commercial partner.
Chi conosce, per di più, le inestricabili e nel contempo misteriose questioni familiari nella città sabauda, resta sconcertato sulla campagna mediatica che ha costretto poi ai margini del gruppo industriale un papabile candidato alla guida della Juventus come Lapo Elkann.
Una citazione merita, infine, il Codice Etico che i nuovi quadri dirigenziali si sono imposti all’inizio del loro mandato. Un Codice Etico che non è comunque servito ad evitare la diffusione di dichiarazioni con cui i neo-dirigenti hanno affermato tutto ed il contrario di tutto. Un Codice Etico che non è servito alla tutela dei piccoli azionisti allorché, a margine dell’assemblea di aprile 2007, chiamati a partecipare alla ricapitalizzazione, venivano spronati, dall’attuale amministratore delegato a sostenere, con il loro supporto economico, una campagna acquisti utile al raggiungimento degli obiettivi predeterminati, in particolare la Champions League. Concetto ribadito, senza esitazioni, dal Presidente Giovanni Cobolli Gigli all’assemblea degli azionisti del 26/10/2007 (pagg. 124/148 del verbale di assemblea). Somma meraviglia, pertanto, ha suscitato l’intervista rilasciata da Claudio Ranieri, in data 08/03/2008, nella quale afferma che la Società gli ha conferito incarico con l’obiettivo del raggiungimento della qualificazione in Uefa. Delle due l’una: o Cobolli Gigli e Blanc hanno mentito agli azionisti in assemblea o Ranieri ha affermato il falso. Se fosse vera la prima ipotesi non vi sarebbero dubbi circa la lesione degli interessi e dei diritti dei piccoli azionisti di una società quotata in borsa.
Duole infine ricordare quanto pubblicato lo scorso sabato sul “Sole 24 ore”. Poche righe che ai veri tifosi della Juve suscitano stupore e sofferenza. Si legge, invero, che la IFIL, holding che custodisce le attività della famiglia Agnelli, ha conferito, ormai da tempo, incarico di consulente al prestigioso avv. Guido Rossi.
A noi non resta che una sola domanda da porre a chi ha avuto la pazienza di leggere quanto sopra esposto: tanti indizi fanno una prova? La prova dell’ingiustizia subita.
Giuseppe Belviso – Associazione GiùlemanidallaJuve
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