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Sabato 14.09.2024 ore 18.00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Attualità di M. LANCIERI del 03/09/2010 16:45:43
Qualcuno è convinto che fosse tanto facile?

 

In queste ore un po' tutti dicono la loro sul calciomercato della Juve. Io purtroppo da 4 anni a questa parte seguo pochissime partite in tv, per cui molti nomi che ho sentito fare, dai più famosi a quelli meno noti, erano e restano per me delle incognite.

Partiamo con una sincera considerazione: è normale che per uno come me, innamorato della Juve ante-farsopoli, vedere approdare al Milan quell'Ibrahimovic che, insieme a tanti altri fenomeni, formava una squadra di livello assoluto, mentre a Torino sbarca Quagliarella, non può accendere un entusiasmo sfrenato.
E non posso neppure nascondere che fino all'ultimo secondo ho sperato in una sorpresa che ridestasse la mia fantasia. Ma il brutto è che, se dovessi fare un nome in cui speravo, davvero non saprei neanche quale dire. Ora, a mente fredda, mi chiedo: sarei stato contento se fosse arrivato Borriello? E Di Natale? E Pazzini? Personalmente, no. Perché io ero abituato a Vialli, Trezeguet, Ibrahimovic. Giocatori che ritengo di un altro pianeta.
Ma quella Juve non esiste più: è stata devastata nel 2006. E io, anche se tutti mi chiedono di guardare avanti, continuo a ripensare a quel momento e a valutare tutto ciò che è accaduto successivamente, basandomi su quel momento.

Ma perché dovrei prendermela con Marotta se non aveva soldi sufficienti per comprare Dzeko? Tra l'altro, vi confesso che io di Dzeko ho sentito parlare benissimo, ma l'ho visto giocare sì e no mezzora. E mi chiedo quanti altri di noi, delusi per il mancato acquisto del bosniaco, lo conoscano molto più a fondo di me.
Perché dovrei prendermela con Marotta se non ha costruito una squadra pronta a vincere lo scudetto? Spesso, leggo il paragone tra questa stagione e la prima della Triade. Ma chi lo fa probabilmente nel 1994 non seguiva il calcio, oppure ha memoria corta. I dirigenti juventini trovarono una squadra che poteva già contare su Peruzzi, Carrera (che si oppose strenuamente alla cessione voluta da Moggi, il quale aveva individuato nel neoacquisto Fusi il centrale titolare!), Fortunato, Torricelli, Kohler, Porrini, Marocchi, Conte, Di Livio, R. Baggio, Del Piero, Ravanelli e Vialli. A parte il Divin Codino, erano tutti giocatori ingaggiati da Boniperti, di cui tutto si può dire ma non che avesse poca capacità di osservazione, calcisticamente parlando. A quella squadra mancava pochissimo per tornare a dominare. Di fatto, la bravura della Triade fu quella di istillare lo spirito vincente, che si era perso negli ultimi 9 anni: uno spirito che arrivò anche grazie ad un allenatore dal carattere forte, ma che fino all'approdo in bianconero non aveva vinto nulla. E il merito di Moggi e Giraudo fu anche quello di inserire qualche pedina (in particolare, Ferrara e Paulo Sousa), capace di fare compiere il salto necessario a passare dalla seconda posizione (raggiunta nella stagione 1993/94) alla prima (1994/95). Un salto che non è per nulla semplice, ma che certo è meno difficile di un eventuale balzo dalla settima alla prima posizione!

In Inghilterra, qualche anno fa, Abramovic comprò il Chelsea. La squadra era arrivata quarta, la stagione precedente. E il russo spese l'inverosimile, pur di vincere subito. Eppure non ci riuscì al primo colpo. E cosa dire del Manchester City, che dispone di capitali ingenti, eppure non riesce a primeggiare? Questo per dire che, anche quando ci sono tanti soldi, non è detto che si riesca ad invertire una tendenza negativa. Nel caso della Juve di Marotta, non c'erano neppure i soldi. Qualcuno è convinto che fosse tanto facile creare una squadra immediatamente competitiva per il primo posto?

Resta il fatto che siamo la Juve e ogni bianconero che si rispetti pretende di vincere. Ma talvolta vincere non significa arrivare primi in classifica, ma creare i presupposti per farlo in tempi brevi e per restarci a lungo.
Io, pur non essendo in grado di giudicare il mercato juventino, credo che la linea adottata sia questa. E allora non me la prendo per una sconfitta a Bari e non me la prenderò neppure per le prossime sconfitte che, "piaccia o non piaccia", presto o tardi arriveranno.
Io so solo che la missione a cui è chiamata questa dirigenza è complicata come mai era stata nella storia della Juve, anche perché non c'è solo l'aspetto tecnico da considerare. E allora l'unica cosa che posso fare è darle il mio appoggio, che ovviamente non è incondizionato ed eterno. Ma, da tifoso della Juve, voglio credere nell'onestà intellettuale di Andrea Agnelli e voglio sperare nella capacità manageriale dei dirigenti che ha scelto.

Sempre Forza Juve!
 
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