Lo abbiamo pensato dal primo momento e giorno dopo giorno sono arrivate anche le conferme.
Un passo indietro, il calcio è malato e ha bisogno di essere curato; un passo avanti, il calcio è ancora malato. Non è retorica, né qualunquismo, calciopoli è riconducile ad un unico scopo: eliminare la Juventus e non certamente migliorare il calcio. I commenti da bar hanno appoggiato gli esecutori di calciopoli, l’inconfutabile analisi dei fatti sta dimostrando che il calcio non è migliorato ma forse solo annilichito dal troppo potere mal gestito. Abete dice che "agli italiani il calcio piace così com'è". Come dargli torto? D’altra parte il tifoso è colui che ha sostenuto calciopoli, colui che sostiene il calcio, colui che può essere condizionato e usato a piacimento, come non valorizzare quindi il suo ruolo offrendo un prodotto a sua misura? Qualche giorno fa l’Avvocato Grassani, in un’intervista rilasciata al Guerin Sportivo, ha dichiarato che è giusto dire “Moggiopoli, perché l’epicentro di tutto quello che è stato poi accertato come illecito sportivo o come tentativo volto ad influenzare il campionato era riconducibile a Luciano Moggi". Oggi cosa sarebbe giusto dire? Forse che continuare a dire “moggiopoli” aiuta a confondere la realtà, quella che, bussando dalla porta di servizio, ogni tanto mostra qualcosa che non dovremmo vedere e magari qualcuno, toccato dove il dente duole, si lascia andare a qualche dichiarazione di troppo, come Kaladze dopo il pareggio col Toro: "Non c’era rigore. Non parlo mai degli arbitri, però oggi devo dire che Farina è stato scandaloso, scarso proprio. Mi dispiace che la partita sia stata rubata dall’arbitro". Così verrebbe da chiedersi: "ma come? Se il ladro è stato fatto fuori, chi ha commesso il furto?" Padron Moratti, subito dopo il trionfo di sabato con la Juventus, si è lasciato andare a questa dichiarazione "I dirigenti attuali non hanno nulla a che vedere con quelli precedenti. Moggi? Non mi interessa". Non ha detto nulla che non rientri nel suo stile, Moggi si usa solo come capro espiatorio per giustificare una sconfitta o per rivendicare qualche titolo scippato, oggi è il momento del trionfo e non serve ricordare quel passato. La dirigenza Juventina attuale non ha nulla a che vedere con la precedente, però ha capito che il “modello da imitare non è l'Inter”.(J.Elkann) La squadra che da calciopoli ha ottenuto l’attestato di “onestà”, rappresentante del nostro calcio, non è un modello da imitare.
Sapete come fanno i bambini? Dipingono la vita come vogliono, nelle sfide non amano perdere, sogni e desideri diventano così realtà. Ma i bambini non hanno paura di crescere e la fantasia man mano che passano gli anni, viene sostituita dalla maturità. C’è poi chi rimane bambino perché ama continuare a vincere inventando fantasiose realtà, c’è invece chi cresce con l’anima del bambino e continua a guardare la realtà come un sogno. Infine c’è chi, pur essendo bambino guarda alla realtà per quello che è e vede che il calcio, quello dei campioni, può essere cancellato con uno spruzzo di vernice e ridisegnato senza colori.
Credo che oltre ad essere incolore, il nostro calcio stia lentamente raggiungendo il suo reale obiettivo: esaltare la convenienza e l’opportunismo contro ogni ragionevole dubbio, lasciando il desiderio di sport al solo sogno. |