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Attualità di M. VIGHI del 18/10/2010 07:54:47
Fatti non pugnette! Zdenek Zeman

 

I soci ed in generale i lettori di GiùlemanidallaJuve hanno fin da subito mostrato una certa propensione a prendere sul serio il famigerato slogan “Fatti, non pugnette!” . Infatti, noi non accettiamo le allusioni e calunnie popolari e mediatiche, quando non sono supportate da fatti. E’ per questo che, limitandoci al contesto farsopolista, continuiamo a batterci nei tribunali e nel mondo virtuale perché le menzogne vengano a galla e sempre più persone rifiutino i dogmi gazzettari, impegnandoci a distinguere ciò che è pugnetta da ciò che è fatto.
La pugnetta è un teorema, un’illazione, non una notizia. Un qualcosa creato ad arte per suscitare la curiosità del lettore o per veicolare il sentimento popolare nella direzione voluta. Oppure è il frutto della inconsistenza: i Palmiro Cangini che brandiscono lo slogan tipicamente celano dietro le parole la volontà di nascondere dietro le pugnette l’inconsistenza dei fatti che li riguardano. E naturalmente questo atteggiamento non è esclusività di quanto ruota intorno al mondo pallonaro.
Così, nel tempo, spesso abbiamo imparato a riconoscere e sputtanare i venditori di pugnette. Un’attività invero estremamente utile. E’ educativa, perché abitua il lettore ad “ispezionare” con occhio critico non solo le notizie ma anche chi le propugna. E’ “etica”, perché denuda dai panni di “santone” i venditori di fumo spesso non riconosciuti come tali ma anzi idolatrati da buona parte del volgo. Infine divertente: alcuni personaggi sono veramente al limite della demenzialità.

Nasce così l’idea di questa rubrica, dedicata alle pugnette ed ai pugnettari. E chi avrebbe mai potuto essere il nostro primo soggetto? Ma naturalmente lui, Zdenek Zeman, cui nell’estate del 2009 già dedicammo un articolo riassuntivo di dichiarazioni e carriera, appunto intitolato “Fatti, non pugnette!”.
Il nostro, che potremmo anche ribattezzare “il collezionista” (di esoneri, almeno una decina in carriera), recentemente è tornato alle cronache per aver assunto per la terza volta la guida tecnica del Foggia calcio. Così ha avuto l’occasione di regalare ennesime “perle” della sua saggezza. Sia chiaro, quasi sempre dalle pagine del quotidiano poco pulito rosa, e ciò non può sorprendere, date le affinità pugnettistiche…

E allora via, inizia lo show del collezionista.
Pugnetta chiama pugnetta, e articolista della rosea e allenatore boemo sembrano caricarsi a vicenda. Scrive infatti il quotidiano partner commerciale della seconda squadra di Milano: “E’ tornato alla ribalta dopo alcuni anni bui. E’ tornato dove ha fatto la storia, per riscriverla ancora una volta. Foggia, il Foggia di Zeman: chi non se lo ricorda, quella squadra tutta attacco con Signori, Rambaudi e Baiano che facevano tremare tutte le difese avversarie.” Zeman in realtà a Foggia è tornato già una seconda volta, e non riscrisse pagine buone per il calcio foggiano: forse perché non aveva appunto i Signori, che fu capocannoniere e pilastro della nazionale italiana negli anni 90, Rambaudi e Baiano, altri nazionali, il secondo successivamente spalla di Batistuta e Rui Costa alla Fiorentina, Di Biagio, Kolyvanov, un signor portiere come Mancini ed altri giocatori di eccellente qualità. In effetti gli uomini non contano certo meno dell’allenatore…ma si sa, dipende dall’allenatore. Lui, il collezionista, si è sempre ritenuto uno dei migliori d’Europa, e del resto ci racconta infatti che “la preparazione atletica nel calcio l’ho portata io” . Il climax pugnettaro innescato arriva però al suo apice quando il boemo, che non manca di dichiarare che avrebbe potuto allenare l’inter e la Juventus (l’inter in effetti ci sarebbe piaciuto e speriamo sia sempre in tempo, ndr), racconta che "il Barcellona è messo in campo come insegnavo io, solo che non puntano alla verticalizzazione ma al possesso di palla perché hanno una qualità immensa e non rischiano di sbagliare un passaggio nella trama di gioco“. Come dire che le imprese di pompe funebri cercano di fare profitti come insegnava Bill Gates con la Microsoft, solo che non puntano all’innovazione tecnologica e ai diritti di copyright nel campo informatico ma puntano invece ad accaparrarsi più sepolture delle ditte concorrenti. Sottigliezze, non vorremo mica star lì a spaccare il capello…

La voglia di sorridere e cogliere gli aspetti pedagogici della pugnetta svanisce invece di fronte ai contorni assunti dalle vicende del figlio di Zdenek, ovvero il signor Karel Zeman. Non è dato sapere se il ragazzo, oggi 33enne, abbia o meno un passato calcistico almeno nelle serie minori del calcio professionistico. Fatto sta che, come è come non è, il ragazzo a 30 anni diventa allenatore nella categoria Eccellenza. Siccome è buon costume che un bravo figlio che ha in stima il padre possa cercare di seguirne le orme, il ragazzo si cimenta subito nel “collezionismo”. Il Maglie, la sua squadra, termina il campionato in 17° posizione e retrocede. L’anno successivo Karel è allenatore del Bojano, ma anche tale esperienza si dimostra fallimentare. Infine nell’anno in corso ecco dopo pochissimo tempo l’esonero dal Manfredonia, nei bassifondi della classifica. A quanto pare tale padre, tale figlio. Zeman figlio scarica la colpa sull’impazienza dei tifosi, Zeman padre su quella della nuova dirigenza e sulla scarsa qualità della rosa a disposizione del figlio. A quanto pare in quella famiglia nessuno è mai responsabile di qualche fallimento: immagino che quando Karel era piccolo, se il vasetto della marmellata veniva trovato improvvisamente vuoto in cucina, probabilmente tutti immaginavano che notte tempo fosse stato Luciano Moggi intrufolatosi in cucina a rubarla.
E a proposito di Moggi: chissà perché il figlio Alessandro, o la Geronzi, o Lippi junior, insomma qualsiasi partecipante alla Gea, certi quotidiani li vedevano con occhio sospetto, come i classici figli d’arte che approfittano delle popolarità dei genitori per ritagliarsi uno spazio nel mondo senza faticare. Mentre per la rosea che Zeman jr a 30 anni sia allenatore in Eccellenza senza un passato calcistico degno alle spalle sia assolutamente normale. Anzi, “è saltata per aria la bella storia di padre e figlio in panchina”…
Eh sì: i pugnettari decidono quando una storia bella ed una è marcia. Da una parte la favola, dall’altra il nepotismo.

Noi continuiamo a non accettare i due pesi e due misure, e a richiamare ogni fruitore di notizie dai media a separare con grande attenzione l’accaduto dai giudizi ed illazioni giornalistiche, le pugnette dai fatti.

Nel frattempo ringraziamo al solito Zeman per il materiale sempre ghiotto che ci fornisce in materia. Forza Zdenek, tra quattro anni vincerai uno scudetto, a leggere la tua affermazione: “16 anni fa mi dicevano che ero avanti 20 anni”. Evidentemente siamo noi troppo indietro, e fra 4 anni la profezia forse si avvererà. Sempre se non si sarà avverata prima quella dei Maya. Nel qual caso, non essendoci prova contraria, i pugnettari sarebbero capaci di assurgere la tue parole a verità, visto che non potrebbe essere prodotta smentita dei fatti!

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