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Udienze Processi di P. CICCONOFRI del 18/10/2010 16:21:09
Calciopoli. Antonello Capone

 

Tribunale di Napoli – Udienza del 12 ottobre 2010.

Teste Antonello Capone, giornalista della gazzetta dello sport (presidente dell’Ussi dal 2002 al 2007)


Avvocato Morescanti, difesa Bergamo

Morescanti: «Lei, proprio in relazione a questa sua ultima qualifica (presidente Ussi) che ha appena elencato al collegio, ci può dire chi è che inviava i giornalisti, sceglieva, decideva, quali dovevano essere i giornalisti che dovevano prendere parte al sorteggio arbitrale?».
Capone: «Io personalmente».
Morescanti: «E secondo quale criterio sceglieva i giornalisti da inviare?».
Capone: «Un criterio di equità, di far partecipare sempre un giornalista diverso e un criterio anche di trasversibilità, ovvero, un rappresentante preferibilmente di ogni regione italiana, una volta maschio un’altra volta femmina, di qualsiasi età, alternando stampa scritta o televisioni pubbliche e private, radiofoniche, freelance, in modo che il giornalista fosse sempre diverso e rappresentasse il mondo dell’informazione nella sua complessità; giornali sportivi, giornali di informazioni normali».
Morescanti: «Per cui nella stagione 2004-2005 è giusto dire che ad ogni sorteggio ha partecipato un diverso giornalista?».
Capone: «Si, sicuramente; se qualche volta è successo che qualcuno ha raddoppiato è perché questa attività dei giornalisti era assolutamente gratuita, assolutamente non retribuita (la Federcalcio non rimborsava neanche le spese di viaggio); però tutti abbiamo una professione e siccome io, insieme con presidenti dei gruppi ragionali, cercavamo per tempo il giornalista e lo decidevano almeno due giorni prima, glielo comunicavano - naturalmente coinvolgendo il giornalista (se aveva piacere di farlo lo faceva se non aveva piacere di farlo non lo faceva) - poteva accadere che il giornalista venisse inviato dal proprio giornale per qualche servizio, o poteva accadere che quel giorno stesse male o avesse un altro impegno e allora magari all’ultimo momento si cercava un altro giornalista e magari in quel momento, svolgendosi i sorteggi a Roma e a Firenze, io mi informavo sul giornalista che sarebbe andato, sempre di mia iniziativa al sorteggio o lo inviavo all’ultimo momento.. Il sorteggio si svolgeva alle 11 del mattino (non è vero che i giornalisti generalmente dormono fino a tardi), magari la mattina svegliavo qualcuno e lo mandavo all’ultimo momento; è possibile che il collega A. Pesciaroli che era a Roma e che partecipava a tutti i sorteggi, magari in qualche occasione ha agito di emergenza, sempre designato da me. Però in due anni di sorteggi effettuati dall’Ussi, penso che siano stati coinvolti, non meno di 50 giornalisti».
Morescanti: «Senta, lei ha mai partecipato in prima persona attivamente al sorteggio arbitrale?».
Capone: «Si si una volta, l’ho fatto».
Morescanti: «E in quell’occasione, può raccontare alla corte al collegio, cosa è successo? ci racconta la sua esperienza?».
Capone: «La mia esperienza è l’esperienza che è quella che di tutti i colleghi, perché la procedura del sorteggio è stata concordata con estremo rigore con la federazione, quando la federazione avendo la necessità, sentendo l’opportunità, di avere una mano esterna al sistema del calcio che estraesse la pallina, nell’ambito di rapporto proficuo per svelinire l’ambiente, per evitare polemiche o per evitare dicerie, perché per un primo anno il sorteggio è stato fatto dai designatori, il signor P. Bergamo e il Signor P. Pairetto, negli anni successivi la federazione ci chiede, magari coinvolgiamo,visto che a volte anche qualche giornale dice “ah il sorteggio, ma perché lo fanno i designatori”, visto che voi scrivete e voi siete il classico cane da guardia, siete anche i rappresentanti dell’opinione pubblica e voi scrivete, potete interessarvi voi a fare questo sorteggio visto che i bambini non possiamo coinvolgerli (a quell’ora vanno a scuola) e comunque non sarebbe opportuno, fatelo voi. Chiedemmo le più ampie garanzie:la prima garanzia è che partecipasse sempre un notaio, la seconda garanzia è che la decisione sul giornalista da designare fosse sempre dell’Ussie che la Federazione, l’Aia e la Can.. potesse mai avere nulla a che dire sulla designazione, quello era il giornalista designato e quello faceva il sorteggio e che soprattutto, fosse sempre il giornalista ad estrarre la pallina determinate, cioè fosse sempre il giornalista ad abbinare l’arbitro a quella partita che veniva scelta.. Il sorteggio quello che io ricordo.. fatto da me, ma tutti quanti quello a cui ho assistito, i giornalisti mi raccontavano che erano tutti uguali….. Queste procedure erano molte chiare, molto precise e i signori notai vigilavano perché venissero rispettate, perché per noi giornalisti era la garanzia per fare le cose per bene, come volevamo fare e come ci era richiesto da fare».
Morescanti: «Quindi mi faccia capire, in base alla vostra esperienza essendo giornalisti sportivi e quindi soprattutto in riferimento al calcio, come sport, voi eravate anche giornalisti preparati, sapevate perfettamente quali erano le regole delle preclusioni, con il quale gli arbitri venivano inseriti, conoscevate questi aspetti tecnici?».
Capone: «Si, noi lo conoscevamo e per caso se qualcuno - lei ha parlato giornalisti di calcio, ma era giusto anche coinvolgere anche altri giornalisti che non necessariamente seguivano il calcio, sport olimpici o giornalisti, per esempio che per tutta la giornata seguivano la cronaca giudiziaria e la domenica seguivano il calcio per il loro giornale - venivano coinvolti, venivano comunque sapendo che c’era questo..sapevano cosa andavano a fare. Io ritengo che anche la nostra presenza durante il sorteggio non fosse, noi estraevano ma ci accorgevano anche proprio di che cosa stavamo facendo. Io ricordo un sorteggio in cui ci fu un errore nel computer, in cui un collega estrasse il nome di Collina per abbinare ad partita……………….furono i giornalisti ad accorgersi di questo errore di valutazione, errore non di sorteggio, ma di identificare Collina come precluso».
Morescanti: «E poi cosa successe?».
Capone: «Il sorteggio fu rifatto poi la federazione aprì un’inchiesta per capire come mai di questo errore, ma l’inchiesta si concluse.. appurando il fatto che nell’immissione dei dati al computer, figurava che per quella partita ( ho anche il ritaglio di quell’occasione a disposizione, se i signori Giudici..) ».


Casoria: «Lo stesso evento dell’altra testimonianza, ma Collina arbitrò si o no quella partita?».
Capone: «Fu rifatta.. ».
Casoria: «Non fu seguita l’indicazione del giornalista?».
Capone: «Il nome di Collina fu rimesso dentro, fu estratto per un'altra partita ancora per quella era effettivamente precluso, ancora una terza volta. La Federcalcio, dopo l’effettuazione del sorteggio e dopo che il giornalista disse “qui non quadrano perché dalle mie statistiche..”, il giornalista i chiama Simone Nozzoli , “disse Collina poteva arbitrare quella prima partita”, fu chiesto alla Federazione se rifare l’intero sorteggio, la federazione decise che comunque si seguisse lo stato delle cose. Ma noi giornalisti su questo non avevano voce in capitolo, come non avevamo voce in capitolo sulle griglie..ecco, noi svolgevamo il sorteggio e sapevamo anche perché molti giornalisti presenti in sala, partita per partita che veniva estratta, erano in collegamento diretto soprattutto con le agenzie di stampa e telefonavano alle redazioni, mettevano subito in rete chi era l’arbitro soprattutto in grandi occasioni..quindi eravamo coinvolti, ma c’erano durante il sorteggio una platea, un pubblico di giornalisti che poi lavorava e quindi insomma, sapevamo di cosa si trattasse».


Morescanti: «Senta, lei ricorda quando venivano aperte le sfere come erano inseriti i bigliettini nei quali erano scritti i nomi degli arbitri..piegati chiusi aperti?».
Capone: «Il signor Pairetto faceva vedere il nome …, lo faceva vedere a tutti, poi piegava, lo rimetteva dentro e mischiava tutto quanto, perché anche il notaio voleva verificare che nelle palline ci fossero quelle partite e quegli arbitri.Però noi, era una fase in cui a volte nemmeno partecipavamo, perché era una fase tecnica interna svolta dal notaio, noi non avevamo contessa.. ».
Morescanti: «Però io le ho chiesto, lei come giornalista apriva la sua sfera per estrarre il nome dell’arbitro; lei ricorda il bigliettino come era inserito…era piegato, chiuso, che si poteva leggere il nome..?».
Capone: «Era sempre piegato, infatti c’era anche queste, se volete suspance per le grandi partite..attimo di suspense per aprire il biglietto e da lì usciva il nome dell’arbitro».
Morescanti: «Quindi, anche se in determinate occasioni, se la sfera si dovesse aprire così per errore, si poteva leggere comunque il nome dell’arbitro inserito, oppure era chiuso in modo che senza questa operazione non si potesse leggere il nome?».
Capone: «Il nome non si poteva leggere e se qualche volta è successo che la pallina si sia aperta è stato richiusa la pallina, è stato rimescolato tutto quanto e poi e stata estratta la pallina Le palline in quest’urna trasparente giravano di continuo…».
Morescanti: «In continuazione».
Capone: «Quasi sempre i giornalisti proprio si girava con la manovella, poi si apriva, c’era uno sportellino, si metteva la mano, si estraeva».
Morescanti: «Quindi voi giornalisti compivate completamente da soli, autonomamente, questa operazione: giravate l’urna, inserivate la mano…».
Capone: «Si, davamo la pallina si solito al signor Bergamo, apriva la pallina, dispiegava il foglietto e faceva vedere a tutti il nome dell’arbitro».
Morescanti: «E’ mai successo che il Dr. Bergamo o il Dr Pairetto vi abbiano in qualche modo indicato quale sfera aprire, una piuttosto di un’altra? ».
Capone: «No, assolutamente non l’avremmo mai accettato e sarebbe stato lo scoop del secolo se ce lo avrebbero chiesto! ».
Morescanti: «Grazie non ho altre domande».

Avvocato Bonatti, difesa Pairetto

Bonatti: «Qualche giornalista, visto che lei non poteva presenziare a tutte le estrazioni, le segnalò mai qualche anomalia?».
Capone: «No, in generale tutti mi chiamavano dopo il sorteggio..”è andato tutto bene, abbiamo fatto questo, è uscito quell’altro, ora torno in sede” ; mi chiedevamo: “posso scrivere sul giornale di aver fatto questa operazione?, io autorizzavo tutti, ma mai nessuno che mi abbia detto: guarda qui è successo qualcosa di particolare, assolutamente mai».

Avvocato Prioreschi, difesa Moggi
Prioreschi: «Lei è stato mai sentito dai carabinieri, dai pubblici ministeri su queste circostanze relative ai sorteggi?».
Capone: «No».
Prioreschi: «Grazie».

Narducci, Pubblico Ministero

Narducci: «Dr Capone, conosce Tullio Lanese, presidente Associazione Italiana arbitri?».
Capone: «Si, ho seguito gli arbitri per 27 anni, conosco tutti, conosco il signor Lanese».
Narducci: «Nel corso di quel periodo, stagione 2004-2005, ha mai avuto occasione di conversare telefonicamente con Lanese?».
Capone: «Si, era il mio lavoro, era la mia professione».
Narducci: «In data 8 maggio 2005, ore 23:33, lei intrattiene una conversazione con il Dr Tullio Lanese; Leggo dalla trascrizione depositata, solo il pezzo, il brano che interessa tralascio…; progressivo 102855, utenza 335-7587144; le chiederò soltanto di spiegarne il senso della conversazione».
Capone: «Ricordo bene, sono stato anche processato dall’ordine dei giornalisti, con sentenza passata in giudicato, dalla corte di appello di Milano, sono stato assolto con formula piena».
Narducci: «Vado subito al dunque, a un certo punto della conversazione lei dice: “Hai visto che il killer ha colpito a Verona” (viene letta la parte della telefonata..); mi spiega di chi parlate e soprattutto chi è il killer di cui parla lei?».


Prioreschi: «Opposizione. Il pm è in controesame e il signor Capone è stato evocato solo sulla circostanza della effettuazione dei sorteggi con particolare riferimento alla designazione dei giornalisti; ora il pm che ha questa intercettazione da 6 anni nel suo fascicolo, poteva citare come testo diretto il Signor Capone, capitolare la circostanza e fare questa domanda; il codice a mio giudizio, non consente in controesame di fare domande che non sono state oggetto di esame, nel codice che io nella mia scrivania».
Casoria: Pm, lei stesso ha evocato il codice di procedura penale che risponde a questo punto!
Va bene la domanda la ammettiamo lo stesso, sentiamo, andiamo, sentiamo risponda alla domanda».


Capone: «Tutto nasce dal fatto che su ogni designazione e su ogni giornata di campionato, il mio dovere professionale era anche di registrare tutto ciò che si dicesse su un partita su.. la Fiorentina, quando venne estratto l’arbitro Dondarini, protestò..si lamentò parecchio (“proprio l’arbitro Dondarini per questa partita), e Zoff, che è un campione del mondo, il simbolo del campione della correttezza, si lasciò andare a delle frasi come dire: “ma non voglio pensare male”; la cosa fece abbastanza scalpore, proprio perché la cosa veniva anche da Zoff, questa lamentala. Chiaramente il mio dovere professionale era di capire che cosa ..anche alla luce delle dichiarazioni di Zoff.. ».
Casoria: «Zoff all’epoca cosa era?».
Capone: «Era allenatore della Fiorentina. Allora io mi attivai, feci numerosissime telefonate per capire perché ci fosse questa situazione. Io Dondarini lo conoscevo e lo conosco come tutti gli arbitri, ho una mia valutazione tecnica, come tutti gli arbitri, mai io personalmente.. non ho mai avuto dubbi sul loro comportamento, sulla loro etica e comportamento morale. Parlando con Lanese, Lanese il giorno prima disse: “ma sai girano queste voci, dei segnali che danno” e in effetti noi cercavano, a volte, delle risposte a queste voci, dei “segnali che danno”..a volte noi cercavamo queste (si telefonavano gli arbitri prima durante la partita, se c’erano dei messaggio..), io spesso sulla gazzetta dello sport ho fatto degli articoli su come venivano condotti i raduni di Coverciano, su come veniva ripreso un arbitro piuttosto che un altro. Venne fuori da Lanese, questa cosa, “parlavano di killer di turno” ma lasciavo molto andare, io dissi “come killer di turno vabbé mah..vediamo” e lui disse:” bisogna vedere se poi la Fiorentina si lamenta dopo bisogna vedere come va a finire”... Ci fu la partita, Dondarini commise un errore tecnicamente grave, perché negò un rigore al Chievo, però era una scelta tecnica; noi della gazzetta registrammo l’errore, io mi consultai con tutti i colleghi…e io preciso che in quel periodo stavo ancora riprendendomi da un grave infortunio…. che mi aveva tenuto distante, per cui non feci io la moviola di quella partita, perché ero ancora in ripresa, io concentrai tutta l’attenzione sulla partita di Collina (Juventus-Milan) Collaborai con tutti i colleghi per capire la situazione. Alle 23, 40, come dice, feci al telefono quella battuta … allora anche perché quella cosa mi era rimasta e non avendo avuto nessuna tipo di conferma a quelle voci prima, mi attivai molto per avere delle conferme dopo . Lanese diceva quelle cose, non a caso signor pm e io infatti cercavo di farlo parlare, dicendo “mmm”, proprio per non interromperlo, per vedere se usciva qualche cosa, però lui come altre volte, mi rimandava a “poi ti dico, poi ti dico”. Io ho letto quell’intercettazione e non è un caso che questo argomento si tratti dopo che noi abbiamo parlato di altro, perché io cercavo con tecnica giornalistica, di farlo uscire per capire se veramente sapeva qualche cosa di più rispetto a quello che mi aveva detto il sabato precedente, quindi con tranquillità cercavo di fargli emergere qualsiasi cosa che giornalisticamente mi potesse interessare, però non ne venni.. mi rimandava a “ti dirò, ti dirò”. Io con lui spesso mi arrabbiavo perché quel “ti dirò, ti dirò” era sempre un reiterare senza mai dare risposte secche, però ne parlai con i miei diretti superiori; decidemmo comunque di riportare tutta la nostra valutazione dello staff della gazzetta con la critica a Dondarini e poi comunque cercavo di capire se ci fosse qualche cosa dietro, come tante volte con altri ho cercato di fare, visto che Lanese non dava risposte. Io chiamai ancora Lanese, continuava ma era sempre più blando, diceva “ma no sono dicerie…sentito dire, così dicono” ».
Casoria: «Il killer, il pm voleva saper chi era!».
Capone: «Il killer di turno era l’arbitro di quella partita su cui io…».
Casoria: «Cioè Dondarini».
Capone: «Mai io di Dondarini, persona che conosco, non ho l’idea di un killer….devo anche precisare, visto che non si veniva al sodo con Lanese, non dava segni di conoscere altre cose, io mi misi d’accordo con il giornale per cercare la verità, fingendo un’inchiesta su un altro argomento, cercando di intervistare, tutti gli internazionali, tra cui anche Dondarini (che era tra i dieci), sentendoli tutti per capire che umore c’era. Che ..uno per uno, presi all’inizio con un altro argomento, poi magari piano piano, finendo a quello che io effettivamente volevo sapere, poteva uscirci una signora inchiesta giornalistica. Chiesi l’autorizzazione per intervistare gli arbitri; sulle prime mi fu data, ne intervistai 3-4, non ne venne fuori nulla. Chiesi anche ad altri arbitri: “Dondarini come è, come si sente”, ad ognuno facevo domande incrociate sugli altri..Però dopo l’inchiesta poi non decollò, anche perché poi era stato stabilito -ma io non lo sapevo ancora - dal presidente della Federazione insieme con il presidente dell’Aia, che gli arbitri non potevano più rilasciare più interviste… Dato che ogni arbitro, come si usa Presidnete: finiscono di parlare con un giornalista, la prima cosa che fanno, chiamano il designatore, chiamano il mondo intero; perché lo dicono subito come si usa fare parlano subito con…. Il fatto che gli arbitri stessero parlando arrivò alla Federazione che riportò una precisa disposizione per: dall’inizio del girone di ritorno, secondo la quale gli arbitri non potevano più parlare, allora mi chiamarono e mi dissero:”non puoi più continuare a parlare con gli arbitri.”. Però da tutti quelli che avevo sentito, io da nessuno avevo avuto riscontro a quelle che poi Lanese di volta in volta mi dice erano dicerie. Erano cose, il termine killer, veniva dal fatto “killer di turno”, che poteva essere il killer per ogni partita. Lei si rende conto che ad un giornalista, sentire una cosa del genere, certamente è una cosa che sia deontologicamente, sia come curiosità professionale, insomma drizza l’antenna.. però non riuscì mai a trovare alcun riscontro a quello di Lanese. Durante il processo a cui sono stato sottoposto dall’ordine dei giornalisti di Milano.. ».
Casoria: «Per cosa per questo fatto?».
Capone: «Si».
Casoria: «Cosa le imputavano?».
Capone: «l’ordine dei giornalisti, mi chiedevano conto fino a che punto io avessi avuto contezza di questo fatto e come mai sulla gazzetta dello sport non era uscito un finale o queste parole. Con tutti gli atti che abbiamo fornito, con tutte le testimonianze firmate, l’ordine dei giornalisti mi ha creduto..posso lasciare anche il fascicolo.. ».
Casoria: «La crediamo sul punto che lo hanno assolto».
Capone: «Ho qua il fascicolo... Dr Narducci io non trovai mai alcun tipo di riscontro a questa cosa, e volevo riaffermare che non senti soltanto il mondo degli arbitri, sentì anche il mondo delle società delle cose, debbo dire, qui a discolpa di Dondarini che Dondarini questi errori non è che ne ha commesso uno solo, ne ha commessi anche altri, quindi a volte bisogna proprio distinguere sicuramente tra la capacità tecnica di un arbitro e la malafade; io alla capacità tecnica posso dare un giudizio, posso avere tutto un bagaglio di conoscenze per capire che è un errore tecnico, ma mai ho avuto alcun tipo di sentore che dietro quell’errore ci potesse essere qualcosa di più grave».

Avvocato Picca, difesa Della Valle

Picca: «Proprio sul tema che è stato introdotto dal pm…. volevo chiedere due precisazioni al teste. Lei ha riferito di una dichiarazione o una posizione assunta dalla società (anche la dichiarazione di Zoff) all’indomani della designazione di Dondarini per la partita con il Chievo; lei ricorda le ragioni che determinarono queste dichiarazioni piuttosto che queste prese di posizioni che erano critiche nei confronti della designazione di Dondarini?».
Capone: «Si, se permette avvocato, giudici, pm, avvocato, io conoscendo gli atti mi, sono preparato e conosco a memoria quella telefonata. Io ho portato il giornale del 7 maggio…».
Casoria: «Ma ha capito cosa chiede l’avvocato? ».
Capone: «.. Con Dondarini c’erano due precedenti negativi a danno della Fiorentina e noi che facciamo i giornalisti, siamo andati a capire il perché e la gazzetta dello sport titola: “Fischia Dondarini, Pazzini ride. La punta ironizza sulla designazione arbitrale: “ci abbiamo scherzato su”, Chi probabilmente ha sorriso poco è Zoff. Il tecnico ebbe il suo momento più difficile con la Fiorentina, quando contro la Sampdoria, Dondarini mostrò il cartellino rosso prima a Bojinov e poi a Pelicardi nel giro di pochi minuti di gioco. Quel gioco l’allenatore gigliato si presentò in sala stampa condannando il fatto .. - mi vengono cattivi pensieri”. Collegandolo a Dondarini e vedendo che la Fiorentina prese questa posizione, siamo andati a riportare quell’episodio, il 06 03. 2005, Dondarini assegna un rigore al Chievo ….... Il mondo del calcio è un mondo che ha una memoria di ferro, ricorda gli episodi anche a distanza … e questo episodio allertò la Fiorentina».
Picca: «Non la voglio interrompere.. la mia domanda è: da quella che è la sua ricostruzione giornalista, è corretto dire che il signor Dondarini incorreva spesso in errori tecnici?».
Capone: «Ora, incorreva spesso io non lo posso dire, come tutti gli arbitri incorreva in errori».
Picca: «È corretto dire che era incorso in questi errori tecnici nella partita immediatamente precedente a quella di Chievo-Firorentian, e cioè alla partita che si era disputata tra Sampdoria e Fiorentina?».
Capone: «Sampdoria - Fiorentina è del 05 maggio 2005, la partita Fiorentina - Brescia era di domenica 08 maggio……….».
Picca: «Se nel corso di questa partita che si era disputata prima di Chievo-Fiorentina, Dondarini era incorso in questi errori tecnici che lei aveva definito “abituali errori tecnici” ».
Capone: «Abituali, li commetteva degli errori, però sa quando c’è un caso di espulsione (Bojinov per fallo reazione, Pelicardi per protesta), quando un arbitro espelle un giocatore per protesta è qualcosa di molto soggettivo..colpisce molto il tipo di sensazione con cui un arbitro».
Casoria: «Però l’avvocato voleva sapere..se sbaglia di frequente. Allora lei prima l’ha detto di errori ne ha fatti.. ».
Capone: «Si, errori ne ha fatti, posso farlo anche con Rosetti che ho visto oggi, che è stato l’arbitro dei mondiali..l’errore tecnico c’è e la Fiorentina era preoccupato per questo precedente».
Picca: «Un ultimo passaggio che è questo. Lei ha citato nel novero degli errori tecnici anche un episodio che riguardava una partita del Chievo.. ».
Capone: «06 marzo 2005, Sampdoria – Chievo»..

Capone legge un articolo in cui veniva detto che c’erano errori sia per la Fiorentina, sia per il Chievo

Avvocato Morescanti, difesa Bergamo

Morescanti: «In riferimento a Lanese, visto che è uscito come tema dal pm, a lei risulta se Lanese, se nella stagione sportiva 2004-2005 aspirasse a fare il designatore arbitrale? Se lei é a conoscenza di questo.. ».
Capone: «Si, penso come tanti altri dirigenti dell’aia».
Morescanti: «Si, in particolare Lanese».
Capone: «Si ma..risulta anche dagli atti. Ho scritto tanti articoli della lotta che c’era in seno alla Can sulla successione..».
Morescanti: «Mi conferma che Lanese aspirasse a diventare il designatore..?».
Capone: «Si anche altri».
Morescanti: «In questo caso mi interessava Lanese».
Capone: «Si aspirava, ma sta negli atti degli articoli che ho scritto.. in quella stagione era in netta fibrillazione anche perché Bergamo e Pairetto facevano i designatori da tanto tempo e la Federazione e anche le società, si preparavano alla successione».


Casoria: «Lei prima ha detto una cosa che è in contrasto con quello che ha detto il notaio; lei ha detto che anche prima di mettere le palline nelle buste i designatori facevano vedere, lei come lo ha osservato che il notaio non lo ha osservato, perché a lui consegnavano le buste chiuse, perché lei ha visto anche questo antefatto? ».
Capone: «Le buste me le ricordo molto bene, erano quelle classiche da pacchi, quelle marroni uscivano le buste a volte le aprivano,a volte no, non ho detto sempre che questo accadeva; a volte succedeva che assistessimo che venivano messi i nomi, non ho detto sempre..;visto che il giornalista arrivava anche all’ultimo momento trovava già le palline dentro le due urne…questo poteva o non poteva essere un fatto di nostra pertinenza, la nostra pertinenza era di trovare due.. ».
Casoria: «Lei aveva detto questa scena che non risultava dalla descrizione del notaio».
Capone: «Non accadeva sempre, non c’era una meccanicità …la cosa fondamentale che noi giornalisti tenevano, era che fosse il giornalista a estrarre la seconda pallina……».


Le precedenti trascrizioni del 12 ottobre 2010:

Calciopoli. P. Calcagno, C. Ledesma, S. Pirondini.
Dichiarazione spontanea di L. Moggi
Dichiarazione spontanea di M. De Santis.

Le altre trascrizioni dell’udienza del 1 ottobre 2010:

Antonio Valentini e Fulvio Bianchi
Giancarlo Abete
Stefano Papi
Franco Baldini
Pierluigi Collina
Nozzoli, Tombolini, R. Bianchi

Le nostre pubblicazioni:

Il Libro marrone dell’accusa
Auricchio indagini piccanti

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