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Editoriale di I. SCALISE del 10/11/2010 08:46:35
Perché odiano la Juve, 25 anni dopo

 

«In questo paese di santi, poeti, navigatori e condottieri ormai destinati alle rievocazioni a ventiquattro pollici per il recupero di una patria grandezza ormai cancellata dalle (male) azioni dei contemporanei, non nascono più i Leo Longanesi che istruivano i giovani giornalisti allo scrivere elegante e chiaro, alla polemica corrosiva ma intelligente, alla faziosità sostenuta dall’ironia. Oggi, i cosiddetti opinion-maker sono proprio come Leo li ha fotografati, quarant’anni fa: “Non ho idee in questo momento, ho soltanto antipatie”».

Un pezzo di un’attualità disarmante, scritto venticinque anni fa con un successivo rimando a quarant’anni prima, così di anni ne sono passati quasi settanta (70) e scopriamo che gli “opinion-maker” non sono affatto migliorati, anzi!

Guerin Sportivo n.46 del novembre 1985. L’Avvocato in copertina, «Perché odiano la Juve» il titolo, firma: Italo Cucci, direttore del periodico.

La Juventus aveva appena interrotto la serie positiva di otto vittorie in otto partite. Gol di Maradona su punizione, lo stesso che ancora oggi trasmettono in ogni occasione, uno dei più belli e imparabili, fatto letteralmente a due passi dalla porta. Le polemiche erano già partite prima delle otto vittorie consecutive: la Juventus era colpevole di aver vinto la Coppa dei Campioni targata Heysel e l’Avvocato colpevole di aver difeso quella vittoria.

Gli opinionisti si dedicavano alla Juventus «non tanto squadra ma espressione della FIAT, al suo potere (arrogante), al suo fascino (perverso), alla sua capacità di vincere (truffaldina), al suo dominio (pernicioso) sul campionato, al suo Padrone (corruttore), ai suoi arbitri (corrotti)».

Questa è la parte che deve essere rimasta impressa all’allora ventenne Luca De Meo, alias “le disgrazie della Juventus hanno reso più simpatica la FIAT”, teoria che oggi mostra tutta la sua fallacità e non so se alla Volkswagen (dove lavora oggi) sono altrettanto contenti della situazione in cui versa il Wolfsburg.

È sempre Cucci a scrivere, è lui che denuncia i toni utilizzati con la Juventus, gli stessi di oggi. Se la Juventus vince, allora ammazza il campionato, lo fa perché è aiutata. Se perde, sono tutti contenti. Se perde ingiustamente «tutti diventano implacabili quanto ridicoli Zeffirelli, senza neppur tentare di capire, di approfondire, di provare la buona fede o l’inganno» e quell’irregolarità «viene tollerata con sorrisetti furbeschi».

Chissà cosa penserebbe oggi Italo Cucci, anni 46, di Cucci Italo, anni 71: «Per me la sentenza GEA è un incubo, perché mi costringe a rivedere e vivere tutto quello che è già passato. Io sono un seguace della giustizia sportiva e mi spaventa tutto quello che esce fuori dal nostro seminato»…«Io mi sento abbastanza imbarazzato dal momento che, ai tempi del processo sportivo, ho tenuto una certa linea per dire: se hanno pagato altri, devono pagare anche questi. Oggi mi sento come uno che riprende il coltello in mano per ri-ammazzare la vittima precedente.» … «Scusami Luciano, per quarant’anni ci siamo conosciuti e abbiamo parlato di calcio. Per quarant’anni il nostro parlare di processi di giustizia era riservato alla giustizia sportiva. Per quarant’anni quello che noi abbiamo visto: le retrocessioni del Milan, del Verona, di squadre che avevano fatto piccole cose (!), le abbiamo vissute insieme. Poi viene una svolta nella tua vita, entra in ballo la giustizia penale, la giustizia ordinaria, e il discorso cambia. Ma se torniamo indietro, tu non puoi non essere d’accordo su quello che è successo al Genoa (!), su quello al Verona, alla Lazio, a tutte le squadre che per una telefonata (!!!) hanno assaggiato la Serie B. Per cui restiamo in due mondi diversi. Io capisco oggi il tuo mondo difficile della questione penale, t’hanno rovinato la vita, per cui umanamente lo capisco. Calcisticamente parlando: se noi non avessimo avuto quella giustizia sportiva, non avremmo più giocato a pallone.»…«11 squadre che hanno vinto lo scudetto sono fallite, non gliel’hanno permesso di fare il bis»…«Non si possono cambiar le leggi per la Juventus», avrebbe dovuto dirlo a Rossi, Palazzi, Sandulli e compagnia. Loro le leggi le hanno cambiate per accusarla.
Tutti gli ultimi interventi risalgono alla vecchia puntata di “Porta a Porta” che ha avuto Moggi come ospite appena dopo la “sentenza GEA” di primo grado (gennaio 2009).

Cucci71, a differenza di Cucci46, sembra aver dimenticato l’esempio di Longanesi così come quello di Enzo Biagi («Una sentenza pazzesca perchè costruita sul nulla»). Ha dimenticato la differenza che corre tra il giornalista e il giornalaio, tra il giornalista e l’opinionista di professione, il “tronista sportivo”, assumendo un atteggiamento di contrasto nei confronti della Juventus molto vicini a quelli che venticinque anni prima criticava fermamente.

A Cucci46, così come ai tronisti sportivi che oggi continuano ad accusare la Juventus e che dal 2006 si sentono ancor più legittimati a farlo, rispose già a suo tempo Cucci71:

«Poi è venuta la domenica [la Juve vinse 3-1 contro la Roma, ndr], e dalle labbra di un onestissimo Bruno Conti abbiamo appreso che “la Juve è troppo forte, è una gran bella squadra”, tale da meritare non solo il primato in classifica ma anche un posto nella Coppa dei Campioni che riprenderà a primavera e forse tanti posti nella Nazionale che a Messico, nell’estate dell’86, difenderà il titolo mondiale conquistato in Spagna nel ’82. Quel titolo che fu di un’Italia sola, non di mezza Italia, anche se sotto la maglia azzurra c'erano tanti juventini: grandi giocatori o grandi ladri?»

Al Cucci71 che dice «innocentisti, colpevolisti ma soprattutto smemorati», a lui e a tutti i suoi colleghi «smemorati», vorrei chiedere: quelli che hanno conquistato la finale dei Mondiali del 2006 erano grandi giocatori o grandi ladri?

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