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Sabato 23.11.2024 ore 18,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Farsopoli di E. LOFFREDO del 06/01/2009 23:08:14
Moggi l’inopportuno

 

L’invidia, tra i sette peccati capitali è quello che forse più di tutti si cova segretamente nell’intimo della propria anima. Quand’anche è un sentimento palese e chiedete ad una persona se è invidiosa, questa vi risponderà in modo quasi sdegnato: ma chi, io?
Non v’è dubbio che anche l’invidia verso un gruppo dirigenziale troppo vincente, abbia mosso i meccanismi di Farsopoli. L’invidia di alcuni di non riuscire a vincere e quella di altri per non essere stati negli stessi posti altrettanto capaci. Questo peccato capitale ha generato e alimentato un sentimento pregiudiziale di critica verso le azioni, le opere e le omissioni della Triade.
Ogni gesto, ogni singola azione di quella dirigenza, è divenuto cieco pretesto per additarla pubblicamente.
Chiariamo subito che non vuol essere questa l’ennesima e “rancorosa” arringa pro-Triade, anzi! E’ forse un’occasione per criticarne alcuni atteggiamenti che, col senno di poi, hanno nociuto alla Juve.
Non deve stupire questo giudizio di critica nei confronti dell’ex dirigenza bianconera, ma non deve tuttavia essere percepita per una di quelle frettolose condanne capitali che si è voluto sentenziare ai suoi danni.
Proprio criticando sia le azioni, che soprattutto il modus operandi della Triade, e di Moggi su tutti, nei dodici anni juventini, crediamo di poter giungere (una volta di più) ad un verdetto di non-colpevolezza per i fatti di Farsopoli.
È innegabile che in tutti gli anni di vittorie Moggi & C. abbiano seminato in modo inopportuno. Ad esempio quando dopo un Juve-Parma a Sacchi che negli spogliatoi dispiegava il solito lamentoso pianto contro un presunto torto arbitrale, Giraudo rispose, irridendo il tecnico di Fusignano: «Arrigo non prendertela, sembra che tu abbia perso un mondiale…» (chiara e feroce allusione al mondiale del ’94). Episodi come questo, che non credo siano numerosi, hanno creato nel corso degli anni quel sentimento di quasi-odio verso i colori bianconeri.
Così come è deprecabile la sbruffoneria di Moggi nel raccontare un non-evento per pavoneggiarsi con le sue interlocutrici telefoniche, “mi sono portato le chiavi in aeroporto…”. Circostanza poi che è stata ampiamente smentita non solo da Moggi.
Quello dell’eccessivo uso del telefonino è una delle colpe maggiori di Moggi. Anche se dalle trascrizioni delle telefonate non emerge nulla di sportivamente rilevante ai danni suoi e della Juve, questa sua lecita e a volte scagionante disinvoltura, è stato il principale grimaldello usato per aizzare il sentimento popolare. Dobbiamo ancora una volta ricordare che le telefonate di Moggi, soprattutto quelle ai designatori, erano consentite e rappresentavano la consuetudine per i dirigenti della maggior parte delle squadre di Serie A? Se poi ci aggiungiamo che un tribunale a Roma ha stabilito che i sorteggi arbitrali non erano pilotati come vuol farsi credere utilizzando in modo strumentale una di quelle trascrizioni…
Così anche il modo di fare mercato di Moggi è diventato, prima ancora che un fatto penalmente perseguito da un solerte presidente dell’ANM, una delle prove del malsano ed illegittimo strapotere del dirigente juventino. Moggi si rifiutava di parlare coi procuratori, e trattava direttamente coi giocatori. Che crimine!
Gioverà a qualcuno forse, ricordare un episodio che ebbe modo di raccontare il compianto Carlo Marinkovich, noto giornalista che seguiva la F.1: “Quando Enzo Ferrari invitò il pilota Eddie Cheever a Maranello per proporgli l’ingaggio e questi si presentò col suo legale, il Drake esclamò: «Il signore è il suo legale? Benissimo, il contratto lo facciamo un’altra volta o forse mai più!». Era noto che Ferrari amava parlare direttamene coi piloti…”. Con tutto il rispetto per il mito di Enzo Ferrari, sembra quasi il metodo Moggi!
Così, sempre per restare dalle parti di Maranello, vorremmo sapere quanto di quello sdegno che si è provato per Moggi padre e figlio, è nato anche per Jean Todt e il figlio Nicolas, manager di Felipe Massa.
Col senno di poi potremmo censurare questi e simili atteggiamenti tenuti dagli ex Dirigenti bianconeri. Potremmo censurarli non perché sono colpe tali da rappresentare motivo di condanna sportiva, ma perché (col senno di poi appunto) rappresentano il seme da cui è scaturito quel livore che molti hanno nutrito verso le nostre maglie.
Siamo alla vigilia del processo di Napoli, chissà quante ce ne racconteranno ancora sulla Triade. Per il bene dei giudici, è opportuno che ci diano la prova inconfutabile del sistema a delinquere che avevano messo in piedi Moggi&Giurando.
L’impalcatura accusatoria in questi due anni ha manifestato più di uno scricchiolio (ad esempio l’assoluzione di alcuni di coloro che dovrebbero essere parte necessaria della “cupola”), e più di una crepa (le modalità di raccolta e forse selezione delle intercettazioni), per non sollevare dubbi sulla consistenza delle accuse mosse.
Per ora Moggi, Giraudo (e Bettega) devono rispondere di: antipatia, sbruffoneria, eccessi di vittorie e abuso sportivo di capacità manageriale (Presidente Cobolli sono forse queste le colpe che Lei non ha compreso e per le quali siamo stati mandati in B e privati di due strameritati scudetti). Aspettiamo di conoscere quali altre responsabilità (penali) hanno costoro.
 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
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