Finito il tempo dei processi nelle hall degli hotel, cominciamo a parlare seriamente. La decima sezione del Tribunale di Roma ha dato una prima sonora batosta ai fantasiosi inventori del “sistema GEA”. Assoluzione per Lippi jr, Zavaglia, Ceravolo e Gallo. Condanne lievi per i due Moggi. E soprattutto demolizione del castello accusatorio relativo all’associazione per delinquere e concorrenza illecita.
Una battuta celebre recitava:
“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. Ed evidentemente è giunto proprio quel momento. Per chi non si è bevuto le fregnacce che contraddistinsero l’estate 2006 questo è solo un antipasto di quanto ci aspetta nei prossimi mesi. Da parte mia, non osavo sperare in un’assoluzione piena già in primo grado di Moggi e degli uomini della GEA. Ma sapere che quattro persone innocenti (Lippi, Zavaglia, Ceravolo e Gallo) hanno già adesso ottenuto giustizia è un buon motivo per rallegrarci. E soprattutto a riportarci il sorriso dopo tanto tempo è il dato di fondo: la giustizia ordinaria ha sancito l’inesistenza di un sistema di concorrenza illecita orchestrato da Moggi.
Ora viene il tempo delle domande e delle congetture.
La prima domanda che mi pongo è di carattere extra-sportivo. Quante risorse dello Stato sono state impegnate in tutto questo tempo per partorire un topolino?
Suonò subito strano l’impiego di tanti mezzi tecnologici per violare la vita privata dei personaggi in questione. La motivazione che venne data allora, quella di indagare su un’associazione a delinquere, apparve ad alcuni (noi di GLMDJ eravamo tra quelli) pretestuosa. Oggi abbiamo avuto la dimostrazione che i nostri dubbi erano fondati. E allora ripeto la domanda: quanto è costata allo Stato (cioè a noi!) questa giostra? Quanto è costato a quelle persone lo scherzetto tiratogli addosso? Costi economici, ma non solo: la nomea di mostro è dura da essere cancellata.
La seconda domanda, ancora al di fuori dello sport, riguarda i mass-media. Spesso si confonde il diritto-dovere di cronaca con il vizio di spargere veleno. Voglio fingermi ingenuo, così da pensare che i giornalisti che tanto si accanivano sui più o meno noti imputati fossero in buona fede. Allora mi chiedo: avranno questi personaggi il buon gusto di scusarsi pubblicamente per il male che hanno fatto? Spenderanno qualche parola per ridurre (eliminare oramai è impossibile) gli effetti dei loro vergognosi articoli?
Ho tenuto per ultima la terza domanda, perché è quella a cui tengo di più. La GEA, per la quale – per inciso – personalmente non nutrivo particolari simpatie, fu dipinta come il male assoluto del calcio, capace di decidere le sorti di giocatori e squadre secondo i propri gusti. Si disse che questo era uno dei motivi del successo della Juve: quando Moggi decideva di portare a Torino un calciatore, metteva in moto il suo sistema criminale e il gioco era fatto. Oggi si scopre che non era vero niente. E allora come la mettiamo? Vogliamo dirlo o no che quei dirigenti facevano la squadra migliore perché erano i più bravi? Oppure ci vogliamo inventare qualche nuova cospirazione? Dopo il doping zemaniano, le biglie riscaldate, l’associazione a delinquere e tutte le altre cialtronerie che siamo stati costretti a sorbirci in questi anni, non mi meraviglierei più di niente!
Resto in attesa da parte dei soliti Cannavò, Travaglio e Sconcerti di un nuovo teorema: chi c’era dietro le vittorie della Juve? Gli extra-terrestri? Oppure Bin Laden?
Passiamo ora alle congetture. Per chi, come me, considera Moggi estraneo ai fatti contestatigli, non c’è nessuna sorpresa in questa sentenza. E’ un primo, notevole, passo verso l’assoluzione piena, che immagino sarà ottenuta in appello. Era complicato ipotizzare un’assoluzione già in primo grado: dopo tutte le aspettative che si erano create attorno a questo processo, bocciare completamente il lavoro del presidente dell’A.N.M. Palamara sarebbe stato troppo. E così vedo in questa sentenza, in cui il grosso dell’impianto accusatorio è stato smontato, un ottimo assist per il giudizio d’appello. Se le cose andranno come tutti ci auguriamo, nuove domande saranno d’obbligo. E allora pretenderemo anche le risposte!
Infine, concedetemi una battuta sul pessimo Cobolli Gigli, che non perde occasione per difendere, anche se indirettamente, il lavoro effettuato dalla (in)giustizia sportiva: c’era poco tempo, c’era il sentimento popolare, c’era il vento e pure la pioggia!
E’ terribilmente fastidioso sentire il proprio presidente ostinarsi a difendere chi ci ha distrutti. Ma è ancora più difficile da sopportare il fatto che si preoccupi anticipatamente di chiarire che, qualsiasi cosa accada, non pretenderà mai indietro due scudetti vergognosamente rubatici: per quelli, è sufficiente un risarcimento “morale”!
E allora la mia voglia di continuare la nostra battaglia, che finalmente vede le prime luci della vittoria, si fa sempre più viva.
Perché quando il gioco si fa duro… non aspettiamoci che siano i nostri dirigenti a giocare!--------------------------------------------
Resoconto del nostro inviato al Processo GEA
di Andrea Staffieri
Giovedì era in programma l'ultima udienza del processo GEA.
Le premesse, nonostante l'accusa fosse stata smentita continuamente dai loro stessi testimoni, non erano delle migliori, viste le richieste di condanna del pm Palamara (6 anni per Luciano Moggi, 5 anni per Alessandro Moggi e via via tutti gli altri). Eppure...
Il tutto ha avuto inizio alle ore 10 circa, con l'intervento dell'avvocato difensore di Davide Lippi, Franco Coppi, che si limita a ricordare i fatti già illustrati in precedenza dai suoi colleghi (in particolare dal legale di Luciano Moggi, Marcello Melandri).
Oggetto della discussione è l'articolo 513 bis, illecita concorrenza con minacce e violenza, definito come:
«norma scombinata», utile solo nell'ambito della lotta alla mafia. Senza di esso, l'accusa non otterrebbe la tanto citata associazione a delinquere.
Proprio quando fa il suo ingresso in aula Luciano Moggi, l'avv. Coppi prosegue il suo intervento con la richiesta di assoluzione per Davide Lippi, soffermandosi prima sui rapporti che il procuratore aveva con Chiellini, il quale a suo tempo affermò di aver cambiato procuratore solo per essere rappresentato più dignitosamente e non per ricevere favori da Marcello Lippi, e poi chiarendo i rapporti con Blasi, ricordando che lo stesso Blasi ammise sì di aver riferito ad Antonelli di aver subìto pressioni affinchè si affidasse alla GEA per ottenere un nuovo contratto con la Juve, ma solo per liberarsi di Antonelli stesso! Perchè insoddisfatto del suo lavoro e alla ricerca di un procuratore migliore. Tant'è che, in seguito al miglioramento delle sue prestazioni, Luciano Moggi offrì un nuovo contratto a Blasi nonostante il procuratore fosse ancora Antonelli. Dettaglio che dev'essere sfuggito a Palamara.
Questa osservazione sancisce di fatto la fine dell'intervento difensivo di Coppi il quale lascia così spazio alla collega Bongiorno, rappresentante legale di Alessandro Moggi.
L'avvocato parte subito forte, criticando aspramente l'attacco mediatico subìto dai Moggi, già condannati secondo TV e giornali, che sono stati capaci di trasformare quel cognome addirittura in un'offesa, tanto da giustificare una querela.
Con un appassionato intervento, invita il giudice a dimenticare i media, a dimenticare la folla, così da giudicare gli imputati solo in base ai fatti,
«così da vedere il processo che prevale sulla folla, e non viceversa».Con molta intelligenza e con una tesi assolutamente convincente, afferma che Moggi jr non ha mai costretto nessuno a dargli la procura, non è mai esistito il ricatto: "se non mi dai la procura non farai carriera". In tal caso viene messa in evidenza, come esempio, la carriera di Trezeguet che non ha mai risentito della sua decisione di non affidarsi alla GEA.
L'avv. Bongiorno continua a ribaltare la tesi accusatoria sottolineando che gran parte dei giocatori, nelle loro testimonianze, si sono lamentati per episodi successivi alla concessione della procura alla GEA. Sono loro che sono passati alla GEA sperando di far carriera grazie ai Moggi e di potersi sottrarre alle leggi del calcio (i più bravi fanno carriera, gli altri no). Loro pensavano di essere raccomandati, ma non era così! Quei calciatori (vedi Amoruso), quindi, si sarebbero lamentati perchè NON raccomandati. Da questo si evince che erano i giocatori a cercare di contattare la GEA e Alessandro Moggi, non il contrario!
L'avvocato prosegue l'intervento con delle critiche alle intercettazioni parziali, smontando nel particolare una frase estrapolata dal PM che se inserita nell'intercettazione integrale ne stravolge il senso.
Non vengono risparmiati neanche Antonelli e Baldini, i quali hanno sempre parlato di minacce da parte di Luciano Moggi salvo poi ritrattare, sotto giuramento, e cambiare la loro versione dei fatti.
Al termine dell'intervento, la Corte si ritira annunciando l'emissione della sentenza per il primo pomeriggio. E in quelle ore mi si presenta l'occasione di fare una mia domanda a Luciano Moggi:
«Direttore, quali sono le sue sensazioni in attesa della sentenza?».Con il suo immenso carisma, mi indica la targa posta dietro il giudice, attaccata alla parete, e sorridendo mi risponde:
«se quella targhetta lì, la legge è uguale per tutti, è valida, come vuole che vada a finire?».Sono le 14.30 quando il giudice si pronuncia.
Nonostante i brividi iniziali (a causa delle condanne ai danni di Luciano ed Alessandro Moggi), l'assoluzione dall'accusa di associazione a delinquere, seguita via via da tutti gli altri capi di imputazione, costituisce, secondo l'avv.
Melandri:
« non una vittoriona, ma una vittoria. Mentre per il PM è stata una grande sconfitta! ». Anche l'avv.
Prioreschi non nasconde la sua soddisfazione:
« queste sentenze avranno ripercussioni anche nel processo di Napoli; senza l'associazione a delinquere le intercettazioni non dovevano nemmeno farle ».Ora la palla passerà proprio al processo di Napoli, con qualche speranza in più di vedere la farsa smontata.
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