Il calcio italiano ha subìto un danno di immagine.
Probabile, perché quando la gestione dello stesso diventa amatoriale, per una mancanza obiettiva di regole e di regolamenti, altro non potrebbe accadere. La testimonianza di Piero Sandulli, colui che ha presieduto la corte federale della Federcalcio nel processo d'appello a Calciopoli, ne è la prova: "l’illecito associativo non esisteva, era una falla nel sistema giuridico, è stato da noi introdotto".
Quello che invece continua a preoccuparmi, però, è il leggere sentenze che dicono una cosa, mentre i lanci di agenzia, scarsamente attenti al fatto che sono cadute le accuse, riportano la notizia della condanna.
Oggi la seconda, mediaticamente parlando, condiziona l’opinione pubblica, come precedentemente accaduto, e di riflesso cancella quello che, nelle uniche sentenze che fino ad oggi si sono espletate, in realtà si è giudicato.
Questa mattina si è aperto il procedimento nei confronti di venti “convenuti” che hanno rivestito la veste di pubblici ufficiali all’interno di calciopoli. Il procuratore della Corte dei Conti, Ugo Montella, ha riferito che: “l’oggetto di questo giudizio non è l’accertamento dell’alterazione delle partite, bensì l’accertamento di quei comportamenti che, se dimostrati lesivi, hanno causato un danno d’immagine nei confronti del calcio italiano”.
Ecco perché il calcio italiano ha subìto e continua a subire un danno di immagine.
Nel “procedimento di responsabilità” in corso a Roma, sono coinvolti, tra gli imputati, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, ex designatori arbitrali del periodo incriminato.
Bene, una sentenza della Corte d’Appello del Tribunale di Roma, in data 29 settembre 2007, ha sentenziato che il sorteggio arbitrale di Bergamo e Pairetto non era truccato.
La domanda è d’obbligo: escludendo dal giudizio l’accertamento dell’alterazione delle partite (perchè già lo stesso Sandulli aveva parlato di un campionato, quello 2004/2005, come regolare), in base a quale teoria si deve accertare un comportamento già giudicato come non lesivo?
Nella requisitoria, i comportamenti degli imputati sono stati ritenuti lesivi dell'immagine dello sport nel nostro Paese e, secondo il viceprocuratore generale della Corte dei Conti, poco importa se questi stessi imputati saranno assolti in sede penale a Napoli, perchè il danno all'immagine ci sarebbe stato comunque.
Ugo Montella ha concluso così: “I personaggi che sono imputati si sentivano con altri che non sono convenibili, gente come Moggi, Giraudo, Fabiani, allo scopo di fare in modo che la palla fosse un po' meno rotonda. Per lo scandalo Calciopoli io mi vergogno di essere italiano”.
Il mio disagio non è quello di essere italiano, ma di vivere in un Paese dove una giustizia domestica ha reso ignominiosa l'immagine del calcio.
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