Ieri, nella giornata che sarebbe dovuta appartenere al ricordo del nostro amato
Avvocato, due dirigenti della Juventus hanno pensato bene di accentuare in noi tifosi quella nostalgia profonda che ci accompagna da quasi tre anni.
Una nostalgia per quella che è stata, a detta dello stesso Cobolli Gigli, "una squadra possente e autoritaria" e che oggi non lo è più, perché per la Juve di oggi conta la simpatia, contano l'essere "accettati" e "omologati".
Dopo il crollo del castello accusatorio montato a Roma, molti tifosi si sarebbero attesi parole di fuoco da parte del loro presidente. Ho infatti notato che tutti avevano ormai deposto le armi, attendendo con assoluta serenità un processo che forse finirà tra 4 o 5 anni, sempre se finirà. Tifosi meno oltranzisti, come scriverebbe TuttoSport, che hanno dimenticato quanto sarebbe difficile per l'attuale dirigenza, ma soprattutto per l'attuale proprietà, giustificare non solo il ritiro del ricorso al TAR, quindi un dietrofront rispetto all'imboccare il sentiero della giustizia ordinaria, ma anche l'arrendevole mancato ricorso al TAS, ultimo tassello della giustizia sportiva.
Così Cobolli Gigli ha ritenuto giusto chiarire le idee a questo gruppo di tifosi -
noi non possiamo che ringraziarlo di ciò - per mezzo di un intervista rilasciata al Corriere. Un'intervista molto chiara, senza frasi sibilline, che non lascia alcuna speranza a chi ancora pensava di avere una dirigenza, di conseguenza un azionista di maggioranza, forte e determinata alle spalle.
Il presidente della Juventus afferma che la società ha accettato il verdetto in sede sportiva e che l'arbitrato è una pietra tombale sulla questione. Anche in caso di assoluzione a Napoli:
"non cambierebbe nulla. Vorrei che sia chiaro". Cobolli dice che la società non farà nulla, se non pensarla come Galileo e quel "eppur si muove" di cui tutti noi abbiamo appreso il significato sin dalle elementari.
Visto che, in ambito societario, nulla si muove e quei due scudetti rischiano di rimanere, per loro, non di cartone ma di carta da fax, forse il pensiero del presidente più juventino degli ultimi 112 anni di storia è andato a noi di GiùlemanidallaJuve. Perché gli unici a muoversi senza sosta, sin dall'estate del 2006, siamo stati proprio noi.
Ci preme però ricordarle, caro presidente, che Galileo Galilei, dopo aver subito - seppur indirettamente - un primo processo, abiurò solo dopo quasi altri 20 anni ad un successivo processo, quand'era ormai settantenne e sotto la minaccia della tortura. Qui invece abbiamo un avvocato che, dietro incarico, abiurò subito, chiedendo ed ottenendo una retrocessione in serie B con penalizzazione! Le sembra questo uno stile Juve apprezzabile dall'Avvocato Gianni e dal Dottor Umberto?
Come se non bastasse l'intervista a Cobolli Gigli, anche il tifoso viola ha voluto dire la sua, augurandosi un pareggio nel match che si sarebbe disputato in serata. Tifare per un'altra squadra non è una colpa, augurarsi che la società che ti stipendia pareggi una partita e perda punti in campionato, lo è. Anche su questo punto penso che la dirigenza debba prendere delle decisioni e informarci se si stia muovendo per riportare la Juventus ad essere una società vincente o se gli basta che sia al livello della Fiorentina.
Sa, caro presidente, non vorrei che, rientrando in ufficio dopo la nostra vittoria di ieri, il viola Montali, il cui presidente a quanto pare si chiama Della Valle e non Cobolli Gigli, la accusasse di aver rubato.
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