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Attualità di P. CICCONOFRI del 21/12/2010 07:45:54
Anche gli arbitri reclamano “autonomia”

 

“La ‘questione’ arbitrale esiste da quando c’è il calcio, il direttore di gara è parte del gioco come le decisioni che prende. E’ fondamentale creare un’Associazione arbitri forte e autonoma, dobbiamo pretendere che sia assolutamente distaccata dalle società come la Magistratura, con un suo Consiglio Superiore a salvaguardia della sua autonomia” .. E’ quanto afferma Gianni Rivera

Nel disegno farsopolesco non sono stati previsti quelli che oggi sono gli effetti collaterali di calciopoli. Mi riferisco al fatto che legittimando di fatto, la condanna per sentimento popolare, hanno finito per dare potere a quelle che dovevano rimanere solo delle chiacchiere da bar. Oggi più di ieri ne paghiamo costantemente il dazio.
E’ inutile ora fare finta di niente, nel momento in cui hanno per anni alimentato la politica del sospetto, non possono ora pretendere né comprensione, né assoluzioni, chiedendo autonomia che ha poi portato ad un fallimento così grande e così evidente, tanto da non poter più essere nascosto. Servono fatti incontrovertibili che dimostrino che a cambiare non sono solo le parole.

L’autonomia è anche il filo comune (forse l’unico) che lega oggi la politica del calcio italiano dove Abete, Palazzi, Nicchi, all’unisono, reclamano questo loro diritto, respingendo quelle che vengono considerate solo intrusioni non tollerate, ma che in realtà sono delle semplici richieste di chiarezza e trasparenza che continuano a mancare laddove dovrebbero essere garantite da tutte istituzioni sportive (AIA, FIGC, CONI).
Con queste premesse è difficile vedere un’autonomia che non sia altro che un modo per legittimare ulteriormente una poltrona piuttosto che un tentativo di cambiare, in meglio, il nostro calcio.
Per ritrovare credibilità (se è quello che si cerca), basterebbe preparare l’arbitro in modo corretto, cercando di far applicare il regolamento per tutti nello stesso modo, evitando che situazioni dubbie, finiscano sempre per penalizzare alcune squadre, senza garantire uniformità di trattamento.

La cultura sportiva del nostro Paese è stata volutamente condotta verso il sospetto, ora c’è da ricostruire, ma lo si può fare solo attraverso la volontà reale di cambiamento.
Ma secondo voi, questo cambiamento può passare attraverso le stesse persone, la stessa cultura, gli stessi principi che lo hanno di fatto portato al fallimento? Con quali garanzie?

E’ vero, come dice Nicchi, che gli arbitri “sono uomini liberi” e come tali, liberi di commettere errori (magari potrebbe spiegarlo agli arbitri che si trovano sotto processo a Napoli con una carriera e reputazione distrutta), lamentando il fatto che si vuole “tornare ai tempi di Calciopoli”, come se ora fosse diverso…

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