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Sabato 23.11.2024 ore 18,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Editoriale di I. SCALISE del 02/02/2009 00:00:06
Ai miei fratelli

 

<< È sempre un'emozione quando mi chiedono di parlare della Juventus. Perché significa non solo ripensare ai tanti successi sportivi, ma è ripercorrere un viaggio nella memoria, sul filo di tanti ricordi personali e della mia famiglia che si intrecciano da 75 anni con la storia di questa squadra di calcio. La società bianconera ha un modo particolare di leggere la storia: una storia di cambiamenti radicali e profondi, che investono la città in cui nasce e vive la Juventus, Torino, i suoi abitanti e milioni di tifosi in Italia e nel mondo, storia di costume e di abitudini. E poi di emozioni. Perché, la Juventus è stata, è e sarà sempre una squadra di calcio. Ed è un piacere immenso ricordare che tutto "il meglio" del calcio è passato dalla Juve, rivedere le tante partite "storiche" per rivivere, così, l'emozione di quegli attimi. >>


Ho scelto di introdurre questo mio editoriale con un discorso del compianto Dottor Umberto Agnelli per ricordare, a quanti forse l'hanno dimenticato, cos'è stata la Juventus fino a pochi anni fa e per rendere palese cos'è diventata da quel maledetto 31 agosto 2006.

Molti di voi riterranno questo confronto ingiusto, eravamo una corazzata invincibile, sia dentro che fuori dai campi calcio. Abbiamo contribuito alle vittorie della nostra nazionale, conquistato 29 scudetti e tutte le coppe europee. Siamo riusciti a dimostrare a tutti i grandi club che è possibile avere una squadra vincente senza debiti, senza chiedere un centesimo al proprio azionista di maggioranza e senza truccare i bilanci. Siamo usciti puliti da un processo in cui ci accusarono di essere una squadra di dopati e ancora oggi ricordiamo le espressioni e gli sfoghi liberatori del dott. Giraudo e del dott. Agricola, li ricordiamo perché uguali ai nostri. Mentre vedevo i loro volti sullo schermo, anche io mi sono abbandonato allo sfogo liberatorio. Ero orgoglioso della mia Juventus. Ero orgoglioso di tifare per una squadra con alle spalle una società solida. Una società che non si arrendeva alle facili garanzie di un patteggiamento. La Juve che lasciava l'avversario sempre con l'amaro in bocca. Una società che quando appariva in una trasmissione televisiva era subito silenzio, sia in trasmissione che intorno a noi. Non perché qualcuno dei dirigenti fosse un mafioso o arrivasse con la pistola in pugno, ma semplicemente perché rispettati.

Rispetto signori, dov'è finito oggi il rispetto per la Vecchia Signora? Avete mai visto qualcuno fermarsi di scatto o posare la tazzina di caffè o far consumare la sigaretta quando appare Cobolli Gigli? Non lo si farebbe neanche se entrasse di persona anziché dallo schermo di un televisore.

La Juve padrona è stata trasformata, nel giro di poche settimane, nella Juve simpatica e bonacciona. Una squadra quasi da compatire perché "poverina... s'è fatta la B e con forza si guadagna un posticino vicino alle grandi". Una squadra che ogni tanto si prende in giro facendole la domanda sullo scudetto, domanda che qualche anno fa si è fatta al Chievo e che quest'anno è toccata anche a Lazio e Napoli, senza dimenticare che la si fa ancora persino alla Roma!

Possibile che, su milioni e milioni di juventini, questo dato di fatto tocchi solo poche migliaia di persone? Possibile che tutti i fratelli juventini siano diventati una massa informe di simpatici e bonaccioni? Cosa devono farci ancora? Dopo aver stuprato la nostra storia con una sentenza ingiusta, dopo averci costretto a far giocare dei Campioni del Mondo contro squadre rionali, dopo aver visto una società arrendersi di fronte a qualsiasi accusa e dopo aver sentito un presidente della Juve difendere l'operato di chi c'ha fatto tutto ciò! Quando ci sveglieremo dal torpore? Quando decideremo di agire e fare finalmente NOI qualcosa per la nostra Signora? Ci importa così poco di Lei da amarla, passivamente, solo quando è in campo?
Queste mie domande cercano risposte. Risposte che non può darmi la tv, né i giornali, né un sito web. Le risposte vanno ricercate tra i miei fratelli. Sì perché, pur se a volte la si pensa diversamente, quando il sangue che scorre nelle vene è bianconero, non si può restare divisi né provare diffidenza.
Non siamo simili a nessun altro. Il nostro DNA ci dice chi siamo e cosa vogliamo. Frequentiamo posti diversi, facciamo vite diverse, svolgiamo attività differenti, ma ci sentiamo tutti subito a casa quando c'è un poster di Pavel attaccato al muro o se c'è la Juve in tv. Tutti noi sorridiamo a chi indossa i nostri colori, tutti noi proviamo un brivido vedendo il Capitano proiettato sugli schermi esposti in un centro commerciale, tutti noi tendiamo a svelare subito, gonfiando il petto, la nostra fede calcistica quando facciamo nuove conoscenze. Perché siamo orgogliosi della nostra fede. Perché siamo juventini e solo un altro juventino può comprendere le gioie che abbiamo vissuto, le emozioni che abbiamo provato su tutti i maggiori palcoscenici del calcio mondiale. Cos'è successo dunque? Cosa ci ha divisi? Cosa porta certi personaggi a classificare altri fratelli bianconeri?

E così, cercando delle risposte, ho trovato altre domande. Ma non mi sono arreso, ho continuato la mia ricerca, mi sono confrontato con altri fratelli perché ero sicuro di poter trovare queste risposte solo grazie al vostro immenso aiuto. Così ho scoperto che molti sono a conoscenza della farsa, ma non nei dettagli. E non parlo di complotti et similia. Ognuno è libero di farsi la propria idea e di pensarla come meglio crede, l'importante è sapere cos'è successo. L'importante è capire il male che continuano a farci, giorno per giorno, settimana per settimana, mese dopo mese.

Torniamo a quel 31 agosto 2006, ufficialmente, solo il giorno di chiusura del calciomercato. Eravamo ancora frastornati dagli eventi che ci avevano scosso in quegl'ultimi tre mesi. John Elkann, il nipote dell'Avvocato, appariva irritato dal ricordo di Moggi e Giraudo, li accusava, qualcuno pensò che, forse, avessero davvero combinato qualche pasticcio! Il nuovo presidente che, nella sua veste istituzionale, sembrava motivato, quasi voglioso di arrivare allo scontro fisico contro chi parlava di sicura retrocessione. Ricordo ancora la sua espressione indignata appena dopo aver appreso della condanna alla serie B. Espressione che celava il ghigno di chi avrebbe voluto dire: "adesso vi faccio vedere io!" ma che invece affermava: << chi vorrà i nostri giocatori, dovrà pagare il giusto prezzo >>.
Avevamo appena perso due guide, due personaggi che ci avevano accompagnato per dodici anni della nostra vita da juventini, ma avevamo trovato un presidente - a tratti - serio, dopo uno "Grande" ma fantasma, e, finalmente, il caldo abbraccio di una Famiglia che sembrava non avesse voluto avere più nulla a che fare con la Juventus. Sono gli Agnelli, anche se il cognome è diverso, hanno dalla loro parte soldi, quotidiani, un'azienda che ha fatto la storia d'Italia, un grande potere che non si può piegare di fronte a questi giochetti! Perché che fossero giochetti s'era capito. Guido Rossi lo avevamo già inquadrato. Così come erano stati inquadrati i rapporti tra lo sponsor del campionato, il presidente onesto e un certo Emanuele Cipriani. Ma la preoccupazione era moderata. La difesa morbida di Zaccone, la richiesta di una "pena congrua", erano stati solo errori superficiali o un piano preciso per farsi beffa di una giustizia tanto sommaria. Alcuni credevano che anche alla Gazzetta ci sarebbero stati dei cambiamenti, perché nessun editore può tollerare che vi sia tanto accanimento da parte di un suo giornale verso una propria azienda, figuriamoci nei confronti di una squadra che si dovrebbe amare!
Queste le sensazioni fino al tardo pomeriggio, maledetta sera di uno stramaledetto giorno d'agosto .
La squadra stava disputando un classico torneo amichevole pre-campionato, la notizia viene loro data da un giornalista, proprio lì: "la società ha ritirato il ricorso al TAR". Tra quanti erano di fronte allo schermo quella sera, nessuno dimenticherà mai i volti di Deschamps e Del Piero. Espressioni che racchiudevano incredulità, rabbia e rassegnazione. Non se l'aspettavano neanche loro. Chissà cosa gli era stato detto in sede, chissà quali rassicurazioni avevano inventato per farli rimanere buoni tutta l'estate, tant'è che Didì commenterà: « I giocatori ed io abbiamo qualche difficoltà a capire, magari non sappiamo tutto, ma non capiamo il perché del ricorso ritirato. Era stata presa una decisione, poi è cambiata, mi aspetto delle spiegazioni. »
La società che, per oltre 100 anni di onorata storia, aveva combattuto e vinto migliaia di battaglie, aveva deciso di piegarsi al "sentimento popolare" e tradire i suoi sostenitori. Non ci volevo credere. Spengo la TV, ignoro gli sms che continuano ad arrivare sul telefonino, non ci credo! Non ci credo! Deve esserci un motivo valido! Cerco e trovo il comunicato della società. All'interno c'è una frase incoraggiante:
"Il Consiglio ha preso atto dei significativi segnali di disponibilità che le istituzioni sportive hanno palesato nelle ultime ore per risolvere con equità la vertenza in corso ed ha constatato che tale apertura costituisce un netto cambiamento rispetto a quanto registrato al termine della fase di conciliazione."
Gli avranno promesso la serie A dunque e, probabilmente, anche l'ultimo scudetto. Resto molto amareggiato, perché comunque è prevista una parziale ammissione di colpa, e mi connetto al forum di J1897.com per leggere il pensiero degli altri fratelli. Sul forum era scoppiato il caos. C'era chi incolpava Moggi, come se il ricorso l'avesse ritirato lui, e chi si immaginava già la serie B dietro l'angolo e invitava gli altri a non farsi illusioni. Restai sul forum molto poco, perché era davvero difficile leggere e le difficoltà nel gestire quella situazione si misuravano dal numero di ban e di topic cestinati. In quei pochi minuti mi limitai a scrivere ciò che avevo già dichiarato una ventina di giorni prima: "non ci hanno mai difeso" aggiungendo "e non poteva che finire così". Non ci ho creduto fino in fondo la prima volta, così come non ne ero pienamente convinto quella sera, però i fatti concreti degli ultimi mesi viaggiavano su binari nettamente diversi rispetto a quelle che erano le mie aspettative.
La mattina seguente rileggo il comunicato. Più del resto, questa volta mi colpisce la parte finale: "da domani la Juventus concentrerà ogni suo sforzo nella gestione sportiva". Mi collego all'ANSA in cerca di notizie migliori e leggo dei ringraziamenti dell'ex ministro Giovanna Melandri. In quel momento tutte le mie speranze, che per mesi avevano annebbiato il senno, lasciarono il posto a quelle teorie e a quei pensieri che molti fratelli consideravano folli. La Juventus era davvero finita in serie B, col bianco delle piume e il nero della pece. Vibra il cellulare, è l'sms di un'amica che mi ricorda che è il mio compleanno. Un regalo così sarà difficile da dimenticare, grazie Elkann.
Quel giorno, non a maggio quando si litigava già ma si era tutti uniti sotto un'unica speranza, qualcosa ha spezzato il legame di sangue che lega la nostra tifoseria. Il tifo si è spaccato in due, forse in tre, ed ogni fazione si è dichiarata "più tifosa" delle altre. Non so quanto si possa essere "più tifosi" di un altro. O tifi per la tua squadra o non tifi. O la ami o non la ami. Non esiste il "ti amo più di lui". L'unico fatto certo è che questa divisione ha indebolito la tifoseria juventina. Oltre dieci milioni di tifosi e nessuno li ha visti quando la B è diventata certa. Oltre 10.000.000 di amanti pronti a finanziare chi insulta la propria fidanzata, la fidanzata d'Italia. Da allora nessuna azione collettiva si è mostrata essere realizzabile e, così deboli, non abbiamo mai fatto paura a nessuno.
Ecco, io oggi credo che gli unici a godere di questa situazione, gli unici a volere che la tifoseria juventina resti spaccata, non siano quelli "meno tifosi" ma quanti la Juventus non la amano affatto. Chi in questa situazione c'ha sguazzato, perché ora è meno pincopallino di prima, perché ora magari può bere un caffè con gente che prima vedeva solo in tv e che non rivedrà più se il tifo tornerà ad essere unito. E voi, fratelli juventini, volete ancora dare ascolto a quelle persone che, vigili come avvoltoi, sono pronti a tirar fuori le mezze storie e i vecchi rancori ogni qual volta si sta per tornare uniti? Credete davvero che una simpatia per Moggi o per Lapo basti a tenerci divisi e deboli? Il tempo per riprendersi gli scudetti, illustrare al mondo la farsa subita e inchiodare i colpevoli, non è infinito. Quel tempo sta per scadere. Tra dieci o vent'anni, seduti in un bar a commentare l'ultimo scudetto della nostra squadra, quando qualcuno si alzerà ricordando che, anni prima, abbiamo fatto un campionato di serie B e ammesso le colpe, siete sicuri che non ci sarà alcuna traccia di pentimento in voi? Siete sicuri che non sentirete gravare il peso dell'ignavia quando, con i vostri figli, rivedrete il ricordo di questi anni in un documentario? Sarete pronti a dire: "non potevo fare nulla", sapendo di mentire al sangue del vostro sangue?
Oggi ci troviamo ad affrontare una terribile prova, una prova che possiamo superare solo se uniti nell'intento di affrontarla. E' inutile sperare che tra tre o cinque anni la cosa possa risolversi da sola. La realtà è che la società Juventus ha fatto decorrere i termini per poter fare qualsiasi ricorso. Così come non potrà più rivolgersi al TAR, avendo già presentato e ritirato un ricorso in merito. Quando il processo di Napoli si sarà concluso, credete veramente che, lo stesso organo di giustizia domestica che ci ha condannati, ammetterà la colpa e permetterà una revisione dei processi? La storia recente ci ha insegnato che le leggi non solo si possono interpretare, ma anche inventare sul momento. Non ci sarà alcuna revisione da parte della giustizia sportiva. E a chi crede che tanto sia lo stesso. Che uno scudetto morale equivalga a uno tangibile, autentico, che affianca gli altri. A chi crede che l'importante sia sapere che le vittorie sono state ottenute sul campo, anche se sulla carta c'è una "Juventus Spa" che ha ammesso la colpa. A chi è sicuro che il prossimo sarà quello della terza stella, ma dimentica che non c'è nessun regolamento ufficiale e che di stelle uno può cucirsene anche dieci, ma sarebbero di cartone. A chi, indossando una maglia bianconera, sta facendo ragionamenti che solo pochi anni fa erano i deliri di una squadra di Milano. A questi io dico che hanno sbagliato squadra.
Ci sono delle qualità che ci hanno sempre reso forti, qualità che facevano tremare le gambe degli avversari in campo, qualità che costringevano i tifosi delle altre squadre a nascondersi non solo il lunedì. Tenacia, grinta, lealtà, spirito combattivo e coraggio ci hanno elevato ad essere razza padrona per oltre cento anni di storia. Ora quelle qualità dobbiamo tirarle fuori ancora una volta per riprenderci ciò che è nostro. L'unico soggetto giuridico capace di continuare la sua battaglia legale è l'Associazione GiùlemanidallaJuve, perché mai, dal 2006 ad oggi, ha interrotto le sue azioni legali lasciando decadere i termini o patteggiando alcunché.
Il popolo juventino è chiamato per la prima volta a dimostrare qualcosa. Per la prima volta, orfano degli scudi impenetrabili dell'Avvocato e del Dottore, è chiamato a difendere con le proprie forze la Juventus.
Non combatteremo per i tre punti, per un campionato o per una coppa, ma per l'onore. E se un giorno dovessimo risultare vincitori, quel giorno non sarà solo un altro 5 maggio, non un 26 novembre, non un 9 luglio ma un giorno che resterà unico nella nostra storia. Un nuovo primo novembre. Il giorno in cui avremo urlato che chi ama la Vecchia Signora non si è arreso ai poteri forti, alla stampa, alla politica, alle logiche di un business che ha deciso di sbatterci fuori. Il popolo juventino non si arrende senza combattere. Quel giorno, non troppo lontano, sarà il nostro giorno. Sarà il giorno dell'orgoglio bianconero!

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