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Eventi di F. DEL RE del 24/01/2011 07:18:44
In ricordo dell’Avvocato Gianni Agnelli

 

Intervista ad un mito

Esistono personaggi che non hanno tempo. Icone, miti, leggende; o così li chiamano. Personaggi immortali nell'immaginifico collettivo; personaggi che hanno partecipato alle nostre vite, a modo nostro ovviamente, non loro.

Che cosa ci hanno lasciato?

FDR: Cosa ci ha lasciato, Avvocato Gianni Agnelli?

AGA: La defevenza mio cavo la evitevei; pev il solo motivo che ho fatto dello stile una veligione, un senso di vita. Ho appvezzato quindi, che si vivolga a me col "Lei", anzichè con il "Tu".

FDR: E' un dovere, mi creda; anche perchè ritengo che quello che ha appena detto corrisponda perfettamente alla realtà. E devo dire che mi permetto di rispondere per Lei alla domanda: ci ha lasciato il più alto concetto di stile: esclusivo, mai banale, sempre un passo avanti, ovvero era Lei lo stile; stile magistrale ed inimitabile.

AGA: Vede, quando si è nella mia posizione, è novmale pvoiettave vevso l'estevno un'immagine vincente; pev fav ciò, eva necessavio inventave; o meglio: invevtavsi. E così ho fatto; ma badi bene cavo, pev me, non cevto pev la gente. Tutti quei pevsonaggi che a metà degli anni '80 si mettevano l'ovologio sul polsino diventavano tvemendamente pacchiani. Pensi che la pvima volta che misi il mio ovologio sul polsino, lo feci pevchè il cintuvino a maglie di acciaio mi tivava i peli sopva il polso... Poi mi piacque. Ma stava bene solo a me, ne convenga cavo.

FDR: Ne convengo, Avvocato. Ed ha perfettamente ragione anche nel giudicare gli imitatori. Mi perdoni se salto a piè pari "l'Avvocato grande capitano d'industria"; il tempo e lo spazio per Lei non sono più un limite, se mai lo fossero stati, ma per me lo sono. Ed allora passerei direttamente ed esclusivamente a quello che è stato un amore vero che io e Lei abbiamo in comune: La Juventus. Parlando di Juve, cosa ci ha lasciato l'Avvocato Agnelli?

AGA: Vede, la Juventus è stata una passione totale, coinvolgente. La mattina appena sveglio, evo solito telefonave pvima a Bonipevti pev aveve infovmazioni sulla squadva, e solo successivamente chiamavo Valletta; o Vomiti, negli anni seguenti. Vede: la Juve eva lo svago, la gioia domenicale, il momento in cui si tovna bambini e ci godiamo il giuoco più bello del mondo. Fovtunatamente, in quel giuoco evavamo spesso i migliovi. Tovnando alla domanda: cvedo di avev lasciato lo stesso concetto di stile esclusivo che si può vifevive alla mia pevsona. Insomma: lo stile Juve, celebbevimo, è in un cevto senso emanazione dello stile Agnelli. Non solo Gianni, ma pavlo di tutta la famiglia; c'è l'eleganza esclusiva di Gianni; c'è la stvaovdinavia dedizione al lavovo di Umbevto; la classica viservatezza di tutta la famiglia: alla Juve non tvapelava mai nulla dagli spogliatoi; così come dalle stanze di villa Fvescot nulla usciva sulle questioni di famiglia. A pavte quello che noi volessimo fav tvapelave... (sorride ironico...)

FDR: Mi permetta, Avvocato: Lei ci ha lasciato, parlando di Juve, una successione che i più considerano non degna della storia della società e della famiglia Agnelli...

AGA: Vede, nella vita di un uomo spesso due gvandi amovi si sovrappongono; spesso in manieva consona e nel vispetto vecipvoco; a volte succede che due vealtà che noi amiamo intensamente, fva lovo non siano affatto compatibili. E' la stovia, pev capivsi, della nuova e della suoceva; Lei le può amave allo stesso modo, ma fva di lovo si cavevebbevo gli occhi. Vede: le scelte si fanno anche col cuove. E al cuov non si comanda.

FDR:...No..; NO! Mi perdoni, ma no! Lei era un capitano d'industria; quando c'era da scegliere per il bene della famiglia e delle sue aziende, Lei è passato per essere un uomo capace di sondare l'animo umano e di coglierne i talenti come pochi altri uomini al mondo e per questo è passato persino sui sentimenti del proprio figlio; ha sempre imposto la regola ferrea che in casa Agnelli debba comandare uno solo. E per questo non poteva permettersi di fallire la scelta. I sentimenti: Lei, mi perdoni, ha anteposto i sentimenti di un nonno a quelli del padrone della Juve; Lei era il guardiano del sogno di milioni di tifosi ed ha permesso, nonostante ciò, che la successione fosse quella che oggi, purtroppo, è sotto i nostri occhi... Lei spesso inizia i suoi monologhi con una frase che, mi permetta, farò mia: diceva mio nonno, che la fortuna di una famiglia il primo la fa; il secondo la mantiene; il terzo la sperpera. Converrà che suo nonno, il Senatore, la fece; Lei fu il secondo, causa morte prematura di suo padre; chi c'è ora è il terzo, a causa dei lutti del ramo umbertiano. Un terzo che ci ha messo meno di due anni a disintegrare una storia ultracentenaria. Avvocato: Lei ha fallito l'ultimo atto di un'esistenza altrimenti straordinaria. La domanda è: potesse tornare indietro, rifarebbe le stesse scelte di allora?

A questa domanda, il viso del vecchio condottiero si fece più duro. Le rughe che solcavano il suo viso si moltiplicarono e si fecero persino più profonde; gli occhi piccoli, che prima guizzavano ironia divertita e compiacimento di sè diventarono fredde lame di odio. Fino ad allora aveva amabilmente discusso seduto su una poltrona con le gambe accavallate, il gomito sinistro appoggiato al bracciolo e la mano portata al mento, che reggeva con la "elle" combinata col pollice e con l'indice. Ebbe come a destarsi da un torpore; alzò la testa; la mano sinistra cambiò impostazione: il pollice iniziò nervosamente a disegnare un motivo circolare fra il medio e l'anulare, stando l'avambraccio perfettamente eretto sul bracciolo. Serrò un attimo le labbra fini; chiuse un secondo gli occhi e quando li riaprì l'odio aveva lasciato il posto ad una malinconia leggermente velata. E quindi rispose.

AGA: ... No.

Così si chiude l'intervista ad un mito, ad un ricordo che affoga nell'infinita tristezza di un amore violentato; nell'immagine di me, un soldato che una volta seguiva il generale fino all'inferno, mentre oggi va in battaglia col sapore di m**da in bocca. Si chiude un sogno ad occhi aperti; il sogno di un bevitore di vino, di un fumatore di hashish, di un uomo che ha bisogno ogni tanto di raccontarsi una storia che sia una deviazione da una realtà che non può essere accettata.

Si chiude il viaggio di un ubriaco, di un fumatore, di un sognatore a cui il sogno è stato irrimediabilmente strappato; si chiude nel ricordo malinconico di chi quel sogno costruì e involontariamente distrusse.
 
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