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Attualità di M. VIGHI del 21/02/2011 13:14:13
La Juventus tra presunzione e presuntosi

 

Lecce-Juventus di domenica 20 febbraio 2011 è una partita ed una data che resteranno particolarmente impresse. Grazie anche alla produzione di tossine particolarmente nocive e come causa scatenante di una digestione mal riuscita.

C’è una logica precisa nell’osservare da fuori la nascita e crescita di un progetto coerente di ringiovanimento della rosa, abbassamento del monte stipendi, dismissione di una serie di elementi tra loro eterogenei e spesso in contrasto, in favore della creazione di un gruppo come si confà alla logica sportiva. Chi accetta di osservare questo sceglie di ragionare in ottica manageriale e non strettamente di campo (non per lo meno in tempi brevissimi), e per questo motivo sarebbe contradditorio soffermarsi eccessivamente sui risultati sportivi nel breve periodo, quando l’obiettivo è un qualcosa di più grande e solido in tempi medio-lunghi.
E’ utilizzando questa unità di misura, ovvero quella manageriale, che molti juventini, tra cui chi scrive queste righe, non hanno ritenuto opportuno sperticarsi in critiche selvagge e unirsi ai cori di piagnisteo in pieno stile italico al quale molti tifosi di Madama si erano comunque uniti nell’ultimo periodo.

Lo spettacolo indegno offerto ieri pomeriggio dalla compagine bianconera segna però il travalicarsi del limite tra l’attesa della realizzazione di un obiettivo manageriale ed un presente che se deve accompagnarsi ai traguardi futuri non può però mancare di offrire oggi un decoro accettabile. E di questo decoro ieri non c’era traccia.
Della domenica di Lecce si salvano solo le parole di Delneri a fine partita, che non si nasconde ma a grugno duro accusa la squadra di presunzione. Bene le parole, non altrettanto evidentemente il lavoro psicologico fatto dal mister prima della gara: perché se una squadra entra in campo in quelle condizioni, l’allenatore non può certo essere esente da responsabilità.
La Juventus di ieri è stata inaccettabile. Sembrava che il solo Chiellini percepisse uno stipendio: al di là del giudizio sulla prestazione del terzino, è stato l’unico elemento in bianconero che si vedeva correre per il campo. Il resto per il povero tifoso è stato solo indisponente.

Travalicato il confine accettabile del trade off obiettivi futuri- risultati presenti, sia consentito allora al tifoso juventino di lasciare esplodere il proprio disappunto.
Disappunto per un gioco piacevole e capace di essere una spina nel fianco per ogni squadra di valore, ma che si trasforma in inettitudine di fronte a squadre di rango inferiore che non si scoprono, e che mettono in piena luce la prevedibilità e insufficienza di pericolosità della manovra juventina quando si trova nelle condizioni di dover esprimere lo sforzo del cosiddetto “forcing”. Per non parlare della doppia linea difensiva che un Di Michele scherza come se nulla fosse.
Disappunto per un centrocampo che sarebbe di qualità, ma nel quale i due elementi centrali nonostante tante buone prestazioni non riescono a trovare continuità. Continuità nell’accendere il cervello per quanto concerne Felipe Melo, che come con il Parma dimostra di non digerire l’ora di pranzo, continuità nella corsa e nella distribuzione del gioco Aquilani, il cui rendimento è vertiginosamente sceso in concomitanza con l’appannamento di Krasic e l’infortunio di Quagliarella. Coincidenze che danno dà pensare, perché è assai più facile risultare buoni registi quando hai due punti mobili tra le linee pronti a ricevere palla, mentre è proprio quando l’imprevedibilità scompare che diventa fondamentale un faro nella mediana.
Disappunto per non aver saputo sopperire alle esigenze di comprare un terzino destro, ruolo che il volenteroso ed eccellente (in prospettiva) Sorensen riesce a ricoprire ottimamente di fronte a giocatori tecnici che non riescono mai a disorientarlo con i loro balletti perché il danese ha l’ottima caratteristica di guardare sempre il pallone e non i giocolieri (leggasi gli annullamenti di Eto’o e Zarate), ma che paga dazio in maniera imbarazzante di fronte a chi fa della velocità il proprio grimaldello (vedi ieri Di Michele ma anche il mese scorso Giovinco).

Delneri sia consapevole che anche se la stima verso l’uomo è alta, e resta tale, almeno per chi scrive, anche quella verso l’allenatore, a lungo andare sarà indigeribile pensare di avere una squadra incapace di imporre il proprio gioco verso le cosiddette “provinciali” quando è necessario vincere.
Aquilani sia consapevole che la cifra da spendere per acquistarlo a fine stagione non è di due noccioline. Verrà pertanto riscattato se sul campo il rendimento sarà superiore a tre mesi di buon calcio…in caso contrario sarebbe logico guardare al mercato per rendersi conto se allo stesso prezzo non ci sia in giro alcuno capace di garantire maggior continuità.
Tutto il mondo Juventus sia consapevole che spettacoli come quello di ieri non si possono vedere.

Perché chi scrive, e molti probabilmente vivranno la juventinità in modo simile, è disponibile ad accettare il trade off obiettivi futuri – risultati presenti. Nonché di comprendere i malumori della piazza meno razionale e più istintiva ma ritenerli in un certo senso immaturi. Ma deve pur esserci qualcosa cui appellarsi: almeno le idee sul campo, o un capro espiatorio da immolare per giustificare il fallimento domenicale, si chiami esso infortuni, sfortuna, o persecuzione arbitrale. Quando tutto ciò però viene a mancare si finisce con il rimanere nudi e alla mercè di chi fa la conta, e terminato di contare si gira e subito con espressione esultante può urlare: “toppato”!
Termino con il mio personale augurio di buona settimana a mister Delneri, ad Andrea e al dg Marotta. Non mi rimangerò la fiducia che mi ha ispirato l’impostazione del nuovo corso in 24 ore. Ma sia chiaro, per usare il termine assolutamente azzeccato utilizzato ieri dal mister, che non può esistere la presunzione che tale fiducia sia incondizionata. Non lo sarà sicuramente se si assisterà in futuro a un altro scempio recitato da undici presuntuosi che sono stati presi a pallate dal Lecce, forse perché dopo aver sconfitto l’Inter hanno improvvidamente ritenuto di aver assolto il proprio dovere. Sperando che il periodo con il “forse” dubitativo sia corretto, giacché sarebbe cosa che non sarebbe nemmeno lecito sfiorare con il pensiero.

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