L’unico fatto “concreto” (anche se parlare di concretezza in questi frangenti sarebbe come cercare la neve in mezzo al Sahara) emerso nell’udienza del primo marzo a Napoli è la volontà di Giraudo di pagare al Parma il giocatore Di Vaio in cinque anni, anziché tre. A garanzia di questa operazione fu redatta, secondo la testimonianza di Baraldi, una
carta privata tra Juventus e Parma, assolutamente lecita sul piano civilistico, ma non ammessa dalla giustizia sportiva. Negli stessi anni, i dirigenti di un’altra squadra, essendo impossibilitati a tesserare un giocatore in quanto extracomunitario, pensarono bene di procurarsi documenti di identità falsi e farlo passare per quello che non era. Anche un bambino di quinta elementare sa che
la falsificazione di documenti è un reato: qui non si parla più di giustizia sportiva o civile, ma “si va nel penale”, come ammoniva il Dottor Randazzo del bel film Johnny Stecchino.
E allora sorge spontanea una domanda.
Ma di cosa stiamo parlando? Calciopoli, udienza del 01.03.2011Commenta l'articolo sul nostro forum!