Farsopoli di P. CICCONOFRI del 09/03/2011 07:48:43
La calciopoli di Monti con gli occhi di Facchetti
Fabio Monti è stato chiamato dai pm napoletani a testimoniare in merito alle presunte “confidenze” ricevute dal defunto Facchetti che era convinto che ci fossero delle pesanti anomalie nel sistema (sulle designazioni ed in alcune decisioni) e di una generale tendenza a violare le leggi: il cosiddetto “Sistema Moggi” . Monti è una delle prime firme del Corriere della Sera ed entra nel processo napoletano come confidente dell'ex presidente interista.
Avendo appurato nel tempo il ruolo rivestito dai media in calciopoli, abbiamo deciso di perdere qualche minuto per vedere come ne ha parlato Monti attraverso i suoi articoli nel 2006, ma anche negli anni precedenti e successivi.
16.04.2010: Dagli arbitri pilotati a biglietti e viaggi regalati: le differenze da Calciopoli-uno. Moggi organizzò una rete privata di telefoni per dettare i nomi degli arbitri da designare Il giornalista difende la posizione dell’inter e di Facchetti: “Sebbene il dibattito sia più che mai aperto, non si riscontra per ora un’analoga gravità nei fatti in questa seconda fase di Calciopoli, nemmeno nei confronti dell’Inter e di Facchetti, che sono i veri (o unici) obiettivi della controffensiva di Moggi. E non soltanto perché, in questo e in altri casi, non esistono le sim straniere, che consentivano a Moggi di essere in costante contatto con arbitri e designatori”. Le telefonate sono diverse per quantità (i pm hanno parlato di 450 chiamate in entrata e uscita con i due designatori contro le 40, compresa una dove quella ascoltata non è la voce di Facchetti), per frequenza, per argomentazioni, per modo di proporsi. Dettare la griglia per il sorteggio è molto diverso da (non) fare nemmeno il nome di Collina (pronunciato da Bergamo) e considerato da tutti come un’assicurazione sugli errori. Senza dimenticare chi chiama chi. Nel caso dell’Inter sono quasi sempre i designatori a chiamare e non il contrario, come avveniva per Moggi.
25.06.2006: Moratti: ci hanno truffati, ora lo scudetto va assegnato. Inizia la campagna scudetto dell’onestà. “Però c' è l' altra faccia del pallone. Lo scandalo italiano, quello che non ha nemmeno sfiorato per un minuto l' Inter. Moratti potrebbe anche essere orgoglioso di non essere mai caduto in tentazione, di prendersi una silenziosa rivincita nei confronti di chi non perdeva occasione per dargli lezione di calcio e di contabilità aziendale. .. Moratti non ha nulla da chiedere per sé e per l' Inter, ma non gradisce l' idea che si parli di non assegnazione degli scudetti: «Sarebbe una scelta che non condivido, perché significherebbe che tutti sono colpevoli. E non mi sta bene. Lo scudetto rappresenta un premio per chi è stato più bravo e per chi si è comportato bene, cioè per chi ha rispettato le regole dello sport. Anche se è arrivato terzo o decimo. Per questo le classifiche vanno ridisegnate e qualcuno alla fine dovrà essere comunque premiato. Per una questione di giustizia». Non per una festa che non ci sarà".
05.09.2006: È finita la corsa di Facchetti il rivoluzionario. Inizia a parlare delle confidenze di Facchetti. “Nel 2002, cominciò a rendersi conto che si trattava di un disegno sportivamente criminoso. Lo disse senza paura anche alla squadra, appena diventato presidente, il 12 febbraio 2004, dopo una semifinale di Coppa Italia, un' Inter-Juve risolta ai rigori, nel quale l' ex (per fortuna) arbitro Pellegrino aveva combinato di tutto: «Io non ho la pazienza del dottor Moratti e vedrete che questi faranno una brutta fine». Perché Facchetti ha sempre vissuto nella convinzione che le regole fossero sacre e proprio non poteva sopportare chi cercava di violarle, fossero anche gli onnipotenti Giraudo e Moggi. Non aveva l' abitudine di alzare la voce, ma era un uomo che sapeva farsi rispettare. Una persona perbene e proprio per questo più rispettata all' estero (alla Fifa e all' Uefa era un' autorità, ascoltata con grande attenzione) che nei palazzi italiani”.
24.04.2002: La Juve ha voglia di far pace con l' Inter Giraudo: «Polemiche nate da un equivoco». Sensi: «Colpa nostra se perdiamo lo scudetto». Facchetti e gli arbitri: «Mai ricusato nessuno». Rientra in gioco Collina. Prima del 5 maggio 2002, Monti riporta un virgolettato di Facchetti: “La regolarità del finale di campionato si intreccia con la questione arbitrale, nella quale entra in gioco Pierluigi Collina. Ieri il vice-presidente dell' Inter, Giacinto Facchetti, ha cancellato le voci inesatte circolate in queste ore, per chiarire la posizione dell' Inter su Collina: «Bisogna essere chiari. Non abbiamo mai chiesto che un arbitro non diriga nostre gare e mai lo faremo. Questo non è nel nostro stile»” E leggete cosa scriveva sugli arbitri: “I fischietti nel mirino De Santis il più contestato: quello su Ronaldo non è l' unico errore; Collina gode di grande stima all' estero: per la Fifa è il migliore; Gabriele esordiente, ha già diretto tre volte la Juve (2 in trasferta); Cesari ha diretto Juve- Roma, Roma-Juve e Inter-Roma; Messina non ha sbagliato più di altri, ma ha pagato più di tutti."
10.03.1997 Moratti: "Inventate regole nuove ".Ampio spazio alle polemiche interiste. Parla Collina:“«Non sono state le proteste degli juventini, ma un mio scrupolo a spingermi dal guardalinee. Non erano passati cinque minuti dal momento nel quale il gol era stato convalidato e l'importante e' che sia stata presa la decisione giusta». Ma chi era in campo e' convinto che a spingere Collina dal guardalinee siano state le proteste urlate del capitano della Juve, Ferrara. Questa la testimonianza di Di Livio: "All'inizio Collina era convinto che il gol fosse regolare, ma quando e' andato dal guardalinee questo gli ha detto che era un po' incerto". Questo episodio, notato dalla tribuna, ha scatenato l'ira di Massimo Moratti, un secondo dopo la fine: "In 45 anni di calcio non avevo mai visto una cosa del genere. E' stata inventata una nuova regola, molto piu' evoluta del progetto della Lega. Io, come tanti altri del pubblico, quando arbitro e guardalinee convalidano, penso che sia gol”.
Secondo voi, chi si è trovato a leggere questi articoli, che idea si sarà fatto?
Alla sicurezza mostrata nei suoi pezzi si è contrapposto un interrogatorio timido in cui ha cercato di dare credibilità alle chiacchiere da bar. Una presa di posizione forte quella di Fabio Monti nel corso degli anni, forse dovuta alle stesse delle convinzioni del suo amico Facchetti (pur non conoscendo la fonte di quelle idee), che ha alimentato quel clima di sospetto atto a creare le basi per indirizzare verso un solo colpevole. Alla fine del controinterrogatorio delle difese, il giornalista ha affermato che in realtà, quelle confidenze, erano solo uno scambio di interpretazioni sugli episodi. Interpretazioni che divulgate attraverso editoriali su quotidiani nazionali, hanno amplificato – alimentandolo - quel sentimento popolare che ha portato a calciopoli.
Forse il processo di Napoli non arriverà a sentenza, ma quello che ha prodotto deve rimanere bene impresso in tutti noi, per non correre nuovamente il rischio di credere ad un sistema mediatico avvezzo a deviare l’attenzione, spostando l’interesse laddove ne trova la convenienza.