E’ dal 2006 che molti di noi seguono
giornalmente l’evolversi del processo napoletano e di quanto ha girato ed ancora gira intorno a farsopoli. Ci siamo informati cercando un’alternativa alla stampa nazionale e lo abbiamo fatto mossi dalla
passione per la nostra squadra. Siamo entrati all’interno di un’aula di tribunale per ascoltare anche i sussurri, pronti a cogliere, analizzare e rielaborare ogni sfumatura confrontandola con quanto raccontato dai media. Arrivando così all’amara conclusione che, il
condizionamento mediatico, non è più solo una teoria di qualche
“squadrista” ma una triste realtà.
Siamo noi ad essere testimoni e memoria storica di quello che è successo negli ultimi cinque anni, perché nel momento in cui è assodato
che la stampa più che ad informare pensa ad oscurare, che
la giustizia ha finito per rappresentare un diritto per i cittadini di questo paese, rimaniamo noi, con le nostre idee e le nostre conoscenze, l’ultimo baluardo che può continuare a parlare di un’altra verità.
Lo abbiamo detto dal primo giorno, quella di combattere una farsa come calciopoli sarebbe stata anche
una lotta di civiltà, portata avanti con l’onore da tifosi e con la responsabilità di cittadini. Se un insegnamento abbiamo ricevuto da questa esperienza è quello di aver toccato con mano
cosa è la giustizia italiana (sia sportiva che non ) e come non deve mai essere vissuto uno sport. Siamo noi a rappresentare l'esempio di come lo sport sia riuscito ad unire in nome di una passione, e dare anche un insegnamento di vita.
Non dimentichiamoci di quel che ci ha lasciato in eredità questa brutta storia: la responsabilità e l’onore, di tifare Juventus!
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