È una sentenza per certi versi storica, quella che ieri ha
condannato a 16 anni e mezzo di carcere all'amministratore delegato Harald Espenhahn per la morte di sette operani alla ThyssenKrupp.
Senza volere entrare nei meandri legali della vicenda, questa è per certi versi la
vittoria di tanti operai costretti a lavorare in situazioni di oggettivo pericolo a causa di imprenditori poco propensi ad investire in sicurezza. In questa storia, sono molti i nomi che chi ha seguito le vicende juventine degli ultimi anni riconoscerà, a partire dal PM
Raffaele Guariniello, che una volta tanto ha lavorato su una vicenda seria, uscendone peraltro “vincitore” (sempre che di vincitori si possa parlare, in questi tragici frangenti), fino all’avvocato difensore
Cesare Zaccone, la cui sconfitta
questa volta probabilmente spiacerà anche ai suoi clienti.
Ora c’è solo da chiedersi una cosa. Questa sentenza resterà un episodio isolato o creerà un precedente che altri giudici vorranno seguire? È una domanda lecita, anche perché
senza bisogno di andare a cercare amministratori delegati in Germania, ci sono tanti altri industriali italiani che hanno un bel numero di morti sulla coscienza. Ma stranamente non ne parla quasi nessuno.
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