Durante la maledetta estate del 2006 ci hanno inculcato che sarebbe tutto cambiato: nuovi sorrisi, grandi partite, chiunque in grado di vincere il tricolore.
Ora, a distanza di quasi tre anni, nonostante l’evidenza metta in vetrina gli
stessi errori, anzi peggio visto il numero di gran lunga maggiore, ci obbligano a stare zitti, o come dice Luciano Spalletti (fresco di squalifica) a passare per coglioni.
Perché oggi gli arbitri sono in buona fede e la moviola serve semplicemente a chiarire determinati episodi, visto che non esiste più un determinato “sistema”.
Diciamocelo chiaro: l’Inter è la squadra più forte del torneo. Attenzione non è sarcasmo!
I numeri parlano chiaro: 18 vittorie (di cui la metà in trasferta), 6 pareggi e solo due sconfitte (entrambe fuori casa), con il miglior attacco (47 gol realizzati, 1.81 a partita), e la miglior difesa (21 gol subiti, 0.81 a partita), in comproprietà con la Juventus.
Un ritmo inarrestabile che ha portato gli indossatori di scudetti altrui ad avere un vantaggio sulla seconda, la Juventus, di ben 7 punti.
Il paragone cade guarda caso sull’ultima Juventus di Capello; quella dei 91 punti, delle 27 vittorie e di una sola sconfitta.
Una Juventus che confezionava 76 giornate consecutive in testa al campionato, con una squadra che nell’estate del 2006 riempiva, con 8 giocatori titolari e 5 ex, il prato di Berlino. Due squadre, visto l’ultimo dato, con evidenti differenze, ma accomunate da un’unica costante: non mollare mai.
E’ il segno dei tempi: fatta scomparire una, era inevitabile che esplodesse l’altra.
Ora l’aspetto drammaticamente sarcastico.
Quando la corrazzata bianconera dominava in lungo e in largo l’intero “stivale”, attraverso la moviola si tiravano in ballo, da opinionisti televisivi e tesserati, dei mezzi falli fischiati a centrocampo, delle ammonizioni, ipoteticamente pilotate, date agli avversari, delle rimesse laterali “forse” invertite, dei fuorigioco riproposti da miriadi di angolazioni manco fossero candidati ai premi "oscar". Raggiungendo l'apoteosi quando in effetti c’era una svista arbitrale, apostrofando con il termine "cupola" del calcio la dirigenza bianconera.
Non c’era settimana che non si innescavano polemiche, illazioni, supposizioni.
Ogni episodio che interessava la Juventus dava il via ad un travaglio mediatico, che si concludeva all’interno degli stadi partorendo il termine
“Ladri!”. Il famoso “sentimento popolare” che è servito per moralizzare le sentenze sportive. Eppure questa settimana, l’amministratore delegato dell’Inter Ernesto Paolillo, nel corso della trasmissione Rai Radio anch’io lo Sport, ha dichiarato che:
“La moviola è nata per servire a chiarire, e non per mettere in dubbio l’operato dell’arbitro. L’uso che se ne sta facendo in questi ultimi anni tende solo a questo, però l’arbitro in campo deve decidere in una frazione di secondo e quindi può anche sbagliare. Quest’anno ho visto dare rigori molto più dubbi di quello di domenica” , parlando del rigore fischiato a Balotelli in Inter-Roma.
La dose l’ha rincarata il presidente della Figc Giancarlo Abete:
“Sono dell'idea che se d'ora in poi vogliamo tornare a goderci il calcio nella sua "vera" espressione, dobbiamo entrare in una dimensione diversa. Non pensiamo sempre alle polemiche arbitrali o alle tensioni del dopo-partita. Pensiamo piuttosto che a San Siro c'è stato un grande spettacolo ed una grande partita”. Anche il presidente bianconero Giovanni Cobolli Gigli, in una dichiarazione apparsa su “Tuttosport”, ha recentemente dichiarato:
“…mi fa piacere che si parli solo di errori e che nessuno pensi più che esiste un sistema, uno schema. E questo credo sia palese agli occhi di tutti”. Per non farci mancare proprio nessuno è intervenuto anche Josè Mourinho, il quale, nella conferenza stampa alla vigilia dell'impegno di Coppa Italia, parlando delle ultime polemiche successive alla gara con la Roma., si è scatenato:
“La "prostituzione intellettuale" è lontana da me. - ha detto il tecnico nerazzurro - A me piace l'onestà intellettuale, e mi sembra che negli ultimi giorni ci sia una grandissima manipolazione intellettuale, un grande lavoro organizzato per cambiare l'opinione pubblica per un mondo che non è il mio".Tombola! Sia Paolillo che Abete, così come Cobolli Gigli e naturalmente Mourinho, non sbagliano. Questo dovrebbe essere il calcio; fatto di errori in buona fede e di semplici chiarimenti dopo una svista arbitrale. Ma soprattutto dovrebbe interessarsi agli episodi tecnici, alla forza di una squadra, nel valutare la prestazione di un reparto.
Quello che non ci torna sono le morali di etica sportiva che ci vengono propinate oggi, in nome della “vera” espressione del calcio, seppur pregne di errori, di sviste e di episodi dubbi.
Come è sempre avvenuto e sempre avverrà.
Quello che non ci torna è come mai, riproponendo la stessa sceneggiatura, oggi ci viene pubblicizzato come un film da “oscar”, lo stesso prodotto che venne, ieri, definito metaforicamente un vergognoso filmino di serie “B”. Né più, né meno, stiamo assistendo ad un malessere che il calcio di “tutto il mondo” si porta dietro da quando l’uomo inventò il gioco del pallone: polemiche, tensioni, errori in buona fede, sviste “umanamente” asservite, in parole povere il “calcio”.
La Juventus ha emesso un comunicato stampa chiedendo alla società Inter di dissociarsi da quanto detto dal proprio allenatore. L'Inter, però, non si è affatto dissociata.
"Dopo aver letto con attenzione la nota ufficiale di Juventus F.C. - si legge in una nota pubblicata sul sito nerazzurro - si sottolinea che Josè Mourinho ha risposto in maniera chiara ed esplicita a un attacco di pari livello. Il nostro allenatore ha espresso le sue idee, senza insinuazioni, senza malizia, con sincerità, secondo il suo stile, molto apprezzato dalla Società". Nell'intervallo di Lazio-Juventus di Coppa Italia Cobolli Gigli è di nuovo entrato nella polemica definendo la risposta dell'Inter
"non soddisfacente". E poi ha chiuso la polemica così:
"Mourinho probabilmente si è sentito provocato, ma io non individuo da cosa. Mi sembra una reazione esagerata ma chiudiamola qua. È ora di smetterla con il calcio parlato e di fare il calcio giocato".La “querele” è continuata con le repliche dell’amministratore delegato Jean Claude Blanc, il quale si è detto fiducioso nel ruolo delle istituzioni, prendendo atto della posizione dell’Inter, quest’ultima dichiarata al fianco dell’allenatore. Seguendo sulla falsa riga la dichiarazione di Claudio Ranieri
“è lo stile Inter”. Prendendo atto che, da juventini, sappiamo benissimo cos’è il calcio giocato e di come si vincono gli scudetti: sul campo e con la migliore squadra; non ci fa strano vedere l’Inter primeggiare in campionato, ammettendo che è la squadra più forte e completa, proprio come lo sono state tutte (o quasi) le società che hanno primeggiato nel massimo torneo nazionale.
Gianni e Umberto Agnelli ci hanno inculcato uno stile, lo stile Juventus. Quello che prende atto delle situazioni, e capisce che come ieri era forte e imbattibile la Juventus, oggi lo è altrettanto l’Inter, a prescindere da eventuali sviste arbitrali a favore. Così come, nelle polemiche, lo è stata la Roma di Capello o la Lazio di Eriksson. Vincere un torneo che dura oltre otto mesi, vuol dire avere coraggio, forza, grinta, determinazione e soprattutto la consapevolezza di essere più il forte; in campo e in società.
Ma nel momento in cui, davanti all’evidenza, ci viene propinata una differenza tra quello che era ieri e quello che è oggi, allora pensiamo alle parole di Spalletti e con stile diciamo:
“Poi se uno sta zitto, rischia di passarci davvero”. Commenta l'articolo sul nostro forum!