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Farsopoli di P. CICCONOFRI del 25/04/2011 10:01:17
La voce pubblica come mezzo di prova?

 

E’ stata chiusa la fase dibattimentale del processo calciopoli lo scorso martedì 19 aprile 2011, e non sono mancate le sorprese. Parto dalla conclusione riassumendo, attraverso le decisioni del Giudice Casoria, quello che in realtà è stato calciopoli. Il Giudice ha rigettato la richiesta dei p.m. di inserire la copia dell’intervista a Pieroni, rilasciata a Repubblica in data 8/02/2005, perché priva di contenuto probatorio e proveniente da teste già esaminato; ha rigettato la richiesta di acquisizione dei resoconti di stampa delle partite del campionato 2004/2005, perché riportanti manifestazioni di opinione; ha rigettato la richiesta di acquisizione delle schede indicative degli intestatari delle utenze contattate da quelle straniere, perché incerto il modo, il tempo e l’autore della loro formazione; ha rigettato la richiesta di mezzi di prova avanzata dall’avv. Trofino perché superflua; ha rigettato la richiesta di esame - ex art 507 - di Preziosi (richiesta dal Legale del Brescia calcio), perché negativo il giudizio di rilevanza; ha acquisito il documento prodotto dall’avv. Bonatti (difesa Pairetto), utile all’individuazione delle telefonate ivi indicate e contenute nei supporti informatici già acquisiti.

L’avvocato Vitiello, legale della Juventus, motivando la sua opposizione alle richieste delle accuse, ha detto: “abbiamo la voce pubblica che diventa mezzo di prova? “ ed ancora: “Non soltanto sono anonimi gli atti e gli articoli, ma sono da considerarsi anonimi anche gli altri elementi che la Procura vuole sottoporre alla vostra attenzione. Sono documenti non sottoscritti, sono documenti che non sono realizzati in verbali, di cui si ignora anche la provenienza dal punto di vista tecnico perché non si evince nemmeno la fonte da cui essi sono stati tratti”.
Parole che hanno fatto seguito a quelle dell’Avv. Prioreschi: “si continua sulla linea dell’indagine preliminare, soltanto gli articoli di una certa stampa, ci sta la gazzetta dello sport...Repubblica...ad esempio non c’è Tuttosport perché sarebbe di parte...anche la gazzetta credo sia di parte”.

Alla fine calciopoli è riassunta in queste poche dichiarazioni. La Voce pubblica è diventata non soltanto mezzo di prova, ma la base della condanna sportiva del 2006; i documenti di una certa stampa, come quelli della Gazzetta, sono entrati nelle informative di Auricchio, senza nemmeno verificarne la correttezza; le rilevanze del fantomatico teorema sulle schede svizzere, con la sua ricostruzione incerta nel modo e nel tempo, hanno finito per riempire pagine di giornali arrivando ad ipotizzare, ipnotizzando l’opinione pubblica, quello che poi non sono stati in grado di provare; le dichiarazioni alla stampa sono state rincorse dall’accusa (vedi caso Zamparini) fino all’ultimo giorno, alla spasmodica ricerca di elementi a supporto di quelle che sono rimaste soltanto teorie. Al contrario è stato ritenuto superfluo continuare a provare l’inconsistenza delle ‘accuse’ di cui si è fatto portavoce Nucini, che più volte si è riproposto con nuove versioni. Ricordiamo anche la mole di testimoni che l’accusa ha fatto sfilare in aula, la cui rilevanza si è dimostrata pressoché nulla, se non quella di rappresentanti del comune sentire polare. C’è da meravigliarsi soltanto a pensare di come sia stato possibile, all’interno di un processo penale, poter provare la colpevolezza degli imputati per “associazione a delinquere”, con i “si dice…”, credendo magari di essere al bar dello sport.

Un’udienza che ha messo nuovamente in mostra “un’ulteriore sconcertante situazione”, così come definita dalla difesa di Pairetto. E’ stata accertata nuovamente la scarsa qualità dei brogliacci: “indicavano telefonate sempre senza indicare gli interlocutori o indicando come totalmente irrilevanti telefonate che invece si sono poi rivelate rilevantissime” +, come quella fra il Presidente dell’Empoli Corsi e il dott. Pairetto. “E’ più difficile andare a valutare se esistono le telefonate che invece i brogliacci indicano come non esistenti”, eppure, artigianalmente è stato provato che ci sono e Casoria ha accolto il materiale prodotto a supporto. Non è una novità, ma ancora una volta, queste forzature presenti nell’inchieste, lasciano intendere chiaramente dove si voleva arrivare.

Prendiamo atto che con quest’ultima udienza e il relativo rigetto dell’ultimo tentativo di dare vita all’ennesima prova di colpevolezza in cui si voleva “introdurre dalla finestra quello che non è entrato dalla porta” (cit. Prioreschi), è stata salvata almeno la dignità di chi si sarebbe trovato anche a difendersi dalle voci del forum dei laziali!

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