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Farsopoli di G. FIORITO del 27/04/2011 15:12:16
Teresa Casoria: una giudice

 

Chi era convinto che la serie completa di effetti speciali generati da calciopoli fosse scaturita dal processo della giustizia sportiva del 2006 è rimasto ancora una volta stupito. Tra le chicche di quella estate credo nessuno possa dimenticare il pronunciamento della requisitoria prima del dibattimento da parte del procuratore Palazzi, l’aver basato il procedimento sulle intercettazioni acquisite dalla FIGC da Napoli, che non avrebbero potuto costituire mezzo di prova fuori dal procedimento per il quale erano state disposte e cioè il processo penale, il non consentire alle difese di produrre testimoni in aula né riprese filmate, l’aver operato un cernita minuziosa tra le decine di migliaia di intercettazioni per centellinarne qualche decina da usare contro la Juventus, l’aver chiamato a commissionare la FIGC direttamente l’ex componente ed ex nonché futuro presidente della Telecom e tifoso interista Guido Rossi, l’aver ideato a posteriori per giustificare la dura sentenza l’”illecito strutturato”. La creatività della giustizia sportiva però, si sa, è difficile da applicare a un procedimento della giustizia ordinaria. Eppure anche stavolta abbiamo visto cose che ci costringono a ripetere l’abusata citazione del film Blade runner “che voi umani non potreste immaginarvi”.

Alla carrellata di testimoni presentati dall’accusa e utili alla difesa, all’uscita delle intercettazioni dimenticate, al memoriale del fantasma, si sono aggiunti episodi al limite della credibilità, che stanno smascherando completamente la farsa. Le accuse si rivelano infondate e gli imputati non sono i mostri che erano stati dati in pasto alla stampa e ai tifosi da bar. Che fare? Buttarla in prescrizione. Senza certezze per nessuno, a parte chi ha seguito il processo perché direttamente interessato e quel pugno di rancorosi che nei decenni a venire, come stanchi aedi, continueranno a suonarsela e a cantarsela fra di loro. Ma come riuscirci? Facile, esattamente come la prima volta. Nel 2006 la pretesa di operare per il calcio pulito trovò il suo bersaglio in Luciano Moggi. Fatti fuori lui e Giraudo, tutto sarebbe stato compiuto. Oggi con lo stesso sistema si sta cercando di eliminare la giudice Casoria, presidente della nona sezione penale del tribunale di Napoli, nonché presidente del Collegio nel processo di calciopoli. Attraverso una serie di illazioni e accuse finalizzate ad ottenere che si astenga dal processo, perché la sua sostituzione ne provochi il necessario allungamento dei tempi, in fondo un altro anno, che determini la prescrizione. Fin dall’inizio la giudice Casoria è apparsa come una donna dai modi bruschi, energici, burbera, capace di andare al sodo, di mettere alla berlina personaggi e situazioni dalla limpidezza discutibile, sarcastica. Entrata nei nostri cuori per i modi diretti, ma soprattutto per le intenzioni subito manifestate di portare a termine il processo. Un personaggio scomodo, di quelli che tirano dritto per la loro strada, senza peli sulla lingua, che non le manda a dire. Una abituata ai processi della camorra, che non ha paura di niente e di nessuno. La prima cosa che aveva detto nel momento dell’apertura del processo era stata: “sbrighiamoci, qui abbiamo cose serie su cui lavorare”. Al pm Beatrice, poi sostituito da Capuano, non era andata giù. Lo scorrere del tempo è stato fin dall’inizio il pensiero fisso dell’accusa. Per questo era nata la disputa con le due giudici a latere, la Pandolfi e la Gualtieri, quando Teresa Casoria, per velocizzare l’iter, aveva deciso di escludere le parti civili. Che subito avevano pensato bene di fare una prima richiesta di ricusazione, respinta. Come la seconda. Presentata dai pm. E la terza, che rimandata di recente al 20 maggio, arriverà dopo la sanzione della censura da parte del CSM dell’8 aprile contro la giudice per aver offeso i colleghi con frasi lesive della loro dignità e violazione dei doveri generali di correttezza, riserbo ed equilibrio e di rispetto della dignità delle persone. 9 episodi riportati, dei quali la disciplinare ha tenuto conto di 6, quelli caratterizzati da un linguaggio “triviale”. Il provvedimento della censura rappresenta niente più che una nota di biasimo e ha scongiurato per il momento il pericolo della sospensione della giudice dalle sue funzioni. In teoria non dovrebbe essere decisiva ai fini della risoluzione che la Corte d’Appello di Napoli dovrà prendere riguardo alla ricusazione, però potrebbe pesare. Perché, come osserva un articolo di Buccheri su La Repubblica, “non fa altro che alzare il velo su contrasti interni al procedimento che ne minano fortemente la serenità”. In realtà si tratta di qualcosa di più. La giudice Casoria ha detto senza mezzi termini di aver subito pressioni per astenersi da questo processo. Attraverso una comunicazione epistolare, il procuratore capo della procura di Napoli, Giandomenico Lepore, avrebbe sollecitato il presidente del tribunale di Napoli, Carlo Alemi, a liberarsi di lei. La giudice ha parlato di una lettera che avrebbe firmato, con un procedimento che di fatto è desueto, per rassicurare Alemi che non si sarebbe astenuta dal celebrare il processo. Ma c’è dell’altro, ha ribadito che non avrebbe alcun motivo per farlo e che svolgere i processi è un dovere. Puntando a sua volta l’indice contro il procuratore della repubblica, che terrebbe “sotto schiaffo il presidente del tribunale”. E in generale contro i pm del processo di calciopoli, che sarebbero renitenti a pronunciare la requisitoria e hanno chiesto indagini supplementari e avuto un teste che… ricorderete la sceneggiata improvvisata da Nucini il 15 marzo. E’ un momento nel quale in Italia si discute molto di riforma della giustizia. La sensazione che rimane di questa brutta messa in scena che calciopoli non smette di essere è che il nostro paese abbia bisogno non solo di riforme, ma di persone degne dei ruoli che rivestono e consapevoli dei loro doveri. Teresa, la donna, la signora Casoria, la giudice, ci permette di sperare ancora che il processo di calciopoli di renderà giustizia. E che il nostro paese potrebbe essere migliore. Nonostante 6 comportamenti triviali che non vorremmo mai vedere sommati arbitrariamente in qualcosa di più grave che non esisteva prima. Come accadde nel luglio del 2006.

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