Le regole dello Statuto della FIGC

La questione sulla competenza a revocare lo scudetto del 2006, che da qualche giorno appassiona giuristi di chiara fama di tutta Italia, mi sembra – scusatemi la franchezza – tutt’altro che complicata.
Per esprimere il mio punto di vista sul busillis mi sono preso la briga di leggere lo Statuto della Federazione Italiana Gioco Calcio.

Il punto di partenza è l’art. 13, che stabilisce la seguente regola:
la FIGC “decide sull’assegnazione del titolo di campione d’Italia” .
A questo punto nasce il problema: come fa la FIGC a decidere sulle sorti di uno scudetto?
La risposta (ammettendo che il Consiglio federale non sia competente) è contenuta nell’art. 24, comma II, dello Statuto:
“2. Il Presidente federale, sentiti i Vice-Presidenti adotta, sotto la sua responsabilità, i provvedimenti di ordine amministrativo, tecnico e sportivo corrispondenti alle attribuzioni riconosciute dal presente Statuto alla FIGC e non specificamente devolute ad altri organi”.

Ed in effetti, spulciando tutti gli articoli dello Statuto della FIGC, non si rinviene alcuna specifica competenza - in merito all’assegnazione del titolo - in capo al Consiglio federale, che, a tutto concedere, può esprimere atti di "indirizzo generale" (art. 27 dello Statuto), ovvero esprimere, su richiesta del Presidente o su proposta di un suo componente, “indirizzi in merito a ogni situazione che comunque interessi l’attività tecnico-sportiva della FIGC e lo svolgimento del giuoco del calcio” (fatto, questo, se non altro auspicabile vista la delicatezza della materia).

Ecco, dunque, che la diatriba sulla competenza del Consiglio federale rischia di spostare l’attenzione su un falso problema, considerato che, quando non si sa a chi spetti adottare una determinata decisione su una materia di competenza della FIGC (e l’assegnazione dello scudetto è certamente una di queste), questa è demandata, per Statuto, al Presidente.
Quindi, pur ammettendo che il Consiglio federale non sia competente, allora lo sarà certamente il Presidente Abete (ai sensi degli artt. 13, comma 2 e 24, comma 2 dello Statuto), il quale dovrà pur prendersi la responsabilità di decidere, visto che è in gioco la credibilità – se ancora ne rimane - dell’intero sistema.

Non revocare lo scudetto 2006, dopo quello che ha scritto sull'Inter il Procuratore Palazzi (organo della stessa FIGC), appare impensabile (se non altro per quei principi di probità, lealtà e correttezza proclamati, con l'enfasi del miglior de Coubertein, dall'art. 1, comma 5 dello Statuto federale).
Vorrei poi vedere quale giudice potrà mai ritenere illegittima la revoca di questo scudetto, tenendo conto delle premesse su cui era stato assegnato e dei fatti che sono stati "scoperti" dopo l’assegnazione a tavolino.