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Farsopoli di E. LOFFREDO del 14/08/2011 13:20:48
Abete, scheletri ed eventuale autodenuncia

 

Premetto: Abete persona non merita alcuna considerazione, né quindi il tempo di scrivere o leggere qualche riga su di lui. Di Abete presidente della FIGC però non possiamo disinteressarci. Qualche giorno fa, in una intervista al giornale rosa il presidente federale ha mostrato ancora una volta che persona è.

Dell'intervista che Abete ha concesso al quotidiano sportivo milanese vorremmo commentare due passaggi, che illuminano una volta di più quale grande dirigente sia Abete. Riguardo ai fatti di calciopoli ha affermato che la verità «come presidente della Federcalcio oltre un certo livello non la
cercherò, perché devo tenere conto del ruolo istituzionale della Federazione
». Superato l'imbarazzo nel leggere questo proposito, non possiamo che fare nostro l'interrogativo di Luciano Moggi: perché non dovrebbe andare "oltre un certo livello"? E poi, quale sarebbe questo livello? Se proprio Abete volesse tener conto del ruolo istituzionale della federcalcio, non può accontentarsi di indagare la verità fino a un non meglio precisato livello. Se non è la FIGC a poter ricercare tutta la verità, chi altri è quel soggetto?

Proprio per l'impossibilità di andare oltre un certo punto (secondo Abete) ci chiediamo: a che pro in FIGC starebbero sbobinando tutte le telefonate di calciopoli? Tempo che finiscano e che sia pronta la relazione del procuratore Palazzi, saranno certamente maturati almeno un paio di volte i termini di prescrizione. Ma Abete per un certo verso ci tranquillizza, si stanno trascrivendo le telefonate per verificare «se ci sono condizioni di autodenuncia». Abete quindi promette che anche di fronte ad una intervenuta prescrizione lui vi rinuncerebbe, autodenunciandosi appunto. Potremmo parafrasare una sua già celebre frase, "il presidente federale non si fa prescrivere".

Caro Abete, se ci sono le condizioni per autodenunciarsi lei già lo sa, conosce i suoi misfatti, non deve certo scoprirlo dalle telefonate . Lei dà l'impressione di temere la scoperta di qualche sconveniente telefonata e mette le mani avanti. Ma così facendo non fa altro alimentare il sospetto (quasi certezza).
 
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