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Farsopoli di G. FIORITO del 22/09/2011 14:49:31
Zamparini ama la radio perché arriva alla gente...

 

Ai microfoni di “Un giorno da pecora”, in onda su Radio 2, riecco il dissacratore Zamparini. Non ha peli sulla lingua e l’audio dell’intervista fa il giro del web, complici le piccanti stoccate riservate a Berlusconi e alla prole di Bossi e Di Pietro. Se questi ultimi vengono tacciati di nepotismo, non se la cava meglio il primo, attaccato alla poltrona e “rincitrullito” al punto da non aver capito che è l’ora di levare le tende. Nonché padrone di un Milan sempre più impoverito che ingaggia solo campioni in scadenza di contratto. Il presidente del Palermo sarebbe anche disposto a un passaggio di mano della società, se solo trovasse un adeguato sostituto alla sua degna persona, anche se per amore del vil denaro sarebbe disponibile a fare economia sullo stipendio del prossimo allenatore delegando il compito a se stesso.
Secondo Finardi se una radio è libera ma libera veramente, mi piace ancor di più perché libera la mente. Nonostante le succose dichiarazioni rimediate dalla prolifica dialettica dell’interlocutore, arriva una domanda dal tono schietto e per niente banale. Una domanda che fino allo scorso luglio forse nessuno avrebbe posto in questi termini diretti: “Che vogliamo fare con l’Inter che telefonava agli arbitri?”. Normale sarebbe stata una risposta in grado di dare una valutazione sulla prescrizione decisa da Palazzi e la propria incompetenza stabilita dalla FIGC.
A Zamparini piace invece stupire: “Dal 1947 al 1990 bisognerebbe togliere tutti gli scudetti. Specialmente quando non c’era la televisione gli arbitri ne commettevano di peggio e di più e il sistema ne commetteva di peggio e di più. Il potere è sempre potere, dove va fa danni”. Apprendiamo che gli scudetti 2004-2005 e 2005-2006 non andavano “tolti” per questioni di tempo. Ma c’è un’altra domanda per le spicce: “Zamparini, quante telefonate ha fatto agli arbitri?”. Risposta: “Per protestare io e Foschi 4 o 5”. “L’ultima volta ho chiamato il presidente del settore arbitrale e gli ho detto dei torti che ci facevano”.
Zamparini non ne ricorda il nome, ma si tratta di Marcello Nicchi, presidente nazionale dell’AIA. Nel 1988 Gussoni lo vuole ad arbitrare in serie A e nel 1993 Casarin lo sceglie come arbitro internazionale, ma nel 1997 i suoi superiori ne interrompono la carriera per i numerosi errori arbitrali commessi. Tra gli altri un’espulsione per Roberto Mancini in un Sampdoria Inter del 1995 per proteste costata al giocatore blucerchiato 6 giornate di squalifica.
Riciclato come dirigente, è vicecommissario alla CAN dal 1998 al 2001, per poi passare all’AIA e alla UEFA. Nel 2006 critica Agnolin, nominato Commissario Straordinario all’AIA in sostituzione di Tullio Lanese coinvolto in calciopoli. Si candida alla presidenza dell’AIA ma viene battuto da Gussoni, appoggiato da Matarrese, riuscendo a far prevalere la sua candidatura nel 2009.
Il presidente di una squadra di serie A dice di aver chiamato il presidente dell’AIA nell’ultima stagione. Zamparini gioca col fuoco. Se ne rende conto? Secondo il nuovo CGS non sono più vietati i soli rapporti con gli arbitri, ma anche quelli con i designatori, i componenti degli organi di giustizia sportiva e gli associati dell’AIA. Ecco i punti 4 e 5 dell’art. 1:
4. Alle società e ai loro dirigenti, tesserati, nonché ai soggetti di cui al comma 5, è fatto divieto di intrattenere rapporti di abitualità, o comunque finalizzati al conseguimento di vantaggi nell’ambito dell’attività sportiva, con i componenti degli Organi della giustizia sportiva e con gli associati dell’Associazione Italiana Arbitri(AIA).
5. Sono tenuti all’osservanza delle norme contenute nel presente codice e delle norme statuarie e federali anche i soci e non soci su cui è riconducibile, direttamente o indirettamente, il controllo delle società stesse, nonché coloro che svolgono qualsiasi attività all’interno o nell’interesse di una società o comunque rilevante per l’ordinamento federale.

Ma non si è limitato a protestare con Nicchi, ha anche chiamato 4 o 5 volte gli arbitri con Rino Foschi, dirigente del Palermo dal 2002 al 2008, un periodo di tempo che potrebbe non godere dell’ombrello della prescrizione, che per effetto dei sette anni previsti dal nuovo CGS non copre il periodo dal 2004 a oggi.
Dopo l’ecatombe di calciopoli, chi viene sistemato nei posti chiave dalla FIGC per garantire imparzialità e rigore? Collina, che sostituisce Bergamo e Pairetto.
Il super partes delle telefonate con Meani e degli incontri nel suo ristorantino con Galliani.
Si dimette nel luglio 2010 e arrivano Braschi per la CAN A e Rosetti per la CAN B, nominati da Nicchi. Zamparini rese al processo di Napoli una testimonianza per l’accusa in merito a un episodio, anche quello originato da alcune dichiarazioni rese a Radio Radio subito attenzionate da Narducci, secondo il quale Luciano Moggi fu in grado con una telefonata di procurare il migliore arbitro per il Palermo. La difesa chiarì che al momento della telefonata il sorteggio avrebbe potuto essere già stato effettuato e addirittura da un superteste dell’accusa, Manfredi Martino.
Certe consuetudini non sono morte con l’era del calcio pulito, per niente annientate da calciopoli, che si è spesso giovato per accusare la Juventus e i suoi dirigenti di voci di corridoio riportate dai giornali e non confermate nelle aule dei tribunali.
Zamparini potrebbe millantare, come facevano Luciano Moggi e Innocenzo Mazzini. Oppure potrebbe dire la verità. La differenza sta nell’interesse che là dove si puote viene concesso alle sue dichiarazioni.
Che parlano adesso e non nel 2006 di rapporti con arbitri e associati dell’AIA da valutare nei tempi e nei modi. Sarebbe doveroso chiedere ai tanti che in questi anni hanno taciuto il perché dei loro silenzi. Nemmeno Facchetti e Moratti rivelarono i loro rapporti con arbitri e designatori allora, ma pretesero l’attribuzione di uno scudetto immeritato.
Di fronte all’ipotesi della scoperta di nuove intercettazioni, lo stesso Abete ha dichiarato nell’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport lo scorso 8 agosto: “C'è stata una sottile campagna di stampa tesa a mettere nel calderone tutti, senza distinzioni e magari pure in ordine alfabetico. Utilizzerò quelle telefonate per vedere se ci sono condizioni di autodenuncia, qualora mi riguardassero, o di denuncia. Perché se una istituzione sbaglia, deve pagare, al di là di una non utilizzabilità per fini disciplinari”.
E’ troppo pretendere dopo 5 anni di indagini e processi che si ponga fine a questa omertà diffusa e si arrivi ad applicare i regolamenti senza interpretazioni forgiate caso per caso, ma in maniera che si possa affermare che la legge è uguale per tutti? I media da che parte stanno?

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