Pare che le vedove di Moggi siano tornate a piangere in occasione della sentenza di primo grado del processo calciopoli. Le vedove saremmo noi altri che con incredulità abbiamo appreso i verdetti del tribunale di Napoli. Gli altri, il popolo dei presunti liberati dal mostro cupolaro invece se la ridono.
Quelli che gaudono per partito preso, per questioni di tifo calcistico e giudiziario, non vogliono capire quale sia in realtà la questione importante che solleva la condanna dell'ex Dg bianconero e di altri sodali presunti (fino a sentenza definitiva). Chiunque abbia seguito il dibattimento davanti alla nona sezione penale del tribunale di Napoli non può non avvedersi che questa è una sentenza assurda. Certo bisogna aspettare le motivazioni, ma il senso di incoerenza ai fatti svelati in aula può essere pari solo alla paura di sottoporsi alla giustizia italiana.
Se neanche i più accaniti nemici di Moggi si aspettavano una condanna così severa, il motivo sarà forse che l'innocenza di big Luciano fosse a tutti evidente? Si può gioire o rattristarsi per i cinque anni a quattro mesi inflitti, ma in fondo nessuno può non provare un senso di disagio per una giustizia così kafkiana.
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