Era un giorno magico. Un giorno assolato di febbraio e il mare risplendeva di riverberi argentati. Sdraiata sul lungomare di S. Maria La Scala, là dove il borgo marinaro, rifugio amoroso di Aci e Galatea, ha la sua estrema periferia sud nel vecchio mulino ad acqua alimentato dalla sorgente Miuccio, mi rotolava ai piedi un pallone da calcio. Riccardo mi fissava con i capelli neri arruffati e i grandi occhi scuri. 10 anni e un cuore bianconero degno di quel nome. Scherzavo dicendo che se non fosse stato Juventino non gli avrei restituito il pallone, ma lui si sedeva accanto a me e mi spiegava che non poteva essere, che noi bianconeri non è vero che rubiamo. Che ci piace vincere sul campo. Che calciopoli è stata tutta un imbroglio. Che suo padre era interista, ma che lui giocava in una squadra di ragazzini di Acireale e si allenava sempre per diventare bravo come Del Piero.
Riccardo mi ha chiesto qual è la mia Juve preferita e gli ho raccontato di Anastasi e di Bettega. Di Zoff e di Furino. Di Benetti e di Gentile. Che erano i campioni di quando io avevo la sua età. Li conosceva tutti.
Era un giorno magico. La stessa luce che brillava negli occhi di Riccardo è ritornata a brillare nei miei la sera dell’8 settembre 2011. Quando una voce fuori campo ha chiamato le Stelle della Juventus. Da Sentimenti IV a Boniperti, da Montero a Lippi. E il mio cuore si è messo a battere così forte che ho avuto paura mi scoppiasse. E le lacrime hanno inondato senza ritegno le mie guance, come fossi una bambina. Per l’emozione forte di avere davanti agli occhi tutta quella Juve. Tutta la meravigliosa storia della Juventus. Che nessuno potrà mai negare, né fermare. Finché ci sarà un solo Riccardo.

L'avventura cambia, cambia tutto intorno a te
però bianconero è il calcio quello vero…
Per sempre Juve Juve la vittoria come solo tu lo puoi… (P. Bertoli)