Alla fine le
motivazioni della sentenza di Napoli sono arrivate. L’epilogo al fotofinish di una tappa importante e attesa, con la volata tirata dalla giudice Casoria, protagonista nel bene e nel male degli aspri saliscendi attraversati nell’aula 216. Un tappone con un numero incredibile di gran premi della montagna, vinti dalle difese che si presentavano prime imprimendo distacchi abissali agli inseguitori di un teorema accusatorio ormai disfatto e irrigidito.
Le motivazioni sono arrivate allo scadere dei tempi buoni,
senza smentire nella forma e nella sostanza tutte le anomalie di calciopoli. Come la fotografia di un ectoplasma invisible e opaco. La radiografia del tumore che ha infettato il calcio nostrano. La pioggia acida che non ha lavato gli orrori e non ha sciolto gli enigmi, riproponendo la stanca melodia dell’era già tutto previsto.
Le 558 pagine delle motivazioni della sentenza di primo grado del processo di Napoli
smontano e umiliano, nero su bianco, il teorema accusatorio. Smontano e umiliano la tesi che il campionato 2004/2005 fosse truccato. Smontano e umiliano la sentenza del processo sportivo del 2006, frettolosa e accusatrice nei confronti di una sola squadra, di un uomo solo, che erano al comando della corsa. Smontano e umiliano i tentativi goffi e malcelati di tenere in piedi le accuse. E si rifugiano nel silenzio delle sim svizzere.
Nella supposizione che qualcuno ha cercato di indirizzare una sfera di conoscenze acquisite con anni di lavoro per soddisfare interessi particolari. Qualcuno che non era uguale agli altri. Era più uguale.
Nelle motivazioni si legge perché la Juventus e Luciano Moggi non possono essere considerati colpevoli. Dalle motivazioni scaturisce la miriade di
astuzie e sgambetti operati contro la giustizia e il lavoro delle difese. Emerge un pittoresco ensemble di microcosmi interessati al gioco delle parti. Sembrano scritte apposta per essere smentite, scatenando il paradosso del massimo della pena inflitta nonostante la vacuità dell’accusa e l’abbondanza delle attenuanti.
La realtà sovvertita. Lo scambio dei ruoli. L’indecente epilogo di uno scherzo ancora in cerca del suo Re Carnevale.
Nel settimo numero del giornale di giulemanidallajuve troverete
l’analisi delle motivazioni. Vi renderete conto di ciò che è rimasto del castello di sabbia che ha travolto la Juventus nel 2006.
Vi toccherà riflettere amaramente sulla realtà dello sport in questo paese di gente che sfrutta lo sport per le ambizioni personali.
Farete i conti in tasca al ricco mecenate fruitore massimo del malloppo piovutogli addosso in virtù delle decisioni dissennate del 2006.
Osserverete come anche fuori dai confini patri un piccolo drappello di amanti della Signora tiene gli occhi aperti e non ha paura di dire la verità.
Come non avete paura
Voi, che in questo numero vi riscoprite protagonisti e autori del nostro giornale, con i vostri commenti amari e arguti sul forum. Con la vostra instancabile presenza e la vostra voglia indomita di conoscenza e giustizia.
Un po’ di balsamo lenirà la rabbia con gli appunti di
coppa Italia e le prodezze di Caceres, al quale diamo il bentornato sotto la neve e nella scala del calcio italiano. Aspettando che il sole sciolga il ghiaccio accumulato sullo stivale e consenta di riprendere il ritmo singhiozzato di questo gelido campionato.
Riscaldiamoci
nell’abbraccio dei due capitani. Col sorriso irriverente delle
vignette di Whyborn. Partecipando insieme della cronaca scritta dalla Juventus e dai suoi tifosi sul tappeto verde e dovunque si estenda la sua presenza e il nostro sguardo attento e appassionato.
La redazione di GLMDJ
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