Lo so che non è – o non dovrebbe essere – giurisprudenza, ma un vecchio adagio ci insegna che, di solito, “Tre indizi fanno una prova”.
Stamattina ero in macchina, in uno dei diecimila ingorghi che bloccano il traffico nella città di Torino quando piove.
La radio mi informa sugli sviluppi della misteriosa febbre suina, sulle vicende politiche di casa nostra, fino ad arrivare alla pagina sportiva. E qui, con l’accompagnamento musicale di alcuni clacson e dei miei tergicristalli, ecco il terzo indizio che aspettavo da molto, colpirmi dritto come un sasso in mezzo agli occhi.
A questo punto, però, è doveroso fare un lungo passo indietro, specie per quelli che, come si dice alla tivù, “si fossero collegati soltanto adesso”.
All'inizio fu il tennista: "Non possiamo vincere nulla per 5 anni, mais oui". La maggioranza prese queste parole di Blanc come un’analisi un po’ pessimista sui tempi necessari a rimettere in piedi una squadra degna di questo nome partendo dalle macerie lasciate dal tifone Farsopoli.
Quelli invece un po’ paranoici, un po’ complottisti, o forse quelli troppo scottati (e rompiscatole!) come me si posero un interrogativo: “Ma perché “non possiamo”??”
“Sarà dura vincere per i primi 5 anni”, “Penso che non vinceremo niente per 5 anni”, sarebbero state ineccepibili.
Sgradevoli, ma ineccepibili.
Infatti, se accantoniamo per un attimo il cuore tifoso e proviamo ad usare solo la ragione, anche l’acquisto di 11 supercampioni-special-one-fenomenal-sticazzi non ci avrebbe garantito il successo immediato appena tornati in Serie A.
Le ormai mitiche campagne acquisti dell’Onestone di Milano ce l’hanno insegnato per anni.
Sarebbero state, quindi, delle frasi che avrebbero fatto rizzare i capelli in testa a qualsiasi consulente d’immagine (sempre promettere “pane e gnocca per tutti”, specie se mancano sia l’uno che l’altra!) ma obiettivamente ineccepibili.
E invece “NON POSSIAMO”.
Indicativo presente, modo verbale che indica un dato di fatto, una realtà incontrovertibile.
Non ce n’è, per dirla con il gesto del nostro amato Sergente Chiello ai tifosi del Napoli.
Prendo atto. Non capisco, ma prendo atto.
Poi, qualche tempo fa, è saltato fuori Mister Dentone-marcione, con un’uscita alquanto sibillina:
"Saremo ricordati alla pari del Grande Torino con 5 scudetti vinti di fila". A parte che la cinquina l'aveva fatta prima la Juve dal '30 al '35, ma questo se lo dimenticano sempre tutti, chissà come mai, sta di fatto che la squadra dell'onestone, a tutt’oggi, di scudetti ne ha vinti tre (vabbè, per brevità fatemi dire vinti, mica posso perdere tempo a spiegare quello che qui sanno pure i sassi ).
Quindi facciamo un po’ di conti:
Tre ci sono.
Il quarto vorrebbe dire dare per già vinto il campionato in corso, e questo è una cosa che, da quando si giocava ancora con la palla di pelle di dinosauro (e già all’epoca un tale Moggiùk era guardato male perché mandava i segnali di fumo agli arbitri) è assolutissimissimamente vietato fare perchè porta una iella da paura.
Anzi, proprio il Presidente più onesto del mondo dovrebbe ricordarsi bene chi è stato l’ultimo a celebrare uno scudetto prima di averlo vinto e di come sia poi andata a finire in realtà.
Il quinto, nella sua affermazione, sarebbe quindi il prossimo. E qui siamo alla iella al quadrato. E poi?
E poi stop. Già, “cinque e non più cinque”, parafrasando la celebre profezia millenarista.
Al che qualche dubbio ti viene. Perché stabilire che saranno cinque? Perché porre limiti all’Onnipotenza della sua corazzata e della Provvidenza Divina che tante volte gli ha dato una mano?
Qualsiasi “Guappo” in vena di sparate, avrebbe detto: “Supereremo il record di cinque scudetti del Grande Torino” (quelli della Juve sempre nel dimenticatoio); oppure “Gli altri hanno avuto i loro cicli… noi siamo solo all’inizio della nostra ERA!”
Invece lui dice cinque; questo, il prossimo e stop.
E riprendo atto.
E ora, alla fine, salta fuori anche Ranieri:
«Quello che mi era stato detto - spiega il tecnico - è che la Juve doveva cercare di stare in quelle posizioni entro cinque anni:qui siamo al terzo e stiamo facendo i salti mortali. Che poi la Juve, per blasone e storia, debba cercare di vincere sempre è assodato. Ma io sto rispettando questa tabella: forse, senza presunzione, posso dire di stare un pochino sopra. Voglio vincere anche io, però».
Sgombrando un attimo la mente dai soliti facili ragionamenti da bar ed il cuore dai nostri consueti rancori da tifoso innamorato, ed analizziamo un attimo il soggetto; che non sia il miglior tecnico sulla piazza è assodato, ok, leggo e sottoscrivo.
Ma di sicuro non possiamo definirlo un ignorante di calcio. Se non altro perché, se davvero lo fosse, non avrebbe allenato in Serie A, in Liga ed in Premier: l’errore di un presidente può starci, dieci presidenti non affidano dieci squadre ad un incompetente.
Ma allora perché un allenatore di Serie A sponsorizza il biondo Poulsen in luogo di Xabi Alonso?
Perché quando si trova a dover rimontare uno 0 a 1 toglie una punta?
E perché, soprattutto, manda in campo formazioni studiate dal Computer della Nasa fino all’ultimo particolare per l’amichevole con il Dopolavoro Ferroviario ma poi lascia in panca o in tribuna gli uomini più in forma negli appuntamenti che contano?
Qualche dubbio ti viene, no?
Un po’ di tempo fa, il nostro caro amico Special Uan disse più o meno che lui non era “come altri allenatori che mettono in campo la squadra che gli detta il presidente”. In quella fattispecie era chiaro il riferimento a Babe maialino coraggioso ed al suo presidente-operaio-ferroviere-CT-muratore (e ultimamente pure lenone…): certi allenatori mandano in campo i giocatori che gli dice il Padrone del Vapore, che siano o no le scelte migliori.
Ma in fin dei conti, in un paese dove siamo 57 milioni di CT della Nazionale, è abbastanza normale. Almeno in questo caso ha l’attenuante di essere anche quello che paga la baracca.
Proviamo però ad adeguare la frase del Burinho alla nostra situazione: il Presidente detta al Tecnico la formazione da mandare in campo…
Questo vorrebbe dire che il buon Ranieri, lasciando da parte 4-3-3 e 4-4-2, dimenticandosi di “zona” e “uomo”, ma sposando l’antica filosofia del “dottò, tengo famiglia”, avrebbe avuto spesso ordini superiori sulla formazione da mandare in campo e sui risultati da ottenere.
Mano libera e squadra messa a punto come una Formula 1 quando i risultati non contano (Juve-Real, Juve-Milan… e i risultati parlano chiaro), ordini di scuderia quando invece la squadra può dar fastidio (fateci caso: in Coppa Italia e in Champions’ la Juve poteva arrivare più avanti di “qualcun altro” ed in tutti e due i casi si è mandata in campo una banda di bambini persi al supermercato Carrefour in un sabato pomeriggio… solo un caso?).
“Sono due anni che sto qua, so vita, morte e miracoli di questa Juve... Io, dopo, non dimenticherò nulla di quanto voglio dire. Ma ora è inutile parlare di questo: del passato e del futuro non voglio proprio parlare. Le considerazioni fatevele voi, adesso, io parlerò a giochi fatti.”
Ecco, se mancava la ciliegina sulla torta eccola qua.
Lo Yesman per eccellenza sbotta: “Non fatemi parlare adesso se no succede un casino”.
Ma di cosa vorrebbe parlare, Signor Ranieri?
Del fatto che Giovinco ha fatto apprezzamenti sulla sua Signora?
Del fatto che Del Piero le ha chiuso la macchina parcheggiando in doppia fila?
Del prezzo della benzina, delle mezze stagioni che non ci sono più, della verdura che non dura più niente?
No, non credo… credo che ci sia altro, vero?
Qualcosa che molti di noi vanno in giro a dire ormai da anni, venendo purtroppo sfottuti come visionari, estremisti, paranoici…
Qualcosa che molti di noi sarebbero molto curiosi di ascoltare dalla sua bocca…
Commenta l'articolo sul nostro forum!