Quando si parla del futuro a breve e medio termine della Juve, mi torna in mente Socrate:
“So di non sapere”. Cosa possiamo aspettarci dai nostri proprietari? Cosa dai nostri dirigenti? Un giorno, ad ascoltare Cobolli, Ranieri è l’allenatore ideale per portare a termine il “progetto” e rimarrà certamente sulla panchina bianconera per chissà quanti anni ancora. Ma poi, il giorno dopo, ci pensa Gigli a rimettere tutto in discussione. E così siamo costretti a commentare situazioni al limite del surreale.
Un po’ come i vecchi lupi di mare, ci guardiamo attorno, osservando nubi e increspature delle onde, e proviamo ad immaginare cosa possa passare per la testa dei nostri dirigenti.
Cannavaro la prossima stagione tornerà a vestire la maglia bianconera. Diego, stando a quanto dichiarano tutte le parti in causa, sembra altrettanto sicuro. Entrambi non erano assolutamente graditi a Ranieri. E allora dobbiamo pensare che, anche in considerazione delle frasi non troppo tranquillizzanti di Elkann, il nostro cantante sia arrivato all’ultimo giro di walzer. Chi lo sostituirà? Anche in questo caso, è difficile fare previsioni, ma c’è un nome che circola da un po’ di tempo con sempre maggiore insistenza:
Luciano Spalletti. E allora per un momento fingiamo che il prossimo allenatore della Juve sia lui e proviamo a fare qualche ragionamento in merito.
Prima di tutto, mi chiedo: cosa avranno promesso e richiesto al tecnico toscano? Con Ranieri, è noto, si parlò di un progetto quinquennale. I più maliziosi dicono che in quel progetto si chiedesse al mister di non vincere per cinque anni. Altri, un po’ meno cattivi, devono comunque ammettere che per lo meno non gli si chiese di vincere per il famoso lustro. Ne sono conscio, le due frasi si somigliano, ma il concetto è molto diverso. Ad ogni modo, torniamo ad oggi. C’è da domandarsi, alla luce di come sono andate le cose con Ranieri, quali siano le aspettative di Spalletti. Se un allenatore a cui non si è chiesto di vincere nulla per cinque anni viene cacciato come un cane dopo un paio di stagioni di piazzamenti dignitosi, cosa deve aspettarsi il prossimo?
Ranieri l’anno scorso chiese alcuni rinforzi: si parlava di un forte difensore e di un centrocampista di livello internazionale. Arrivarono Knezevic e Poulsen. Il primo probabilmente è forte a giocare con la playstation (il tempo non gli manca, viste le presenze in campo), il secondo è più famoso per sputi e pestoni che per grandi giocate. Ma Ranieri, da bravo “Yes-man”, decise di non polemizzare: in fondo cinque anni (anzi, quattro, visto che il primo era già passato) erano lunghi! Poi è andata come tutti sappiamo... C’è da chiedersi se anche a Spalletti verrà riservato lo stesso trattamento.
Spalletti, pur avendo guidato per quattro anni la Roma, non ha mai dato l’idea di avvicinarsi a vincere qualcosa di importante (per importante intendo lo Scudetto), ma ciò non gli vieta di cominciare proprio con la Juve. In fondo, anche il nostro amato Lippi prima di arrivare alla Juve non aveva mai vinto nulla. Inoltre, c’è da dire che il primo anno di Spalletti a Roma coincise con l’ultimo, strepitoso, della Juve targata Triade e nei tre successivi l’Inter è diventata la padrona del torneo condominiale italiano. Per cui c’è poco da rimproverargli. Personalmente, Spalletti mi piace più di Ranieri, sia per il suo modo di porsi di fronte ai mass-media (corretto, ma non zerbino) che per come mette in campo la squadra. Ma è una questione di gusti: in una nazione con decine di milioni di allenatori, immagino che ci saranno molti tifosi juventini pronti a dire che Spalletti è un somaro e che con lui non vinceremo mai nulla.
Sono opinioni difficili da controbattere: mi è capitato di sentire gente che considerava Sacchi un allenatore mediocre ma fortunato, perché si trovò al Milan al momento giusto. Altri invece lo indicano come il più grande allenatore di tutti i tempi. Per non parlare di Capello: da una parte c’è chi dice che sia il migliore sulla piazza, dall’altra chi sostiene che vinceva solo perché andava ad allenare squadre che avrebbero vinto anche da sole. E allora è inutile entrare nell’argomento.
Anche perché il problema è un altro.
Spalletti, per bravo che sia, dovrà fare i conti con una proprietà assente ed una dirigenza incompetente, tanto per citare uno striscione apparso da poco a Torino. E allora perché dovremmo illuderci che con lui, oppure con Conte, o anche con Lippi, le cose dovrebbero migliorare? Qualcuno ribatterà che un bravo allenatore è anche in grado di dare le linee-guida per la campagna acquisti. Ma ci sono i casi Knezevic e Poulsen a dimostrare che la società Juventus fa le proprie scelte indipendentemente dalle indicazioni del proprio tecnico. Finora, l’unica vera caratteristica che è stata chiesta dai nostri dirigenti all’allenatore è quella di rispondere sempre “sì”. Cambierà qualcosa? E’ difficile ipotizzarlo.
Dopo quanto ho visto negli ultimi anni, non riesco proprio ad essere ottimista, riguardo le scelte ed i risultati delle attuali proprietà e dirigenza. Ma sarò ben felice di ricredermi.
Quindi, nel caso in cui dovesse veramente arrivare Spalletti, l’unica cosa che potrò dirgli sarà:
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