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Sabato 23.11.2024 ore 18,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Editoriale di P. BERTINETTI del 06/11/2006 19:26:40
LA STORIA DI CALCIOPOLI

 

1) L’inchiesta di “calciopoli” è partita non per fare pulizia nel mondo del calcio ma per punire una sola squadra, la Juventus.

2) Quando si è visto che i dati emersi contro la Juve erano poca cosa e che la fase dei giudizi sarebbe iniziata troppo tardi (a luglio, se non ad agosto) e quindi a campionato già definito, si è deciso di creare subito lo scandalo rendendo pubbliche alcune intercettazioni (cosa peraltro illegale, ma tant’è!).

3) A rendere lo scandalo operativo ha poi immediatamente provveduto il linciaggio mediatico (Tv e giornali), che ha deciso le sentenze prima ancora che incominciassero i cosiddetti processi. Di più: che ha creato un’opinione diffusa di colpevolezza totale della Juventus, ingannando persino parecchi dei suoi sostenitori.

Questa, a mio avviso, è la storia di calciopoli. La Juventus, devono saperlo i suoi tifosi, in particolare quelli che si cospargevano il capo di cenere, non è colpevole, ma è vittima della più ipocrita campagna moralistica che si sia vista nel mondo del calcio italiano. Infatti, come sappiamo, sin da subito la proprietà decise di sostituire completamente la dirigenza della squadra: una scelta che risponde al nobile principio per cui è sufficiente il sospetto nei confronti delle proprie attività per sospendere o allontanare le persone che sono all’origine del sospetto. Un principio quasi del tutto estraneo alla mentalità italiana, tant’è vero che non è stato tenuto in nessun conto; mentre è stato premiante l’atteggiamento opposto (Berlusconi “ordinò” a Galliani di rimanere al suo posto). In realtà nessuno voleva pulizia e giustizia (tanto meno i falsificatori di passaporti: quelli milanesi, certo, e quelli romani di cui neppure si parla più). Si voleva soltanto affossare la Juve.
L’ex- procuratore federale De Biase (che ovviamente della materia se ne intende) ha spiegato che in base a ciò che è emerso la pena corrispondente poteva essere di due punti di penalizzazione più una grossa multa. In altre parole: la Juventus è stata vittima di un’ingiustizia colossale. Molti, adesso, lo riconoscono. Lo dicono ora, a cose fatte e concluse; ma si sono ben guardati dal dirlo quando a qualcosa poteva servire. E si riferiscono alla penalizzazione in B, non al fatto che è la retrocessione ad essere una clamorosa ingiustizia. La pena al massimo avrebbe dovuto essere la stessa data al Milan, che come notava Baldassarre, già presidente della Corte Costituzionale, risulta avere avuto colpe non meno lievi della Juve: cioè la A con qualche punto in meno e la Champions in più (si noti che ancora domenica sera Berlusconi ha dichiarato che si aspetta l’annullamento di ogni penalità). Invece la Juventus è stata condannata ferocemente: non per un qualche illecito, ma perché colpevole di vincere troppo e di non essere né di Roma né di Milano. A mio avviso, chi non riconosce queste ovvie verità o non ha capito niente o fa finta di non capire.
Ancora una cosa: l’azionariato popolare. A noi di Juve 2006 sembra un’ottima idea. Se tale sembrerà anche alla proprietà, la Juventus potrà stabilire un nuovo primato. Sarà la prima in Italia ad essere come il Barcellona e il Real Madrid.
 
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