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Attualità di P. CICCONOFRI del 06/06/2012 09:03:02
Scommessopoli: baratti-sconti

 

Partiamo da una premessa: sappiamo bene che la giustizia sportiva non è mai riuscita a garantire “parità di trattamento”, anzi, spesso l’eccessiva disparità ha messo in mostra un abuso di potere ingiustificabile che da anni evidenziamo. I contorni che hanno assunto diverse vicende che abbiamo seguito dal 2006 ad oggi, ci hanno spinto a credere che la volontà delle istituzioni sportive è quella di continuare ad usare l’arma della giustizia sportiva proprio come hanno fatto fino ad oggi, modellandola in base alle esigenze fino a diventare uno strumento di potere, non di giustizia, che lavora in piena autonomia.
La cronaca di questi giorni riporta altri episodi “dubbi” che coinvolgono alcuni nomi legati al calcio scommesse. Leggiamo le seguenti dichiarazioni. La prima è di Paoloni, condannato dalla giustizia sportiva alla radiazione e la seconda è di Locatelli condannato a 2 anni di squalifica per un suo presunto coinvolgimento in una singola partita. Entrambi denunciano le pressioni subite in sede di interrogatorio ed una pena abnorme per non essersi prestati a certe dichiarazioni…

Paoloni: "Io potevo, volevo collaborare. Palazzi mi ha detto: ‘Se tu dici questo, avrai uno sconto della pena’. Ma perché avrei dovuto dire cose che non ho fatto?"

Thomas Locatelli: "Mi dicevano -devi collaborare, devi fare dei nomi! , ma io di nomi da fare non ne avevo e non mi sembrava giusto fare nomi di gente che non c'entrava nulla solo per alleggerire la mia posizione". "Alla fine pero' vedi che certa gente che ne ha fatte di tutti i colori si e' presa solo 20 mesi....".

Dichiarazioni di una gravità assoluta a cui nessuno ha replicato. Noi vogliamo invece evidenziarle perché mostrano l’altra faccia di una giustizia, quella sportiva, che ha premiato ancora una volta chi si è macchiato di un reato (con lo sconto di pena) e che mette ai margini, senza possibilità di potersi difendere, chi non segue le linee guida che - a detta di Paoloni e Locatelli - erano ben visibili in sede di interrogatorio.

Palazzi ha anche rifiutato di concedere contraddittorio in aula invocato dalle difese, dichiarando: "Tutte le chiamate in correità sono riscontrate, lo dimostreremo nel dibattimento. Non ci sono motivi per mettere in dubbio l'attendibilità di Gervasoni e Carobbio. Accusarli di calunnia è una operazione difficile da sostenere, anche se capisco che è il prezzo da pagare per chi decide di dare un taglio con il passato. Gli stessi Farina e Pisacane, che hanno avuto il coraggio di fare un atto dovuto, hanno dovuto fare i conti con l'ostilità dell'ambiente. La messe di patteggiamenti che c'è stata, pur davanti a sanzioni non da poco, dimostrano ulteriormente la bontà delle dichiarazioni di Gervasoni e Carobbio. E' del tutto superfluo riascoltarli qui".

Nelle ultime ore, gli avvocati degli imputati coinvolti nella prima fase del processo sportivo, hanno evidenziato le contraddizioni dei pentiti illustri, facendo notare come le presunzioni iniziali siano diventate certezze in concomitanza con gli arresti domiciliari (un caso?); hanno messo in luce come vengano considerate “attendibili” le testimonianze di soggetti che ad ogni interrogatorio ricordano qualcosa di nuovo (un caso?).
Una metodologia di lavoro che sembra aver deciso, ancor prima del processo, chi è da ritenere credibile, chi condannare e dove focalizzare l’attenzione.
Da qui la denuncia dell’impossibilità di difendersi da accuse di una giustizia che premia solo chi segue la strada tracciata...
Così succede che i pentiti che hanno patteggiato una squalifica, truccando diverse incontri, vendendo la loro passione, ma disposti a dire proprio quello che a qualcuno piaceva sentire, fra 20 mesi potranno insegnare ai bambini il significato dello sport.

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