Era scoppiato nel 2004 lo scandalo cosiddetto dei “fischietti d’oro”, riguardante presunti episodi di corruzione nel calcio professionistico portoghese. Principale imputato Jorge Pinto da Costa, presidente del Porto dal 1982. Sabato 18 aprile è scoccata la ricorrenza (5 anni) con la partita incriminata, Porto - Beira Mar, conclusasi in pareggio, e oggetto dell’accusa: corruzione dell’arbitro Augusto Duarte, ricevuto dal patron dei campioni lusitani nella sua abitazione pochi giorni prima, in compagnia dell'uomo d'affari Antonio Araujo.
Corruzione signori, mica malcostume!
Ma l’indagine in corso non ha automaticamente escluso il Porto dalle competizioni europee in questi anni. Non ha intaccato il suo blasone. Non ha inferto nessuna ferita mortale, solo qualche escoriazione per la società, che in questi anni si è difesa dalle accuse.
Ed eccoli lì i biancoblu: primi in campionato. Appena sconfitti in Champions League dopo una grande battaglia con i campioni d’Europa del Manchester, e forse meritavano pure di passare il turno. E infine la grande vittoria di un paio di settimane fa: assolti dal giudice Catarina Ribeiro, incaricata del caso, che ha concluso che i fatti contestati non sono stati provati.
Ho riletto e riletto e riletto e riletto:
non provati! Ma cosa era stato provato relativamente alla nostra Juventus in quella maledetta estate?
Nessun illecito sportivo. Al punto da doversi “inventare” una nuova figura non prevista dalla giustizia sportiva, l’illecito associativo. E intanto la magistratura ordinaria prosegue il suo corso, e un certo tipo di segnali sono arrivati con l’esito del processo Gea e le prime vicende del processo di Napoli…
Fossimo alieni dall’universo calcio e osservassimo il fenomeno dall’esterno, come ci aspetteremmo di trovare oggi Madama? Bhè, se il Porto è rimasto intaccato nel suo blasone e nei suoi titoli mentre pesava sopra di esso un’accusa così pesante, il minimo sarebbe pensare alla gloriosa Goeba sempre in testa al campionato, sempre pulita, battagliera e granitica, e con in testa i suoi condottieri che hanno portato anni ed anni di successi, o al limite i delfini da loro designati.
Invece è successo tutto quello che sappiamo.
Un doveroso ragionamento va fatto: il contesto è differente.
Vero.
Dal punto di vista sociale, il calcio per i lusitani è importante ma non certo come per gli italiani.
E poi, con un pizzico d’invidia, prendiamo atto che il principio della legalità evidentemente vige ancora nel loro paese:
per essere condannati servono delle prove. Contrariamente che da noi, dove se non ci sono si costruiscono e ci si inventa un reato ad hoc. Oltre a modificare gli iter processuali, cambiare le giurie a processo in corso, nominare un presidente non super partes…e inutile star lì a snocciolare la tiritera per l’ennesima occasione.
Socialmente allora sono più sani di noi. Opinabile, ma possiamo vederla anche così.
Legalmente, ne prendiamo atto.
E il piano mediatico dove lo mettiamo? Jorge Pinto da Costa è al suo posto, e del Porto abbiamo già parlato. E da noi? Il mostro di Monticiano è stato sbattuto in prima pagina dalla primavera 2006 ed ancora oggi non si perde occasione per richiamarlo. La Juventus ha rubato gli scudetti (senza il reato e senza illecito e senza modificare alcun incontro ?!!??), e infatti ha pagato restituendoli e finendo in B. Epurato lo staff dirigenziale sotto accusa dalla proprietà, prima ancora di un regolare processo (che poi regolare appunto non fu!). Quotidiani e riviste hanno pubblicato e dossierato le intercettazioni violando il segreto istruttorio, costituzione e codice deontologico. Il “sentimento popolare” è stato montato su ad arte ed ha prodotto quel che ha prodotto.
Tutto ciò è molto poco confortante.
Sfortunatamente, ed è questo quello che deve preoccupare,
l’atteggiamento della società Juventus non è stato pari a quello di quella della squadra lusitana. Lo spirito juventino è sempre quello di combattere per il meglio, anzi, per il massimo. E possiamo dire che tutto è stato fatto per impedire tutto ciò che è accaduto nell’estate farsopolesca?
Francamente ne dubito.
Da una parte una società accusata di corruzione è riuscita a rimandare al mittente tutte le accuse. Dall’altra, una società per condannare la quale stante l’assenza di illeciti sportivi ci si è inventati una nuova figura della giustizia sportiva, ha subito una condanna falcidiante.Può bastare il differente contesto a giustificare un esito così diametralmente opposto?
Sostenerlo è arduo.
Ma se anche lontanamente fosse, che senso avrebbe perseverare, e che senso poteva nei momenti cruciali perseguire la politica degli atteggiamenti prostrati ed arrrendevoli?
Mentre Jorge da Costa ed il suo Porto festeggiano, a seguito dell’esito del processo Gea il presidente Cobolli Gigli dichiarava comunque che la Juve rispettava l’arbitrato e non avrebbe preteso nessuna restituzione dei titoli.
Mentre nell’estate incriminata il Milan (l’unica squadra per cui fosse davvero accertato il contatto tra un dirigente ed esponenti del mondo arbitrale senza passare dai designatori) lottava per salvarsi dalle accuse attraverso le azioni legali dell’avvocato Cantamessa, e arrivava addirittura a chiedere i titoli che la giustizia sportiva toglieva alla Juventus, i rappresentanti dei nostri colori chiedevano “uno sconto di pena”.
La miglior difesa è l’attacco, e l’unico modo per primeggiare è puntare sempre al massimo.
Ma tale atteggiamento continuiamo a non vederlo.
Mentre gli altri chiedevano gli scudetti, i nostri rappresentanti chiedevano sconti di pena.
Mentre gli altri non perdono occasione per rimestare nel passato alzando ombre sull’operato degli ex dirigenti della Juventus, i nostri rappresentanti non perdono occasione per dichiarare l’accettazione di quanto accaduto, la voglia di voltare pagina, l’indisponibilità a richiedere indietro il maltolto qualora se ne aprissero (e si sono aperti) spiragli di possibilità. E ad ogni occasione, espiando per chissà quali colpe, patteggiando.
E mentre cerchiamo disperatamente negli occhi dei nostri uomini in campo quella voglia di essere numeri 1 sempre e comunque a prescindere dalle avversità, quest’anno le dichiarazioni di allenatore e spesso purtroppo anche qualche giocatore sono parse sovente mestamente arrendevoli di fronte ad eventuali dimostrazioni di superiorità degli avversari.
Cercasi Juve disperatamente!
Se lo spirito Juve sembra smarrito chissà dove in chi ci dovrebbe rappresentare, è fondamentale che esso non venga perduto nei tifosi della Vecchia Signora! .Commenta l'articolo sul nostro forum!