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Attualità di M. GIACOMINI del 10/09/2012 08:06:47
Figc: ‘Io do affinché tu dia’

 

Do ut des. “Io do affinché tu dia”. Nasce come una formula giuridica della tarda epoca romana che indicava il trasferimento reciproco di proprietà. Oggi si cita per indicare un comportamento interessato, di chi fa qualcosa perché ha già intravisto un tornaconto.
Vi starete chiedendo: cosa centra questo “latinorum” di Manzoniana memoria o per dirla simpaticamente di lotitiana memoria, con Radio Roma? Forse nulla, ma lasceremo a voi lettori l’ardua sentenza dopo avervi esposto come buoni cronisti un fatto che, ai più, era ed è stata tenuta nascosta.

Sapete tutti che in Federcalcio c’è un presidente federale e un direttore generale, ma quanti di voi sanno che c’è anche una sorta di vice direttore generale? Nessuno? Beh, crediamo che neanche Carlo Tavecchio e Mario Macalli (giusto per citare due vice presidenti) non ne sapessero nulla. Eppure, sembrerebbe (usiamo il condizionale perché la carica ufficiale è nascosta ai più ma fonti certe all’interno del Palazzo ci hanno confermato che il personaggio in questione si comporti come un vero e proprio vice direttore generale), che in Federcalcio sia stato assunto Michele Acampora, già responsabile iniziative speciali per Digitalia 08.
Notizie certe non se ne hanno ma basta chiamare al centralino di Via Allegri e chiedere del dottor Acampora che la telefonata verrà dirottata nel suo ufficio in Via Po. Possibile che un esterno abbia un ufficio privato con tanto di numero di interno privato?“No non è possibile – ci spiega un alto dirigente in orbita Federcalcio – quindi è certo che Acampora lavori per la FIGC”.

Le domande sono numerose, ma su tutte ne facciamo una al “non legato alle logiche della poltrona” Giancarlo Abete e al diggì Antonello Valentini: Come mai nessuno sapeva e sa di Michele Acampora in Federcalcio? Cosa centra il do ut des, vi starete chiedendo, forse nulla ma uno dei figli di un dirigente della Federcalcio lavorava in Digitalia 08 prima di passare al CONI. A voi le risposte di rito. Faber est quisque fortunae suae. “Ciascuno è artefice del proprio destino”, ai tempi di Appio Claudio (si dice che il politico romano fu il primo a pronunciare questa frase) forse era così.
Ora il destino ed il proprio futuro è questione di Do ut des.

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