Tribunale di Napoli - Udienza del 26 maggio 2009
Prima giornata di intenso lavoro sui testimoni, in aula la prima intensa sfilata di personaggi.
Tra gli imputati è presente Mariano Fabiani.
In apertura il Presidente si pronuncia sulla istanza di modifica dell’ammissione dei mezzi di prova avanzata nella precedente udienza dalle difese di Bergamo e Pairetto. Il Collegio giudicante respinge la richiesta: le difese non possono appigliarsi alla scarsa decifrabilità dei brogliacci, è ben consentito ai difensori individuare le telefonate cui hanno interesse accedendo direttamente alle registrazioni delle conversazioni intercettate.
Per quanto invece attiene all’istanza del difensore di Pairetto di ammissione integrale della propria lista testi, il tribunale rammenta che l’ammissione solo parzialmente riconosciuta non è tassativa e che la stessa ordinanza di ammissione fa salva la possibilità di audizione di ulteriori testi qualora se e presentasse la necessità.
Prendono la parola i pm.
Filippo Beatrice preliminarmente deposita il fax col quale la Corte di Cassazione ha comunicato all’ufficio di Procura fissazione per il 9 luglio della discussione circa il ricorso delle parti civili escluse dal procedimento. Allegate alla comunicazione della suprema Corte i pm depositano le richieste di differimento ad udienza successiva al 9 luglio presentate (sempre a mezzo fax) da alcune delle parti civili escluse.
Il Tribunale non ravvisa motivi apprezzabili per l’interruzione del dibattimento e ordina che si introducano i testimoni.
Il primo teste è Franceso Dal CinDal Cin si presenta, elenca il suo CV. Tra i tanti incarichi svolti vanta il ruolo di D.g. all’inter.
Ha lavorato fino al 2005, dopodiché gli hanno impedito (chi? ndr) di svolgere altri incarichi. È stato condannato dalla giustizia sportiva per illecito sportivo. Beatrice: “la questione è quella là col Genoa? Quella con Preziosi…?”
Dal Cin ricorda che il 17 aprile del 2004 venne ascoltato dall’ufficio indagini della FIGC sull’incontro Messina-Venezia (giocata sul neutro di Bari causa squalifica del campo del Messina).
Il giorno precedente la partita Dal Cin ricevette le telefonate di Cellino, Zamparini, Spinelli e Ruggirei che gli predicevano, considerato l’arbitro (Palanca), la sconfitta del giorno successivo. Particolare curioso, tutti e quattro i presidenti di Cagliari, Palermo, Livorno e Atalanta erano interessati alla vittoria del Venezia contro il Messina diretta concorrente delle loro squadre.
Dal Cin: «Era nell’aria questo pensiero di tutti noi dirigenti…era nell’aria…, c’era un’organizzazione che funzionava! E funzionava a favore di qualcuno e magari contro qualcun altro. Nell’occasione in cui incontravi l’amico degli amici arrivava qualcuno che ti aiutava a perdere. Era la realtà…».
Beatrice: «Scusi, non ho capito bene questo fatto».
Dal Cin: «Beh scusi, se viene un arbitro e che l’arbitro non è imparziale è evidente che lei può rischiare di perdere».
Beatrice: «Certo!»
Caro Dal Cin, “E che l’arbitro non è imparziale” come ce lo può dimostrare?
Incalzato dal pm sugli ammonimenti che ricevette prima della partita dai quattro presidenti che lo chiamarono, il teste dichiara che «il discorso è sintetico e il risultato è semplice: tutti vista la designazione, avevamo il dubbio che la partita sarebbe finita in una certa maniera… Perché Palanca, insieme ad altri arbitri, era riconosciuto facente parte di un gruppo di potere, un gruppo che faceva delle cose un po’ particolari».
A domanda su chi fossero gli altri arbitri e in cosa consisteva, se aveva una comune denominazione e quali erano gli elementi i base ai quali i dirigenti maturavano le convinzioni su questo (presunto – ndr) gruppo.
Dal Cin: «Lei mi chiede cose difficilissime da illustrare e da affermare perché lei
può avere la sensazione… Il comportamento di un arbitro lei non è in grado, nemmeno tramite la registrazione, di dimostrare che era in mala fede… Questo che lei mi chiede non sono mai stato in grado di affermarlo, nessun di noi addetti ai lavori. Mi pare che sia stato dimostrato dopo dalle intercettazioni telefoniche e dalle altre cose che han di fatto ricostruito quello che noi pensavamo e dubitavamo con qualcosa di concreto (qui mi sarei aspettato l’eccezione delle difese- ndr)».
Beatrice: «ci può dare i nomi?»
Dal Cin: «Una serie di arbitri,
ma era sul “si dice” capisce? Palanca, Gabriele, l’altro arbitro di Roma che poi venne definita come “la cupola”, no la… la…, c’era una terminologia (la combriccola di arbitri romani e l’altro era De Santis - ndr)».
Sul perché il Messina calcio potesse essere favorito da questo gruppo di arbitri, Dal Cin riferisce che era pensiero suo e di altri che il Messina era una società amica di Luciano Moggi e della Juventus.
Ma questo era un convincimento, una sensazione. Nessuno era in grado di dimostrare che ciò fosse vero. Solo l’atteggiamento dell’arbitro in campo veniva percepito “in una certa maniera”. La valutazione del comportamento dell’arbitro è soggettiva.
Dal Cin: «Se lei mi chiede “come faceva a pensare che il Messina faceva parte di un gruppo di amici?”, c’era Fabiani come direttore sportivo che era amico di Moggi, ma non perché uno è amico di Moggi è colpevole. Però credevamo che si fosse formata un’organizzazione di un certo tipo che indirizzava in un certo modo le cose. Noi la pensavamo così».
Dopo una fase di contestazione, il Presidente Casoria chiede al teste: «A lei chi ha detto che Fabiani fu nominato ds del Messina per intermediazione di Moggi?».
Dal Cin: «Nessuno. Nessuno, io non ho notizie dettagliate» («nel nostro mondo le cose si sapevano?»). Anche qui riemerge il “sentire comune” (Beatrice dixit), secondo il quale Fabiani era amici di Moggi… Tutte queste sensazioni e pensieri Dal Cin e gli altri dirigenti e presidenti se li trasmettevano solitamente durante le riunioni di Lega o al calciomercato. Telepatici!
Beatrice: lei ha mai sentito parlare della GEA?
Il teste: era un’associazione di procuratori che faceva capo a nomi noti, tra cui il figlio di Moggi, la figlia di Geronzi, il figlio di De Mita, con Gallo.
Il pm chiede se la GEA aveva contatti con qualcuno della classe arbitrale. Il teste risponde che non lo ritiene veritiero. Chi teneva i contatti con la classe arbitrale era il “centro di potere” che identifica con Moggi e Giraudo.
Tornando alle telefonate che Dal Cin ricevette prima di Messina-Venezia, il pm chiede se oltre alle allusioni sull’arbitro Palanca, Cellino e gli altri avessero fatto riferimenti a Moggi e Girando. Il teste risponde che non ci furono tali rferimenti.
Sulla partita in particolare Dal Cin ricorda che i giocatori del Venezia approcciarono alla gara molto prevenuti verso l’arbitro. Contestarono tutte le decisioni contro di loro (che non è detto fossero sbagliate – ndr), fino a sfociare a fine gara nell’aggressione fisica al direttore di gara da parte di Maldonado (che fu poi squalificato per un anno) con il portiere Soviero che reagì in modo a dir poco inconsulto.
La parola alle difeseIl legale di Bergamo chiede al teste di specificare per quali fatti ha subito la squalifica di cinque anni. La squalifica è stata inflitta per illecito sportivo, la famosa combine di Genoa-Venezia del 2005 e dei 250.000 euro trovati a Pagliara ds di allora del Venezia. La vicenda ha avuto una conseguenza penale dalla quale Dal Cin ne è uscito con una condanna a quattro mesi per frode sportiva.
Comincia il controesame di Prioreschi. A domanda su quali interessi avessero Cellino e gli altri presidenti per la partita Messina-Venezia, Dal Cin deve ammettere che l’interesse dei dirigenti che lo avevano chiamato era di classifica, loro si auspicavano che il Messina, diretto concorrente per la promozione, perdesse col Venezia, che era in lotta per la salvezza.
Prioreschi: «Lei conosce Armando Carbone?»
Dal Cin: «Come no! L’ho conosciuto nel 1980…»
A questo punto il pm Beatrice eccepisce sui fatti del controesame, che a rigor di norma devono essere gli stessi dell’esame del pm. Il presidente accoglie l’eccezione e non ammette la domanda, a meno che il teste non venga considerato quale teste citato dalla difesa (così i 50 a disposizione diventano 49…). I legali di Moggi fanno presente che si tratta di provare l’attendibilità di un teste (Carbone) che ha precedentemente deposto.
La difesa di Pairetto (avvocato Bonatti) chiede, con riferimento alla famosa partita Messina-Venezia, se il Messina fosse una squadra scarsa. Il Messina a detta del teste era senza dubbio una buona squadra, tanto che poi è stata promossa in serie A.
Il legale di Pairetto sottolinea la non attendibilità del teste, che se ne risente e cerca di difendere la propria onorabilità producendo la difesa che ha presentato in ambito di giustizia sportiva. Nonostante opposizione del legale il documento viene acquisito.
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