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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di G. FIORITO del 11/11/2012 15:40:45
La deriva del giornalismo sportivo

 

Se fossi il direttore della “Gazzetta dello Sport” o di “La Stampa”, ballerebbero i tavolini della redazione. Non dico che Bramardo e Oddenino sarebbero già a spasso, ma un “avvertimento” non glielo leverebbe nessuno, con annessa lavata di capo.

Essere un giornalista non è approfittare di privilegi che permettano di entrare gratis allo stadio o di godere di sistemazioni di lusso, come ha fatto recentemente Varriale, accreditato da mamma RAI a seguire la finale di supercoppa italiana in Cina e ospite di De Laurentiis. Questi comportamenti sono anzi vietati dalla Carta dei Doveri del Giornalista. Oltre a “Il giornalista non può accettare privilegi, favori o incarichi che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità professionale”, essa recita: “La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato. Il giornalista ha il dovere fondamentale di rispettare la persona, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza e non discrimina mai nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche”, come è stato sottoscritto a Roma l’8 luglio 1993. A rigore un giornalista è tenuto al rispetto del D.Lgs. n. 196/2003 (Codice della Privacy), del Codice di Deontologia dei Giornalisti che risale al 1998 e della Carta di Treviso del 1995, che regola i comportamenti nei riguardi dei minori (http://www.difesadellinformazione.com/26/la-deontologia-del-giornalista/).
Tuttavia vi sono delle norme che, sebbene prive di una “forza di legge”, sottostanno all’etica della professione e anche se non comportano una responsabilità civile o penale, sono soggette a una responsabilità di tipo disciplinare, che viene accertata da appositi organi (Consigli Regionali e Consiglio Nazionale) e prevede la comminazione di sanzioni disciplinari, quali l’avvertimento, la censura, la sospensione e la radiazione.

Bramardo e Oddenino avrebberoo esultato, così come abbiamo appreso da indiscrezioni sul web, nella sala stampa dello Juventus Stadium dopo il goal che ha riportato in vantaggio il Chelsea sullo Shakhtar a tempo scaduto. Non sappiamo se andranno incontro ad una sanzione disciplinare, ma sono stati prontamente difesi per iscritto dai loro giornali dai modi spicci di un Conte dipinto come paranoico e arrabbiato per i guai con la giustizia sportiva e la recente sconfitta di campionato.

L’attuale direttore della Gazzetta dello Sport è Andrea Monti, approdato nel febbraio 2010 in rosa da “Oggi”, erede di quel Carlo Verdelli che diede degli “squadristi” ai tifosi juventini che non volevano più saperne di comprare il suo giornale dopo le indiscrezioni trapelate dalle procure e divulgate a senso unico e con toni da fiction nella primavera estate del 2006, ma anche a causa della scoperta fatta il 18 giugno 2011, quando Flavio Biondi, presidente di Rcs Sport, confessò candidamente allo sponsor workshop 2011, organizzato da RCS Sport all'Imperiale Palace Hotel di Santa Margherita Ligure, che in RCS si nasce interisti. Il vicedirettore Ruggiero Palombo, fu artefice della fuga di notizie citata, Maurizio Galdi fu confidente di Auricchio e dei “Magnifici 12” per le indagini di calciopoli. Ma anche Umberto Zapelloni, recentemente protagonista di un episodio su twitter che lo ha visto al centro di polemiche con alcuni tifosi juventini per aver ricordato Facchetti come un campione fuori e dentro il campo. Il giornalista ha dato degli “ultra di Moggi” ai soliti rancorosi che non comprano la “Gazzetta”.

Tuttavia, se è fresca di stampa la notizia che le vendite del suo giornale hanno subito l’assottigliamento di un ulteriore 25%, per l’altezzoso vicedirettore crediamo sia giunto il momento dell’autocritica piuttosto che dell’insulto gratuito, al netto delle concause della diffusione dell’informazione attraverso i canali del web e i nuovi strumenti tecnologici.

Bramardo ha anche firmato un articolo per la “Gazzetta dello Sport” nel quale narra l’episodio del quale sarebbe stato protagonista con Conte e Oddenino, ma senza citarsi come testimone. Che abbia la coda di paglia?

Quanto a “La Stampa”, il giornale passa per essere l’organo ufficiale degli Agnelli e il presunto coinvolgimento di Oddenino nel post partita incrociato del Chelsea e della Juve riapre vecchie ferite e interrogativi strettamente connessi all’omissione di soccorso di cui si rese responsabile la testata nei riguardi della Triade nel 2006.
Al di là delle considerazioni etiche sulla professione del giornalista, ci sarebbero da porsi 2 interrogativi: a che punto è il nostro paese riguardo alla libertà di stampa? E alla cultura sportiva?
Al primo quesito risponde la posizione che l’Italia occupa nel mondo nella classifica della libertà di stampa, che la vede in caduta libera al 61° posto, con dato aggiornato al 25 gennaio 2012 per “Reporter senza frontiere per la libertà di informazione” .
Al secondo quesito sono proprio Bramardo e Oddenino a rispondere perché, qualora venisse confermata la triste circostanza che li vedrebbe protagonisti, in qualità di giornalisti sportivi costituiscono il termometro del malessere etico diffuso anche in altri settori della vita pubblica e sociale italiana. Da bravi antijuventini non tifano “per”, ma “contro”.
Non dal divano di casa, ma dalla sala stampa dello Juventus Stadium. In barba a tutte le convenienze dell’ospitalità e del ranking UEFA.

Nota della redazione
Non abbiamo letto fino a questo momento smentite della circostanza che vede protagonisti i due giornalisti. Nel caso si rendesse necessario, integreremo l’articolo con il dettaglio dell’accaduto.

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