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Attualità di G. GALAZZO del 14/11/2012 16:43:31
Cosa c’entra la Juventus?

 

Siamo in un campetto di terza categoria, nella pianura emiliana, probabilmente il campo è spelacchiato, con qualche buca e nascosto dai palazzi di un quartiere periferico.
In quel campo si gioca una partita di un campionato, qualcosina di più del calcio amatoriale, sideralmente lontano dal calcio che conta: possiamo pure immaginarci qualche ex atleta che fatica a correre per il peso dell’età e di un fisico non cosi in forma come qualche anno fa.
C’è un altro campo di terza categoria ( sempre nella stessa regione, nella medesima provincia, si noti bene questa precisazione); possiamo pure pensare che il terreno sia sintetico, ai margini di un bel centro sportivo, in un elegante quartiere, con giovani e meno giovani che corrono con un palla, animati dall’ esigenza di sfogare lo stress quotidiano, dalla convinzione che non è quello il calcio in cui meritano di giocare o dalla semplice voglia di divertirsi.
Non è questo che ci interessa: veniamo ai fatti.

Nel primo campo un arbitro viene malmenato da un giocatore, la diagnosi parla di trauma cranico, colpo della frusta e contusioni varie; peggio del peggio dalla borsa. Del malcapitato arbitro spariscono divisa e scarpette. Violenza e ladrocinio.
Nell’altro campo due calciatori sfogano la loro rabbia contro un avversario. Risultato: setto nasale fratturati.Violenza.

Fin qui la raccapricciante cronaca “liberamente tratta” da un articolo del Sig Gianluca Grassi, pubblicato sul blog del glorioso ( nei tempi andati) Guerrin Sportivo. Cronaca suffragata da argute considerazioni tese a giustificare questi episodi quali figli direttamente partoriti dal velenoso clima e dalle polemiche che contraddistinguono il calcio che conta. Uno spirito di emulazione, in base a quanto sostiene il sig Grasso. Pur non condividendo, possiamo lasciar correre e accettare il suo pensiero; accettiamo ancor più la precisazione circa “gli sfigati” che non frequentano solo i campi dell’Emilia ma, ahinoi, sono patrimonio condiviso, alla fermata del bus, in coda alla posta, nel luogo di lavoro, non solo nei campi di calcio spelacchiati o meno.

C’è qualcosa che non ci convince Sig Grasso, o chi per Lei, ha corredato l’articolo con la foto allegata:



Link all’articolo


Ci spieghi perchè un naso rotto, delle scarpe rubate, lo sdegno che Lei manifesta, debba casualmente essere accostato ad una maglia bianconera, non una tra tante. Non un’anonima maglia: la maglia più nota, quella più odiata.

Ci perdoni se mai crederemmo che non lo si è fatto di proposito; ci perdoni se siamo cosi attenti al dettaglio. Ci piace particolarmente constatare quanto lo sdegno che ben ha rappresentato sia nulla rispetto a quello di vedere quotidianamente sprofondare lo pseudo giornalismo verso livelli neppure più degni della repubblica delle banane.

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