Pistoia, venerdì 28 Dicembre 2012; lo Juventus Club di Pistoia ha organizzato presso la sala congressi dell'Hotel Villa Cappugi un incontro aperto al pubblico nel quale relazionavano, circa la vicenda Farsopoli, l'ex Direttore Generale della Juventus Luciano Moggi e l'Avvocato Paolo Gallinelli, difensore dell'ex arbitro Massimo De Santis.
A moderare l'incontro provvedeva il Presidente dello Juventus Club Pistoia; presenti in aula, fra gli altri, Riccardo Gambelli e l'ex guardalinee Ceniccola, oltre che il buon Vostro Franco Del Re coadiuvato dall'amico fraterno Sandro Rossano (Bronco 73), compagno di tante avventure bianconere, testimoni entrambi di pagine memorabili della storia juventina e particolarmente del periodo “triadiano”.
Andiamo con ordine: l'incontro era fissato per le ore 18:00; arriviamo con dieci minuti di anticipo; contattiamo i gentilissimi responsabili dello JC Pistoia ed in particolare il segretario, Alessio, al quale lasciamo copia delle quattro domande che vorremmo porre al Direttore.
Gli invitati giungono in aula con circa mezz'ora di ritardo e per questo si comincia subito: il Presidente fa le presentazioni di rito, nominando anche alcuni presenti fra il pubblico, ovvero quelli già citati in precedenza.
Prende la parola, ovviamente, Luciano Moggi che, introducendo l'Avvocato Gallinelli, lo ringrazia pubblicamente per aver pagato e scovato alcune importanti intercettazioni. Fra le altre cose, cose che noi conosciamo benissimo da anni,
ricorda Rosario Coppola e il celeberrimo “l'Inter non interessa” ; spiega che secondo lui i problemi alla Juve giunsero dopo la morte di Gianni ed Umberto Agnelli, ma anche dell'Avvocato Chiusano; secondo il Direttore sarebbe bastato che fosse rimasto in vita anche solo l'ex Presidente della Juventus per impedire lo scempio che abbiamo dovuto patire. Queste morti avrebbero scatenato la guerra di successione in famiglia Agnelli, che avrebbe portato a conclusioni barbare, come la decisione dell'Avvocato Zaccone di “patteggiare” la serie B con penalizzazione, scelta questa, che stava a sottintendere l'infedeltà degli impiegati della Juventus; scelta che Moggi definisce come un “passaggio sotto le forche caudine”.
Si prosegue con la ricostruzione a grandi linee di quella maledetta estate 2006, citando la sentenza Sandulli e facendo rilevare
l'assurdità di una pena comminata in assenza di illeciti conclamati ed accompagnata dalla certificazione di regolarità di fatto del torneo oggetto di indagini.
Moggi prosegue citando la famosa “grigliata” al telefono col designatore Paolo Bergamo, nella quale il Direttore avrebbe voluto escludere De Santis, perchè gli "stava sulle scatole”, mentre agli atti del processo di Napoli se lo sarebbe visto accostare come “sodale della cupola moggiana”.
Cita anche il caso dell'allora Ministro dell'Interno Pisanu, che ritiene essere stato montato ad arte per dipingere Moggi come un uomo talmente potente da condizionare persino ministri della Repubblica e per dare sempre più sostanza alle accuse nei suoi confronti. In realtà, spiega il Direttore, i fatti andarono in maniera tutt'altro che tipicamente “cupolara”: erano i giorni in cui morì il Papa; Pisanu, che Moggi conosce bene perchè l'ex ministro è sposato con una signora di Monticiano, il paese natale del Direttore, lo contattò per avere un parere autorevole di un addetto ai lavori sul come comportarsi in tale situazione; Moggi suggerì di spostare la giornata di campionato al lunedì, perchè ormai tutte le squadre che avrebbero dovuto giocare quel turno in trasferta, erano già nelle rispettive città ospiti. Durante l'ascolto delle telefonate insabbiate dalla Procura di Napoli, il team ingaggiato da Moggi scoprì una telefonata rilevante di Galliani circa quegli avvenimenti; egli avrebbe allora contattato Costacurta e Meani riferendo loro: “quei figli di p**** di Moggi e di Capello vogliono posticipare di un giorno per la morte del Papa. Io, presidente della Lega, invece ho imposto di posticipare di una settimana, così recuperiamo anche Kakà”.
Successivamente cita anche il caso delle diffide di Seedorf, Nesta e Rui Costa in Fiorentina-Milan e l'invito di Meani a De Santis a non ammonire i diffidati rossoneri, facendo notare, prima di cedere la parola a Gallinelli, che “loro”, perchè si riferisce quasi sempre al plurale, dando testimonianza di come la Triade fosse unita, non si permisero mai di chiedere favori agli arbitri e neppure ai designatori.
Gallinelli, che mi pare molto preparato, nonché voglioso di raccontare la vicenda del suo assistito, afferma che
i PM hanno costruito un rapporto esclusivo fra Moggi e De Santis senza che vi sia alcuna intercettazione fra i due, definendolo “braccio armato” e “longa manus” di Moggi, come si legge chiaramente nelle informative. Secondo Gallinelli, spesso i fatti emersi durante le partite oggetto d'indagine non collimavano affatto con le tesi accusatorie e quando ciò non succedeva le intercettazioni non utili per portare avanti il teorema dell'accusa venivano scartate per non inficiare l'impianto accusatorio.
In tal senso cita due partite dirette da De Santis che risultavano incompatibili col teorema De Santis associato a Moggi: Palermo-Juventus e la già citata Fiorentina-Milan. Per tenere in piedi la bizzarra teoria, Beatrice e Narducci si sarebbero inventati lo sdoganamento di De Santis, rilevato persino dalla Dott.ssa Casoria in fase dibattimentale.
Rivela anche un fatto curioso:
il PM Capuano, dopo che la procura aveva fatto marcia indietro circa l'accusa all'ex arbitro di essere membro della cupola, avrebbe confessato a Gallinelli di “aver chiesto 10 per ottenere almeno 5” . Questa è la giustizia italiana... (n.d.r.)
Prosegue l'Avvocato ritenendo che il processo approdato a Napoli, dopo l'archiviazione di Maddalena a Torino, in realtà abbia avuto la sua gestazione sull'asse Milano-Torino. Rivela come grazie ad un appiglio legale circa il vecchio processo doping, Guariniello avesse chiesto e ottenuto di poter intercettare il Dott. Agricola, che parlava spesso con Moggi e di conseguenza anche lo stesso Moggi veniva intercettato. L'archiviazione è fatto noto;
meno nota è la circostanza secondo la quale a tale archiviazione Guariniello si oppose più volte... A questo punto riprende la parola Moggi, che ci racconta di Galdi informatore di Auricchio in cambio di ricorsi su multe pregresse e dell'arbitro Bertini che in Atalanta-Milan diede 3 minuti di recupero sullo 0-0 per poi allungarli a 4, fatto che consentì al Milan di vincere con una punizione di Pirlo quasi all'ultimo secondo, oltre che a non aver concesso, sempre sullo 0-0, un rigore all'Atalanta per fallo di Nesta da ultimo uomo e si chiede come Bertini potesse essere un suo sodale.
Il Direttore apre anche una parentesi di calcio giocato che denota la sua scaltrezza di dirigente: ricorda un Juve-Siena in cui aveva “annusato” una certa rilassatezza della squadra, conscia di affrontare il classico avversario “materasso”. Prima del riscaldamento avvertì Capello e gli rivelò la sua strategia per ridare ordine e concentrazione alla truppa. Sarebbe entrato nello spogliatoio dopo il riscaldamento e avrebbe fatto un "cazziatone" alla squadra perchè l'avrebbe vista svogliata; Capello avrebbe dovuto reggergli il gioco. Rientrarono i ragazzi, Moggi si imbestialì accusandoli di essere molli e poco concentrati e lasciò lo spogliatoio coi giocatori sorpresi. Entrò Capello e diede un pugno violentissimo alla porta; non aggiunse altro e se ne andò anche lui. La partita finì 4-0 per la Juve, perchè i giocatori, per dimostrare ai loro superiori che si sbagliavano, dettero tutto in campo...
Riprende la parola Gallinelli, che contesta alla procura di aver segnalato nelle informative Parma-Juventus, arbitrata da De Santis, come una “gara diretta sfacciatamente pro-Juventus”, ma che in fase dibattimentale non venne portata in quanto la visione successiva della partita avrebbe dimostrato tale accusa del tutto infondata.
Secondo Gallinelli l'analisi di tutto il materiale d'indagine porta inevitabilmente ad affermare che in questa vicenda non esiste nessun colpevole. Sempre Gallinelli aggiunge che è agli atti una circolare della federazione datata Agosto 2004 che norma la possibilità e le metodologie per i dirigenti di accedere durante le partite agli spogliatoi. In fase di indagini, fu fatto credere che il solo Moggi avesse la possibilità di entrare negli spogliatoi, ovviamente in barba alle regole vigenti...
Poi riprende il discorso su Parma-Juventus e ci rende edotti di un fatto che il buon Vostro ritiene alquanto inquietante: circa quella partita la procura afferma che una
delle SIM svizzere che vengono arbitrariamente ricondotte a Moggi ed assegnate a De Santis dallo stesso Moggi, si sarebbe attivata a Parma in data 7 Gennaio. In realtà questa scheda fa traffico solo a partire dal 15 Gennaio e non verso un cellulare italiano, come riportato dalla procura, ma riceve traffico per ZERO secondi da un 119 della Telecom Italia! E qui introduce le storie a noi notissime di Tavaroli e di Nucini...
Ancora Gallinelli rende edotta la platea sul famigerato
Modello 45 della procura di Milano, spiegando che la visione di quel fascicolo archiviato dalla Boccassini circa le rivelazioni a lei riferite da Nucini, sarebbe servito alla difesa di De Santis in quel di Napoli per verificare se in quel contesto avesse riferito fatti e circostanze diverse, in quanto per la Boccassini non costituivano reato.
Ci anticipa anche che riproporrà l'istanza per poter visionare tale fascicolo, visto che la Boccassini stessa ha detto a Gallinelli di presentarla... Riprende la parola Moggi e parla di Inter e di onestà, fra l'ovvia ilarità generale di tutti i presenti...
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