Finito il breve excursus sull'onestà della seconda squadra di Milano, Moggi apre una parentesi attuale sulla giustizia sportiva, citando la recente sentenza di primo grado riguardante il Napoli. Secondo il Direttore la situazione venutasi a creare a Napoli comporterebbe una penalizzazione minima di 2 punti, per cui la richiesta di un solo punto del “napoletano Palazzi” non sarebbe stata corretta e quindi destinata ad essere rivista dai giudici da -1 a -2; sempre secondo Moggi,
tale scelta è stata effettuata da Palazzi esclusivamente per ingraziarsi i dirigenti del Napoli (ma anche la tifoseria, aggiungerebbe il buon Vostro... n.d.r.)
Ad un certo punto Moggi riporta il caso di un signore che è stato rinviato a giudizio, nel processo penale, per aver preso una maglietta dei giocatori della Juve alla fine di una partita ed esclama: “questa persona è qui fra il pubblico. Vediamo se si alza in piedi. Eccolo: è l'ex guardalinee
Ceniccola (che accenna timidamente un saluto alla platea); questo signore s'è beccato un capo d'imputazione per una maglietta, quando tutti sanno che a fine partita tanti direttori di gara ne prendono non una, ma anche 10. Tu, Ceniccola, sei stato persino parsimonioso... ”.
La vicenda di Ceniccola fa ritornare la discussione sul processo penale ed in merito Moggi riferisce un fatto, anche questo abbastanza inquietante, circa la questione dei presunti sorteggi truccati; il PM Capuano affermava che dalla
visione del filmato relativo ad uno di questi sorteggi si evinceva chiaramente che essi fossero truccati. Le difese, quindi, fecero richiesta alla cancelleria del tribunale per visionare tale filmato; sul faldone relativo trovarono la sorpresa: c'era scritto:
“ritirato il 27/09/2009 dalla procura e sostituito con foto” Prima di passare la parola nuovamente all'Avvocato Gallinelli, Moggi ribadisce nuovamente che la farsa avrebbe avuto la sua genesi anche a Torino.
Gallinelli spiega perchè, secondo lui il filmato, di cui ha riferito Moggi fosse stato prelevato dalla procura e sostituito con delle foto: ritiene, infatti, che il filmato fosse esplicativo del fatto che i sorteggi fossero regolari, mentre le foto, essendo solo istantanee di un'azione che si svolge nel tempo, se estrapolate dal contesto danno un'impressione diversa da quella che era la realtà e cita due fotogrammi che, se accostati l'uno all'altro, darebbero l'idea che le palline fossero state estratte da Bergamo, quando invece così non era. Definisce queste azioni come
“espedienti della pubblica accusa per generalizzare le tesi accusatorie” e rivela come sui sorteggi arbitrali si fosse espressa a favore delle difese anche la Presidente Casoria.
Riprende la parola Moggi, introducendo un parallelo fra la sua condanna per violenza privata verso Blasi e la situazione Sneijder/Inter/Branca,
facendone rilevare la pesante diversità di valutazione, anche a mezzo stampa. La discussione si sposta sulla federazione ed i suoi uomini ed a tal proposito il Direttore “renzianamente” invoca una rottamazione generale del sistema, in quanto ogni singolo personaggio facente parte di tale sistema avrebbe cose da nascondere, essendo in quel contesto ormai da decenni.
A questo punto il Presidente dello Juventus Club Pistoia dà la parola al pubblico per le domande; inizialmente daremo la precedenza alle quattro domande che la Redazione di GLMDJ ha preparato per il Direttore, poi riporteremo anche le altre.
Mi presento come redattore di GLMDJ, “Associazione che credo il Direttore conosca bene”; mi interrompe con un eloquente: “Eehhh, come no!?”; quindi vado ad esporre le nostre domande:
GLMDJ: Ad oggi tutti i coinvolti hanno beneficiato del lavoro difensivo suo e dei suoi avvocati. Quanto le dà fastidio non averne goduto nelle pronunce dei giudici? Moggi risponde che è contento. Pieri, ad esempio, oggi fa il cameriere per vivere, con due figli a carico e tutte le spese quotidiane di una famiglia. Lui, Moggi, economicamente non sta male, ma altri sì e per questo, se il risultato del lavoro dei suoi collaboratori ha contribuito ad assolvere altre persone, lui ne è felice. Ha rivisto famiglie felici dopo tanti anni.
GLMDJ: Il calcio, nel bene e nel male, non riesce ad essere indifferente a Moggi. Crede che il sistema italiano in fondo conviva con la consapevolezza di averle fatto un grave torto? Moggi risponde che oggi lui fa il giornalista, ma soprattutto farà il “guardiano del faro”, oltre che il “detective privato”, anche se si rende conto di aver a che fare con un muro di gomma. Riferisce, però, che fino a qualche anno fa in federazione il quotidiano Libero non veniva inserito fra quelli da visionare per la rassegna stampa; da quando ci scrive lui, invece, la federazione l'ha inserito, perchè evidentemente hanno paura e devono sempre verificare ciò che lui scrive.
GLMDJ: Conte ha detto che l'esperienza del calcioscommesse lo ha fortificato. Moggi da questo punto di vista come si sente rispetto a calciopoli? Stanco, fortificato, battagliero..., come? Moggi si alza in piedi e cercandomi con lo sguardo mi dice: “guardi un po'. Come le sembro? Sto bene, no?”
GLMDJ: Umberto Eco, con Franzo Grande Stevens, è stato anche promotore del circolo politico e culturale «Libertà e Giustizia», insieme, fra gli altri, a Guido Rossi, Carlo De Benedetti, Leopoldo Pirelli e Giandomenico Lepore. Circolo sul quale dispensò la seguente battuta : “Libertà e Giustizia non è una lobby ma piuttosto una mafia".
Più che una battuta direi un lapsus, anche alla luce del fatto che tutto il processo Farsopoli, sia il penale che lo sportivo, è ammantato di una certa "napoletanità", vedasi anche la figura di Palazzi e le origini di Grande Stevens stesso. Leggere insieme certi nomi, Grande Sevens, Guido Rossi e Lepore, sapere che Maddalena a Torino aveva archiviato il tutto, mentre a Napoli, "regnante" Lepore, si è proceduto come sappiamo, non le fa nascere più di un sospetto? In tal senso, cosa pensa di Grande Stevens e del suo protetto John Elkann e del ruolo eventuale che hanno avuto nella vicenda Farsopoli? La risposta è secca: “vi siete dati la risposta da soli...” Intervengo chiedendo che sia anche lui a dare un commento su queste persone e sui loro intrecci, riferendo che noi sappiamo cosa comportino ed in merito invito la platea alla lettura dell'articolo su GLMDJ di Mario Rocca, da cui questa domanda è stata estrapolata. Il Direttore e Gambelli mi correggono con un “Christian Rocca”. Li interrompo immediatamente: “No, no! Mario, non Christian, che è un'altra persona. Parliamo di Mario Rocca, redattore di GLMDJ” A quel punto Gambelli scuote il capo in su e in giù in segno di approvazione e il Direttore riprende la parola affermando che su Grande Stevens c'è poco da dire, se non che Mario Rocca in merito sa già tutto, condividendo quello che Roccone Nostro scrive.
Finite le nostre domande il dibattito prosegue con le altre domande dei presenti. Inevitabilmente viene nominato anche Zeman, uno dei maggiori antagonisti, se così si possono chiamare, di Moggi. Su Zeman interviene anche e soprattutto Gallinelli che ricorda la famosa Lecce-Parma 3-3, arbitrata dal suo assistito, e rivela che Zeman, prima di voltare platealmente le spalle al campo in segno di dissociazione verso l'atteggiamento tattico dei suoi giocatori, presumibilmente teso ad accontentarsi del pareggio, in contrapposizione a tale successivo atteggiamento
aveva precedentemente sostituito l'unica vera punta di ruolo del Lecce, ovvero Mirko Vucinic. Al ché mi permetto di interromperlo e gli chiedo se secondo lui quell'atteggiamento di Zeman, che in seguito confermò essere dovuto alla sensazione tangibile che le due squadre si fossero accordate per un pari, non configurasse almeno un'ipotesi di omessa denuncia. Prima che Gallinelli risponda, interviene il Direttore che indicandomi con l'indice ed alzandosi quasi dalla sedia esclama:
“bravo! E' giusto! Non ci avevo pensato...” Gallinelli, meno platealmente, fa un accenno d'intesa come a dire: effettivamente è così.
Riprende la parola Moggi che risponde ad un tifoso che chiedeva lumi sulla storia di Palazzo Grazioli, ovvero dell'incontro avuto con Berlusconi.
Durante quell'incontro, Moggi venne a conoscenza delle intercettazioni che lo riguardavano e fa intendere che fossero quelle riferite al filone d'inchiesta torinese. Berlusconi lo rassicurò dicendogli che erano prive di valenze penali e che comunque si era attivato per mettere le cose a posto. Erano a conoscenza di tali intercettazioni soltanto Berlusconi, Carraro, il Generale Italo Pappa, Galliani e, per ultimo, Moggi. In quella sede Berlusconi chiese la disponibilità al Direttore di accasarsi al Milan, con un ruolo simile a quello che aveva alla Juve, ma comunque subalterno a Galliani, che avrebbe mantenuto il suo ruolo in società. Secondo Moggi, la sua presenza al Milan era mal vista da Galliani, che ritiene essere colui che fece rendere pubbliche le intercettazioni per evitare la sua 'assunzione al Milan.
Altra domanda verte sul ruolo attuale di Andrea Agnelli. Moggi, in merito, ritiene che la chiamata in Juventus del figlio di Umberto si sia resa necessaria in quanto la dirigenza scelta da John Elkann stava rimediando figuracce in serie, pur pesandogli molto, ad Elkann, il fatto di aver ridato visibilità e potere al cugino. Rivela anche che nei giorni immediatamente seguenti allo scoppio della farsa,
Franzo Grande Stevens, durante una riunione con Moggi, Giraudo ed i rispettivi pool difensivi, assicurò che Guido Rossi, appena nominato commissario straordinario della FIGC, era un suo amico; che ci avrebbe parlato e che le cose si sarebbero risolte. Chiude Moggi con un eloquente: “s'è visto come ci ha parlato...!”
Un'altra domanda interessante riguarda Roberto Mancini ed il fatto che dopo Inter-Juventus 1-2 del Febbraio 2006 gli fosse sfuggito che Moggi a breve avrebbe dovuto render conto alla giustizia delle sue azioni. Il Direttore rivela di essere amico di un calzolaio di Seregno, dal quale si serve spesso l'ex calciatore dell'Inter Riccardo Ferri, il quale calzolaio gli riferì, circa quattro mesi prima dello scoppio dello scandalo,
che Ferri gli aveva confidato che Moggi presto avrebbe passato dei guai con la giustizia. Altra domanda dal pubblico verte sul contratto firmato con l'Inter e Moggi ha ripetuto ciò che noi sappiamo; uno dei presenti, però, non si accontenta e gli chiede di mostrare finalmente questo famigerato contratto.
Moggi risponde che lo renderà pubblico il giorno in cui Moratti dichiarerà inequivocabilmente che tale contratto non esiste. Un tifoso, poi, chiede se sia vera la notizia circa una sua intervista nella quale avrebbe dichiarato che gli piacerebbe poter lavorare al Napoli con De Laurentiis. In merito il Direttore smentisce seccamente: non l'intervista, ma quel determinato passaggio. In realtà, durante il colloquio col giornalista, Moggi ha soltanto dichiarato che a Napoli lui si è trovato bene ai tempi in cui era dirigente e che tutt'oggi si trova bene a Napoli, in quanto è lì che risiede.
Ancora una domanda: riguarda il nemico per eccellenza di Moggi, ovvero
Baldini. Mi permetto di interromperlo e gli chiedo cosa ne pensi del fatto che Capello se lo sia portato dietro fino ad un paio di anni fa come se fosse il suo maggiordomo; gli chiedo come ritiene compatibili le dichiarazioni di Capello, sempre benevole sulla Triade e sempre volte a considerare come legittimi i suoi due scudetti juventini, con l'amicizia ed i rapporti di lavoro con Baldini. Per la prima volta in serata, Moggi non ha una risposta pronta;
glissa chiaramente sull'argomento e quindi si passa ad altro...
Prende in seguito la parola nuovamente Gallinelli, che ci tiene a specificarmi come mai il processo “abortito” a Torino, prenda nuova vita a Napoli, vista la mia cocciutaggine nel rimarcare i legami quanto meno sospetti fra Grande Stevens e Lepore; secondo Gallinelli le indagini riprendono vita a Napoli a causa delle dichiarazioni di Dal Cin che porteranno all'intercettazione Palanca/Gabriele, ovvero quella che darà il là all'indagine napoletana. De Santis verrà successivamente inserito nelle indagini in quanto da quelle intercettazioni verrà ritenuto come il capo della “combriccola romana”. Lo interrompo nuovamente dicendogli che questo è l'aspetto procedurale per il quale ci si sposta da Torino (che archivia) a Napoli (che rimanda tutti a processo), ma che “politicamente” continuo a ritenere che la sede napoletana fosse la “preferita” per tutta una serie di motivi che l'articolo di Mario Rocca su GLMDJ aveva messo clamorosamente in evidenza. Alla fine Gallinelli ammette con un cenno del capo che potrebbe essere così e rivela come la Casoria, davanti al CSM, abbia ammesso di aver avuto più pressioni su questo processo che non al tempo del processo su Raffaele Cutolo...
Una delle ultime domande riguarda il processo GEA. In merito chiedo a Moggi cosa ne pensi del fatto che la GEA, associazione di 4/5 professionisti, col suo 14% di tesserati a procura venisse considerata un'anomalia con posizione di predominanza sul mercato, mentre il solo Dario Canovi con l'8% di tesserati a procura non lo fosse.
Mi interrompe Gallinelli rivelandomi che Canovi era nella lista dei testimoni dell'accusa al processo di Napoli... Con questa “chicca” si chiudono le domande del pubblico e si chiede a Moggi di raccontare aneddoti “di campo” e di “calcio giocato” circa la sua esperienza di dirigente sportivo. Racconta, fra l'altro, come abbia scoperto Tancredi per la Roma, ma soprattutto ci racconta il colpo, anzi: i colpi del calciomercato 2001, quando vendette Zidane per 150 miliardi al Real e contemporaneamente comprò Nedved dalla Lazio.
Innanzi tutto rivela che nacque prima l'operazione Nedved di quella Zidane, perchè, se avesse fatto il contrario, tutti avrebbero saputo che la Juve aveva enormi disponibilità economiche e quindi il prezzo dei cartellini dei giocatori ai quali si sarebbe interessata sarebbero inevitabilmente saliti. Quindi ricorda come Nedved non ne volesse sapere di lasciare Roma. Abitava in una splendida città, dove era amato come un Re; giocava a golf all'Olgiata, un posto meraviglioso per un amante di questo sport come lo è il ceco. Moggi lo convinse a visitare La Mandria, che riteneva molto più bella de L'Olgiata; gli disse che gli avrebbe mandato un volo privato per Torino, senza impegno; avrebbe visitato La Mandria e se gli fosse piaciuta allora avrebbero parlato del contratto. Nedved accettò, ma quando atterrò a Caselle si trovò di fronte ad un plotone di fotografi e giornalisti che nel frattempo erano stati avvertiti dal Direttore dell'arrivo di Pavel a Torino. Il giorno dopo la stampa romana lo bollò come traditore; La Mandria era comunque di suo gradimento e quindi si decise a firmare per la Juventus. Va detto che per pochissimi giorni Nedved e Zidane furono compagni di centrocampo alla Juve ed il solo pensarci mi mette i brividi.
Purtroppo, però, il destino di Zidane alla Juve era segnato. Il giocatore voleva essere ceduto e Florentino Perez, allora candidato alla presidenza del Real Madrid, chiese a Moggi, del quale è amico, se poteva utilizzare l'immagine di Zidane per la sua campagna elettorale. “Hai voglia!”, gli rispose sornione il Direttore... Perez vinse le elezioni, ma a quel punto doveva portare a Madrid il fuoriclasse francese che aveva promesso alla tifoseria dei blancos. La trattativa partì da 70 miliardi, che Moggi subito rifiutò, trattandosi di Zidane, il più forte calciatore del mondo. Le successive trattative si svolsero sempre in Italia, a Napoli, a casa di Moggi, che lì invitava a pranzo Perez per discutere del prezzo del cartellino del francese. Ci racconta Moggi: “offrivo sempre io, ma ad ogni pranzo il prezzo si alzava di 10 miliardi!” Scoppia una risata generale seguita da un lungo applauso; solo Bronco, che mi siede vicino, non applaude, ma ridacchia amaro e mi sussurra all'orecchio: “Sì, però, porca p****, mi hai venduto Zidane...!”
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