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Attualità di G. FIORITO del 30/01/2013 11:46:12
Te la senti di essere Juventino?

 

Nel 1961 l’Inter aveva ottime chance di vincere lo scudetto. Il 16 aprile si giocò il match con la Juventus e il pubblico, che per l’ingente numero di tifosi faceva ressa da tutte le parti, si assiepò a ridosso delle panchine. I nerazzurri se la giocarono, ma l’allenatore, Helenio Herrera, chiese la sospensione della partita per invasione di campo e ottenne il 3 a 0 a tavolino. Erano gli anni della Juve della Prima Stella. Umberto Agnelli non era solo il presidente di quella squadra strepitosa, ma anche della FIGC. L’avvocato Chiusano fece valere il peso politico e il match fu rigiocato. L’Inter si rilassò, perse terreno e non poté colmare il distacco dalla Juve. In compenso se la legò al dito e nonostante parecchie testate straniere ogni tanto ci ricordino che Angelo Moratti, padre di Massimo, pare avesse l’abitudine di omaggiare gli arbitri di offerte più sostanziose che non le magliette contestate a De Santis e in tempi recenti la società internazionale abbia prediletto i golfini di cachemire al solito gagliardetto, agli inizi del nuovo millennio scatenò una rete di spionaggio per farla pagare alla Juventus, riuscendoci con l’appoggio di tutte le massime istituzioni sportive e probabilmente con la complicità della procura di Napoli.

Potere politico e potere mediatico non difettano al Milan, che nel 2006 uscì da calciopoli limitando al massimo i danni e facendo di necessità virtù, addirittura andando a vincere la Champions League. Il suo presidente vicario, Galliani, era anche presidente di Lega, ma la cosa non suscitò né presso la procura federale né presso i media sensazioni da conflitto di interesse. Il sostituto di Berlusconi, al quale la squadra in fin dei conti appartiene ed è stato a lungo il presidente del consiglio dell’Italia intera, sfruttò la carica che più gli faceva comodo a seconda delle occasioni e in tal modo fu libero di cenare e telefonare a Collina senza che nessuno ebbe a risentirsi. Che poi Berlusconi sia stato e sia al centro di alcuni conflitti di interesse di proporzioni macroscopiche per la vita di tutto il paese, uno può anche non saperlo, sebbene sia un maggiore dei carabinieri, futuro colonnello e capo di gabinetto della giunta De Magistris della stessa città dove si tiene il processo di calciopoli del quale ha orchestrato le indagini. Pertanto, essendo all’oscuro del fatto che Mediaset proprio a Berlusconi appartiene, lo può dichiarare sotto giuramento nell’aula 216.

Potere politico e potere mediatico sono diventati il problema della Juventus. Del quale la sudditanza psicologica inversa della quale soffre la classe arbitrale italiana è solo l’effetto più tangibile.
Sabato 26 Gennaio i nervi sono saltati. Sul finire del match contro il Genoa l’arbitro Guida non ha assegnato alla Juve un rigore che c’era. Calciopoli. La serie B. Il ritorno in serie A costellato di svarioni arbitrali e di favori all’Inter. La squalifica di Conte e il Napoli graziato. La Lazio nemmeno giudicata. Hanno un bel coraggio tutti, da Allegri a Moratti a Mazzarri, dimentichi delle manette di Mourinho, del tormentone del gol di Muntari e dell’ultima finale di Coppa Italia.
Per la società bianconera è stata però una caduta di stile. Lo stile Juventus, che una volta poteva abbeverarsi all’immagine di un uomo che ha segnato un’epoca e del quale appena due sere prima si era commemorata la scomparsa. Dieci anni senza Gianni Agnelli. Quasi nove senza Umberto.
L’Italia è radicalmente mutata, anche se tutti si adoperano gattopardianamente per il mantenimento di uno status quo ormai insostenibile. LA FIAT non ha più il peso specifico che aveva avuto con l’avvocato e il dottore, ma non vale così poco nella vita economica e sociale del paese quanto la Juventus dentro le stanze del potere sportivo.

Influenza politica e mediatica sono il tallone d’Achille della società bianconera, che soffre il peso della disfatta di calciopoli, sulla quale grava come un lutto l’indifferenza che la famiglia manifestò nei giorni della sconfitta, sintetizzata da John Elkann quando disse: “Siamo vicini alla squadra e all’allenatore”. Non ai dirigenti, dal momento che da tempo Blanc era già stato designato alla loro successione.
A farci del male da soli siamo stati bravi anche sul piano mediatico. Giraudo se ne era già accorto, anche se tra le ridicole accuse di calciopoli, liquefatte dalla sentenza di Napoli, c’era pure quella di esercitare un potere mediatico attraverso il "Processo del lunedì" e un semi inviato della RAI, Ignazio Scardina, completamente scagionato. Blanc ci aveva lavorato. Era nata Juventus Member, che aveva raccolto e tesserato i tifosi sul web. In televisione era arrivato Juventus Channel. A mio avviso due carte spese male. Del canale televisivo mi sono stancata quasi subito. Su quanto fosse brava, buona e bella la Juve di Ranieri e pure gli arbitri nutrivo seri dubbi. Le partite d’epoca me le facevano altri canali di SKY. Mai poi che si facesse non dico una trasmissione, ma nemmeno un accenno a calciopoli.
Il blog era nato, come si disse, nel tentativo di testare la possibilità di un azionariato popolare. Non so quanto ci fosse di vero in quest’affermazione, ma la Juventus si ritrovò in casa un salotto di tutto rispetto. Esperti di calcio, storici della Juventus, brillanti autori di satira calcistica, persone piene di talento per la scrittura, il confronto e la Juve. Superata la fase di censura riguardo a calciopoli con l’avvento di Andrea Agnelli, il blog è passato di mano e i nuovi amministratori hanno pensato bene di farne la pessima copia di un social network, con il risultato di disperdere i fruitori più assidui, che si frequentano ancora nella vita vera e su altri siti virtuali.

Nonostante la Juventus sia tornata a vincere un titolo nazionale, le ferite sono rimaste tutte aperte e i contrasti con la federazione si sono acuiti a causa della richiesta di risarcimento formulata dai legali di Andrea Agnelli. La FIGC ha preferito dichiararsi incompetente piuttosto che tornare sui suoi passi e revisionare il processo sportivo del 2006. Né Andrea Agnelli né Massimo Moratti hanno un posto nel consiglio di Lega, nel quale, oltre a un paio di rappresentanti dal dubbio passato, tra i quali spicca Preziosi, è ritornato da vicepresidente Galliani, in ossequio al detto che tra due litiganti il terzo gode. Non è servito scegliere di approvare la candidatura di Abete alla presidenza. Come non era servito piegarsi a partecipare al tavolo della pace, miseramente fallito. E non servirà passare dall’acquiescente silenzio di Cobolli Gigli alle urla di Conte e Marotta.

Le responsabilità stanno tutte nel vuoto di potere che si determinò alla morte di Gianni e Umberto, nel gioco degli equilibri interni ed esterni alla Juventus. Nella resa incondizionata che depose su un piatto d’argento la testa della zebra.
Se Andrea Agnelli vorrà riportare la Juventus al posto che le spetta dovrà fare di più. Cominciando da quell’acquisto che sfugge oramai da qualche anno: un centravanti di qualità. Il Napoli sarà stato accompagnato alla sfida, ma la differenza la fa Cavani e non solo le giacchette nere. Lo sapeva bene Umberto quando andò a prendersi Sivori e Charles. Occorre poi ricominciare a tessere una rete di relazioni e di equilibri di potere che inizino proprio dove tutto ha cominciato a disfarsi e cioè dentro la famiglia. Affinché si sfruttino le risorse che fino ad oggi sono state tenute latenti. Da quelle economiche a quelle che riguardano la sfera dell’informazione.
Nessuno pensa che sia una cosa facile. Ma uno Juventino lo sa quale sia la domanda da porsi.

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