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Il Fatto di N. REDAZIONE del 05/02/2013 08:19:05
Agnelli story. Nel nome del Padre

 

Articolo tratto da Hurrà Juventus del mese di dicembre 1995. Di Roy Zinsenheim
Il Dottor Umberto Agnelli arriva da un’annata straordinaria della storia Juventina, gettando un ponte tra il passato e futuro. L’appassionato ritratto di una grande storia di amore sportivo.

Un grande impegno, una severa responsabilità ma soprattutto una grande passione. Già, proprio passione quella parola che molti, troppi pensano non abbia più residenza nel calcio moderno. Eppure il costante impegno della famiglia Agnelli, rappresentata prestigiosamente dal Dottor Umberto, sulla Juve simboleggia, oggi, il volto più genuino di una passione calcistica dalle radici antiche.
Nell’ufficio di Umberto Agnelli campeggia, emblematicamente un’immagine della Juventus del 1931, uno scatto fotografico che fissa indelebilmente una squadra festante il giorno dell’inaugurazione degli stabilimenti di Villar Perosa. In mezzo ai giocatori le figure imponenti del Senatore Giovanni Agnelli, accompagnato dal figlio Edoardo, rispettivamente nonno e padre del Dottor Umberto. Quella foto cattura non solo un momento importante della storia della Juventus ma testimonia con semplice emotività l’impegno ereditario a seguire e nutrire una passione bianconera.
“La Juve fu una grande passione di mio padre”, ricorda con grande emozione il Dottor Umberto, “una passione ripagata da una serie memorabile di successi come la vittoria di cinque scudetti consecutivi. Mio padre era un uomo eclettico che viveva di grandi passioni e la Juventus gli stava particolarmente a cuore e in punto di morte di raccomandò di ‘ stare sempre vicino e tenere nel cuore la Juventus. Datele tanta attenzione e affetto’. E questo è il modo migliore per rispondere alla domanda su cosa rappresenta la Juventus per la famiglia Agnelli. Un legame forte e indissolubile”.
La carriera dirigenziale di Umberto Agnelli all’interno della Juventus ebbe inizio nel 1985 e fu quasi immediatamente baciata dal prestigioso traguardo del decimo scudetto che appuntò la prima stella sulle maglie bianconere. Gli impegni all’interno del gruppo lo costrinsero a lasciare nel 1962 la carica di presidente, ma la Juventus rimase sempre nel cuore. E fu proprio Umberto Agnelli ad indicare la via della riscossa, nello spogliatoio del Comunale in quel primo giorno di ritiro di un campionato 1994/95 che avrebbe segnato il ritorno al successo dopo quasi un decennio di astinenza. Un discorso il suo che suona oggi come il manifesto programmatico di una Juventus tornata massima protagonista della scena calcistica mondiale. “La Juventus doveva ritornare protagonista ma poteva solo farlo iniziando a divertirsi. Proprio così, sono convinto che chi non si diverte non riuscirà poi a divertire il pubblico. E l’obiettivo era proprio questo, tornare a far divertire il pubblico Juventino” . Il risultato dell’annata sportivo è noto a tutti: un colossale divertimento collettivo per il popolo bianconero ed una serie di conquiste prestigiose. Scudetto, Coppa Italia, il ritorno in Champions League, l’invasione in nazionale –il 1995 è stato un anno decisamente speciale.
“Avevo grandi aspettative , ma è stato staordinario riuscire a vincere quasi tutto. La Juventus era al centro di un rinnovamento importante ed è stato confortante vedere la nascita di un vero spirito di gruppo. Al di la di qualsiasi retorica ho visto una squadra unita e decisa da Chiusano a Lippi e tutti quanti. Un gruppo affiatato che ci ha regalato soddisfazioni le cui dimensioni sinceramente mi hanno stupito. Volevamo tornare protagonisti , volevamo rendere difficile la vita agli altri, ma vincere così va al di là di qualsiasi programma. E’ stato il risultato di un lavoro durissimo accoppiato con una discreta dose di fortuna, il che non guasta mai. Ma il bello è, con questa squadra, che tutto è venuto con grande naturalezza. Ricordo il momento difficile vissuto con la Fiorentina, quando siamo stati capaci di rimontare dal 0-2 al 3-2 finale, giocando bene; è stato il momento più intenso di un’annata comunque splendida. E’ una gioia che non possiamo che augurarci di ripetere e che possiamo ripetere se manteniamo vivi i presupposti che ci hanno condotti al successo. Il prossimo anno sarà in salita e dovremo affrontarlo con tutta la dovuta attenzione. Abbiamo già patito alcune disavventure e non dobbiamo assolutamente limitare l’impegno. L’augurio è ovviamente quello di rivivere nuovamente un’annata entusiasmante come quella passata”.
L’addio di Umberto Agnelli alla Juventus, nel 1962, avvenne in coincidenza con il famoso spareggio parigino di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid. Una sconfitta che lasciò l’amaro in bocca.
Oggi la Juventus rivede nel mirino gli storici rivali spagnoli, con ambizioni che vanno molto più lontano e che sottolineano una delle più marcate differenze tra il calcio di oggi e quello di una volta.
“E’ stata una soddisfazione enorme vedere il comportamento della squadra in questa prima fase della Champions League. Le cose sono molto diverse dal passato quando, e mi riferisco alla fine degli anni 50, la Coppa dei Campioni non era molto ‘sentita’dalla squadra. Sembrava quasi una competizione dall’importanza secondaria rispetto al campionato. Oggi sono giustamente messe allo stesso livello. I grandi talenti si distinguono sempre, oggi come allora, ma è cambiata la mentalità, la tecnica e la preparazione atletica. Si possono affrontare più competizioni con atleti più preparati”.
Inevitabilmente, discorrendo di tempi andati, si cade sulla difficile indicazione dei protagonisti più caratteristici e memorabili della storia juventina. L’osservatori odi Umberto Agnelli è decisamente raffinato e privilegiato. “Ricordo con grande gioia quella straordinaria coppia formata da John Charles e Omar Sivori. Una incredibile combinazione di poli opposti che si integravano alla perfezione: il primo un gigante buono, il secondo un tecnico cattivo e furbo. Entrambi combinavano tecnica e forza straordinaria, senza dimenticare che si avvalevano dell’aiuto non indifferente di un certo Boniperti”.
Presente e passato di rincorrono sul filo dei ricordi di una squadra che corre verso il suo centenario con la consapevolezza di rappresentare il più vasto pubblico di appassionati, sparsi lungo tutta la penisola.
La Juventus del centenario vive sempre la responsabilità di essere una vera squadra ‘nazionale’piuttosto che una semplice realtà cittadina.
“Ripenso a tutte le cose create dal mio nonno e vedo che tutte hanno festeggiato o devono festeggiare il centenario. E’ una soddisfazione immensa sapere di gestire delle istituzioni solide e forti al punto tale da resistere all’usura del tempo. E la Juventus fa parte di queste istituzioni: una squadra che ovunque va, gioca sempre in casa e quindi deve saper vivere all’altezza delle aspettative di un pubblico vasto. Dispiace forse che, nel corso del tempo, la squadra abbia perso parte del pubblico locale, inteso come quello che la segue allo stadio di Torino. Un pubblico particolare, forse un po’ viziato dai tanti successi e che oggi sceglie partita per partita gli avvenimenti da seguire. E’ una fatica in più per la nostra squadra. In compenso, grazie anche al mezzo televisivo, godiamo di una straordinaria popolarità in tutto il mondo, anche nei paesi più lontani o improponibili. Al punto che mi è capitato in Cina di essere riconosciuto come, ‘quello della Juventus’. Una dimostrazione della diffusione globale dell’interesse per i colori bianconeri”.
Il Dottor Umberto Agnelli è tifoso della Juventus . E non vuole essere questa una mera constatazione dell’ovvio. Umberto Agnelli è un vero appassionato juventino, che vive intensamente le stesse gioie e dolori di qualsiasi altro ‘supporter’. Con la sola differenza di ricoprire il difficile ruolo del ‘tifoso istituzionale’con tutto il conseguente carico di responsabilità.
“E’ certamente difficile fare il tifoso quando si ricopre un ruolo come il mio. Bisogna soprattutto stare attenti alle battute per i giornalisti, perché non ci si può far influenzare dai sentimenti o dallo stato d’animo. Per il resto seguire la Juventus è un grande divertimento. Vado molto volentieri alle partite, soprattutto quando vedo giocare una Juventus che vuole soprattutto divertire il suo pubblico. Da questo punto di vista la passata stagione è stata esemplare”.
Rimane comunque la curiosità sullo spazio occupato dalla Juventus in affetto. Il Dottor Umberto Agnelli la rappresenta emblematicamente, come appassionato e tifoso di grande esperienza. E propri come tutti i tifosi che si rispettano ha un sogno ed un augurio.
“Vorrei tanto vincere la Champions League. La vittoria dell’Heysel fu reale ma annegata nella tragesia. Vogliamo riconquistarla con il sorriso sulla bocca. E questo penso sia il migliore augurio per tutti i lettori di Hurrà Juventus. I tifosi, si sa, vorrebbero sempre una squadra che compera tutti i giocatori senza cederne alcuno. Ma l’importante è avere una Juventus che viva all’altezza del suo prestigioso blasone, capace di vincere divertendo come ha fatto quest’anno. L’augurio finale è che questo possa avvenire sempre”.







La redazione ringrazia Tyson1983 per aver fornito copia dell’articolo


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