Inchiesta/Intervista di N. REDAZIONE del 12/03/2013 07:57:58
ESCLUSIVA GLMDJ. Risponde Di Livio
Quando nel 1999 passò alla Fiorentina, molti tifosi juventini provarono una forte fitta al cuore nel vedere Angelo Di Livio, protagonista di uno dei cicli più esaltanti della storia bianconera, indossare la maglia dei nemici storici. Arrivato alla Juventus ad una età in cui chi gioca in serie B di solito è convinto di non avere più chance di affacciarsi al calcio che conta, Angelo è l'esempio di come la serietà e la professionalità (oltre ad una innegabile dote di talento, che a volte non gli viene riconosciuta a sufficienza) paghino sempre. Essere un “soldatino”, insomma, è un merito e non un difetto (a buon intenditor...) Lo riprovano, tra le altre cose, i suoi trionfi in bianconero: tre scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Champions League, 1 coppa Intercontinentale, 2 Supercoppe italiane e 1 Europea. Lo ringraziamo per l'intervista che gentilmente ci ha concesso.
Lei arrivò alla Juve insieme a un certo Del Piero... avrebbe mai detto che avreste vinto tutto quello che poi avete vinto? Certamente no! Ma è stata una esperienza fantastica sotto tutti i punti di vista, sapevo di essere in un grande club con grandi possibilità di giungere ad alti traguardi.
In chi si rivede nella Juve di oggi? Mi rivedo in Pepe e Giaccherini. Dispiace molto per Pepe che è stato sfortunato.
Ci può raccontare i retroscena del suo divorzio dalla Juve nel 1999? Mi era stato promesso il rinnovo del contratto che poi in realtà non c’è stato poiché il club aveva fatto altre scelte.
I rapporti tra Juventus e Fiorentina sono sempre tesi, sia a livello dirigenziale, che tra i tifosi, con continui richiami alla tragedia dell'Heysel, anche in occasione dell'ultimo incontro. Lei che conosce entrambi gli ambienti, cosa ritiene che si possa fare ad evitare ulteriori degenerazioni? Parliamo sempre di calcio e tirare in ballo dei morti è una cosa profondamente ingiusta. Rispetto entrambe le tifoserie fintantoché non si cade in situazioni che nulla hanno a che vedere con questo bellissimo sport.
Ci può spiegare le motivazioni per cui quella Juve eccezionale perse le due finali consecutive a Monaco nel '97 contro il Borussia e ad Amsterdam nel '98 contro il Real? Siamo arrivati un po’ stanchi a quelle due finali mentre gli avversari ne avevano di più e sono stati molto abili a sfruttare meglio le situazioni di gioco.
Ha seguito l'evoluzione dei processi riguardanti Calciopoli? Calciopoli è stata una pagliacciata. Un sistema sbagliato poiché tutti parlavano con tutti, ed io non ho mai condiviso che ci fossero rapporti tra i dirigenti di club con designatori ed arbitri. Hanno pagato i soliti mentre avrebbero dovuto pagare in tanti.
Lei ha conosciuto personalmente e a lungo Moggi e Giraudo. In tutta onestà: li ritiene colpevoli o innocenti? Mi sento di giudicarli solo per le questioni vissute sul campo con me e con i miei compagni di squadra e non posso che ribadire di aver avuto un rapporto fantastico con entrambi.
"Per quello che sto leggendo e sentendo, penso che la Juve rischi seriamente la retrocessione in serie B. D'altra parte, se i fatti saranno accertati, è giusto che chi ha sbagliato paghi". Queste sono sue parole risalenti a maggio 2006, quando esplose il "caso" Calciopoli. A distanza di quasi 7 anni, visti anche i molti "nuovi fatti" emersi, pensa che chi ha pagato (Juventus, Moggi e Giraudo su tutti) abbia pagato giustamente? Non ho parlato di Juve o di qualsivoglia altro club di calcio. Ho semplicemente affermato che nel calcio chi sbaglia deve pagare. Non posso che confermare che la Juve ha pagato in modo sproporzionato mentre ci sono altri club che agivano ben oltre e stranamente non ci sono intercettazioni a suffragio.
Sassaiola al pullman della Juve (addirittura un razzo lanciato contro il mezzo), sassaiola ai pullman dei sostenitori bianconeri: la rivalità sta generando in odio? Come prevenirla? Sono situazioni che si verificano purtroppo in molti stadi e tra molte tifoserie. L’unica possibilità è prevenire con un maggior controllo e con servizi d’ordine più determinati.
Cosa pensa di Antonio Conte? Un amico che sta facendo cose straordinarie. Un vincente nato, prima sul campo e poi fuori. Uno da Juve che non molla mai.
I “soldatini” bianconeri e la polemica sollevata da Cassano. All’ombra dell’ultima “cassanata” (lite con Stramaccioni), cosa aggiungere? Ho già risposto a questa domanda e ribadisco che sono felice di esser stato un soldatino e di aver indossato la maglia della Juve. Per me soldatino vuol dire essere un professionista che da tutto se stesso per raggiungere i massimi traguardi.