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Attualità di F. ZAGARI del 29/06/2009 09:45:51
Ripartire dai giovani

 

Ancora dieci giorni e sarà Pinzolo: dal 9 al 21 luglio. Eppure, nonostante l’acquisto di Diego, il resto del mercato bianconero rimane ancora molto aleatorio, con tanti nomi scritti sulle pagine dei quotidiani sportivi, ma nessuno che abbia firmato lo straccio di un contratto.
Oltre al campione brasiliano, sono tornati alla base di Corso Galfer: Michele Paolucci, per fine prestito da Catania, Sergio Almiron con le stesse modalità dalla Fiorentina, e Fabio Cannavaro, svincolato dal Real Madrid.
Poi il vuoto. O meglio, come già detto, tanti nomi: da D’Agostino a Diarra, da Fabio Grosso a Goran Pandev, ma nulla di concreto all’orizzonte, in una stagione che, dopo i soliti proclami, dovrebbe riconsegnare ai bianconeri la platea più importante in Italia e magari anche in Europa.
Sta di fatto che entro una settimana si dovranno preparare le valige, partire ed iniziare la prima fase di preparazione per farsi trovare ai blocchi di partenza nella migliore condizione, sia fisica che (soprattutto) mentale, amalgamando i nuovi e impartendo le disposizione tattiche di Ciro Ferrara. Ma basterà tutto questo per sopperire alle lacune tecnico-tattiche della scorsa stagione?
Le premesse, al momento, fanno pensare a tutto tranne che a qualcosa di positivo, con una rosa che tendenzialmente non riesce a ringiovanirsi ed una vecchia guardia che dovrà, ancora una volta, sobbarcarsi il ruolo di prim’attrice in un campionato che, anno dopo anno, ha perso qualità e campioni.
Galliani, nel corso di una conferenza stampa, ha dichiarato che il calcio attuale, in Italia, ha dovuto subire un cambio radicale di rotta, con una forte attenzione ai bilanci, sia per quanto riguarda i cartellini che i compensi per i giocatori.
In tutta Europa il pallone si sta sgonfiando e il mondo del calcio è più preoccupato a contabilizzare debiti e minusvalenze che ad archiviare crescite di fatturato a ritmi esponenziali. Secondo gli analisti, le perdite 2008 in Inghilterra, Italia e Spagna viaggiano verso il miliardo. Nel Regno Unito, una commissione parlamentare d’indagine formata da rappresentanti di tutti i partiti ha appena terminato i suoi lavori. La conclusione è lapidaria. Senza una profonda riforma, il sistema inglese rischia di collassare travolto dai debiti: 2,79 miliardi di euro, di cui 1,1 miliardi nei confronti dei proprietari stessi dei club. I campioni d'Inghilterra nonché vice-campioni d'Europa del Manchester United, da soli, mettono a bilancio 960,3 milioni di euro di debiti.
«Tutto sommato – dice Michele Uva, direttore generale di Sport Markt – le sponsorizzazioni tengono. Certamente le aziende diventeranno più selettive. I budget non sono illimitati, tutt’altro. Però lo sport rimane in assoluto la vetrina più attrattiva. Molto più degli altri media. Il problema del calcio non sono gli introiti da sponsor, ma la riorganizzazione del sistema. I diritti televisivi sono vicini al top. Per raggiungere l’equilibrio bisogna battere altre strade per aumentare le entrate e, soprattutto, tagliare i costi».
È la fotografia della situazione italiana e l’agenda dei lavori per la nuova Lega di Maurizio Beretta. I conti di tutte le società non sono ancora disponibili, ma, secondo le stime degli analisti, il passivo rispetto all’anno scorso è ancora cresciuto e ha superato i 300 milioni. In lieve calo gli introiti da stadio, sostanzialmente stabili i ricavi da sponsor e da diritti televisivi. Il problema italiano è strutturale: i ricavi dei club, circa 1,2 miliardi, derivano al 63% dai diritti televisivi. Mentre gli introiti da stadio e merchandising sono i più bassi in Europa. «È lì – continua Uva – che si dovrebbe agire. Ma servirebbe una seria politica per costruire gli stadi di proprietà e azioni di marketing mirato, per vendere la Serie A all’estero». Ma solo la Juventus sta costruendo il suo stadio , mentre il resto della Serie A gioca in strutture scomode ai limiti della fatiscenza. E poi ci sarebbe la leva dei costi. Tagliare gli ingaggi dei calciatori, che ammontano al 62% dei ricavi. Il modello è la Germania: le società distribuiscono ai calciatori il 45% dei ricavi (1,3 miliardi), che derivano per circa il 60% da botteghino e merchandising. Certo, di questi tempi è difficile pensare di tirare fuori i 3,5 miliardi che i tedeschi hanno investito per costruire gli stadi dei Mondiali, ma rimettere in marcia la commissione stadi del Coni finanziandola sarebbe un buon inizio.
Stadi e taglio degli ingaggi: le squadre italiane non vincerebbero la Champions, ma anche sperperando non è che le cose siano andate molto meglio.
E allora, a conti fatti, sarebbe molto meglio puntare sui giovani, dare spazio alle “primavere”, inserire coloro che, con costi limitati e ingaggi “umani”, potrebbero offrire un futuro degno di questo nome, per ritrovarsi competitivi e con i bilanci in ordine sia in Italia che in Europa.
Dunque Pinzolo, per iniziare una nuova stagione, per offrire nuovamente ai tifosi la passione di una storia ultracentenaria. Peccato che la politica dei giovani, almeno a Torino, sia ancora una chimera. L’importante, però, è che non ci si racconti che la nuova Juventus sta ripartendo da Cannavaro!

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