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Attualità di G. FIORITO del 08/05/2013 08:03:15
Calciopoli: il brodo primordiale

 

La Juventus è Campione d’Italia 2012/2013, dopo aver vinto anche il campionato 2011/2012. La società bianconera è nata il primo giorno di novembre del 1897 e se la matematica non è un’opinione, la notizia non dovrebbe stupire più di tanto, poiché l’evento si ripete con una cadenza verosimile ogni tre/quattro anni. Tuttavia il titolo tricolore vinto con un poker di giornate di anticipo ha suscitato un rombo micidiale, accendendo i motori su un’ipotetica griglia di partenza che ci condurrà verso il traguardo del 24 maggio, quando riprenderà il processo di Napoli, perché quello che fa il giro di boa sulla Terza Stella è il secondo scudetto consecutivo dell’era post-calciopoli.
Nel coro delle rivendicazioni e delle accuse emerge un assolo di fisarmonica, suonato sul Giornale da Damascelli (Link), che si è tuffato nella diatriba tra il 29 e il 31 senza tema di risalire la corrente fino al brodo primordiale, scoperchiando ancora una volta un vaso di Pandora fuori controllo, dal contenuto costantemente in ebollizione che non smette di tracimare da sette anni.

Tra infamie e veleni vomitati non solo sul web, Damascelli mette a fuoco, forse, l’essenziale che a volte è sfuggito anche al tifoso più esperto. Piaccia o non piaccia, sembra dire, questa Juve è figlia della Juve di calciopoli e nonostante la diaspora la sua naturale evoluzione, riconoscibile in un paio di artefici principali della vittoria: Conte e Nedved, prodotti esclusivi del made in Triade. Ecco spiegata l’origine delle sue rivendicazioni sul numero degli scudetti vinti. Eppure pare al nostro cronista che il conto delle vittorie bianconere stia a cuore solo al cugino presidente, mai all’altro, quello che tiene in mano i cordoni della borsa. Corre un brivido lungo la schiena al ricordo dei secondi che impiega John Elkann a rispondere alla domanda fatidica sugli scudetti della Juve per sviarla, tutte le volte che un impavido rappresentante del diritto all’informazione osa rivolgergliela. Dal giorno in cui Zaccone ammise nel processo sportivo di calciopoli che la Triade si era macchiata di una serie di illeciti che nessuno è mai riuscito a dimostrare, non si può più negare il peccato originale della proprietà della Juventus, colpevole nel migliore dei casi di omissione di soccorso nei confronti della squadra più amata dagli italiani.
Il resto è la storia di una divisione che ha rischiato seriamente di provocare una scissione spesso accostata a quella dei tempi di Dante tra Bianchi e Neri, facenti seguito a Guelfi e Ghibellini.

Ci vogliono più di quarant’anni e una bella scorta di pelo sullo stomaco per leggerlo tutto il pezzo di Damascelli, che rivanga di Romiti, Gianni Agnelli e della FIAT. Che descrive la Juventus come un terreno di conquista più riservato, ma non troppo dissimile dal campo di battaglia che abbiamo rivisitato rileggendo le vicende del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, che una decina di giorni fa si sono visti ipotecare la storica sede di Milano.
Ammicca Damascelli. Non ci sta ad avallare la tesi che tutto il bene sia della Juve bonipertiana e tutto il male della Juve di Moggi e Giraudo, dall’immaginetta dei quali è stata photoshoppata la figurina di Bettega, scomparsa per una presunta integrità che in fondo gli è dovuta, essendo rimasto fuori dai giochini imposti dal processi di calciopoli, in una parola “pulito”.
Fa nomi e cognomi Damascelli. Affida la conta degli scudetti bianconeri a quello Zeman che pur senza Moggi non è stato in grado di allenare nemmeno la Roma e a Marco Travaglio, che lo scorso agosto si sentì in dovere di accusare Andrea Agnelli di portare un cognome eccessivo per le sue qualità di giovin signore.

“La Juve dei 31 scudetti è di tutti gli Juventini”, dice Damascelli. Sono stanca anch’io di qualche amico bianconero che dopo avermi confessato di essere stato dalla parte dei bonipertiani eredi di Gianni e avermi accusato di essere umbertiana a guisa di una colpa, ha festeggiato non meno entusiasticamente e fieramente di me il 30 e il 31, iniziando a rivendicare il 28 e il 29 solo dopo il permesso di Beccantini, che è sembrato orientarsi a tanto solo dopo aver letto e riflettuto per un po’ sulla sentenza di secondo grado del processo a Giraudo.
Io su questo tema sono rancorosa a oltranza. Non intendo affatto rivolgermi a Travaglio. Nella lettera nella quale recava offesa al Presidente della Juventus si legge: “… nemmeno negli anni bui di Calciopoli, la Juventus si era spinta a tanto: manipolava arbitri e campionati, ma non negava alla giustizia sportiva il diritto di fare il suo dovere” . Travaglio afferma di leggere le carte, forse a suo modo, come fece ai tempi del famoso “metti Collina” di facchettiana memoria. Perché sono 31 lo ha spiegato ancora una volta l’avvocato Prioreschi su Tuttosport , alla luce delle sentenze spesso contraddittorie, ma unanimi su un punto: il campionato 2004/2005 non è stato falsato.

Forse è il caso di cominciare a chiedere anche agli altri perché sono 3 o 18. In seguito alla scomparsa del senatore a vita e tifoso romanista Giulio Andreotti, è su tutti i media come il suo peso politico abbia portato alla società giallorossa il secondo scudetto e poi come la sua supplica abbia fatto tirare calci ad un pallone nella Città Eterna più a lungo al talento di Falcao. Siccome tutti si sono sentiti in dovere di tirare la propria pietra al “Belzebù” della politica italiana e io invece credo che non ne basti uno solo per fare tutto quel male e di complici debba semmai averne avuti pure parecchi, dalle facce bene imbiancate di sepolcri, mi preme sottolineare come si sia fatto un gran parlare della sua prescrizione riguardo ai rapporti che gli furono attribuiti con noti esponenti malavitosi. A tal proposito tutti i tiggì hanno puntualizzato che l’espediente della prescrizione non estingue il reato, bensì solo la pena. Esattamente come è accaduto a Inter e Milan per i falsi in bilancio e i dossieraggi illegali Telecom.

“L’ipocrisia è la tassa che il vizio paga alla virtù” , Marco Travaglio, dalla lettera ad Andrea Agnelli del 24 agosto 2012. Strano, ma vero. (Link)

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