Moggi al Bologna? Neanche il tempo di sorprendersi, che subito ci si deve dimenticare dell’ennesima bomba editoriale estiva. Va così, di questi tempi. Partite da commentare non ce ne sono, il processo di Napoli sta prendendo una piega che ai giornali certo non piace troppo, il calciomercato in Italia è quasi esclusivamente in uscita. E allora, cosa fare? Ritiriamo fuori il mostro! Dice che darà qualche consiglio ai Menarini, amici di vecchia data? E allora si scriva che sta per acquistare il 40% del Bologna e che piazzerà i suoi uomini in tutte le posizioni di comando! Ma il nome ‘Moggi’ di questi tempi ha poco appeal, così i Menarini si sono visti costretti, neanche 24 ore dopo il presunto scoop ed i primi commenti schifati di molti celebrati moralisti, a smentire ufficialmente la notizia, aggiungendo: «I tifosi dovranno stare tranquilli, perché non li tradiremo. Il caso Moggi non esiste». Amen.
Sinceramente, anch’io – come credo qualsiasi juventino che abbia la sventura di avere a che fare con la tifoseria bolognese – ero dispiaciuto all’idea di vedere affiancato il nome di Moggi a quello della società rossoblù. Scherzando, mi ero ripromesso di abbonarmi al Dall’Ara per la prossima stagione: magari, allo stadio avrei potuto indossare la sciarpa juventina con il 29° scudetto. Non credo che nessuno avrebbe potuto rimproverarmi: in fondo, quella mia sciarpa sarebbe stata esclusivamente la celebrazione dell’ultimo successo del nuovo grande capo bolognese e io l’avrei portata come buono auspicio per il futuro felsineo.
Torniamo alla realtà, che è un’altra. Pur essendosi rivelata come un’ennesima topica giornalistica, qualcosa di questa vicenda è rimasta: l’ulteriore prova di faziosità quasi imbarazzante di giornalisti, politici, nani e ballerine.
Sergio Rizzo, sentendo nominare Moggi, si è chiesto sulle colonne del Corriere dello Sport «che fine abbia fatto quella “proposta di radiazione” di cui si legge in tutte le sentenze sportive». Ma la sua filippica non si è certo fermata lì: «ci sono presidenti che non si vergognano di dire che lavorano con lui, ci sono suoi “pupilli” in molti club. Si ricomincia a respirare aria malsana, si supera il limite della decenza se Moggi può progettare di ripartire proprio da Bologna, città e squadra che più delle altre hanno pagato il malaffare di Calciopoli».
Ci si è dimenticati di quanto realmente accadde al Bologna di Gazzoni Frascara? E’ inutile ripeterlo, anche perché, quando si tratta di fatti “scomodi”, pare di urlare ad un muro (o un mulo), ma il paragone che qualche tempo fa mi suggerì un amico associato a GLMDJ mi sembra azzeccato: Gazzoni è analogo ad uno di quei personaggi che vanno in giro con un’auto semidistrutta e che sperano che qualcuno gli parcheggi vicino, anche senza toccarlo, per potergli chiedere i danni e rifarsene una nuova. Vale la pena di ribadire che i ridicoli tentativi di Gazzoni di addossare ad altri le proprie responsabilità sono caduti costantemente nel vuoto, ma Rizzo sembra non ricordarsene. Forse all’opinionista del Corriere la vicenda tornerà in mente a breve, visto che Moggi ha annunciato: «Ho dato mandato ai miei legali per denunciare penalmente e civilmente tutti coloro che stanno strumentalizzando il mio nome infangandolo ancora di più di quanto hanno fatto in occasione dello scoppio di Calciopoli, creato dalla stampa». Speriamo che serva a qualcosa, anche perché siamo tutti stanchi di leggere, a distanza di tre anni, sempre le stesse baggianate.
Ma Rizzo e il Corriere non sono stati gli unici a cogliere l’occasione per scagliare qualche pietra. La Stampa ha titolato: «Non siamo un paese normale». E meno male, viene da aggiungere. Normalità e normalizzazione sono termini che negli ultimi anni si sono sentiti spesso. E allora c’è da rallegrarsi se qualcuno, dall’altra parte della barricata, lamenta l’insuccesso dell’operazione intrapresa all’alba dell’era Farsopoli. Non ci hanno ancora normalizzati? Evviva! E speriamo che i novelli proseliti delle teorie di Pol Pot applicate al calcio italiano abbiano ancora da rammaricarsi in futuro.
Continua la cavalcata anti-Moggi anche la “gloriosa” Repubblica scalfariana, che, tanto per cambiare, parla di «assenza di etica» e, riferendosi ai Menarini, li accusa di «non capire un accidente neanche della città dove sono nati e vivono». Strano che siano proprio gli uomini di Ezio Mauro a parlare di etica, quando dal loro giornale sono partiti, e continuano a partire, attacchi alla passata dirigenza juventina che puntualmente si rivelano tanto infondati da dubitare della decenza di chi li scrive. Poi, quando un giornalista di Repubblica accusa qualcuno di non comprendere l’ambiente in cui vive, sembra che stia guardandosi allo specchio : da quanti anni Repubblica non azzecca un pronostico? Credo che si sia perso il conto.
Non poteva mancare, nella processione delle prefiche, il buon Cairo, che solo sentendo parlare di Moggi ha trovato l’immediato alibi per la stagione indecente del suo Torino. Se penso che qualche tempo fa i nostri dirigenti avevano anche buttato lì l’idea di dargli una mano, mi vengono i brividi. Cairo farebbe bene a partecipare al gioco “trova le differenze” tra questo ridicolo Torino, classificatosi terzultimo in uno dei campionati di livello più basso che il nostro calcio ricordi, e quello ben diverso del bistrattato Moggi, che raggiunse la finale di coppa Uefa (quando era ancora una competizione seria) e il terzo posto in campionato. Se Cairo avesse comprato giocatori del calibro di Casagrande e Lentini, anziché, con rispetto parlando, Diana e Ventola, magari potrebbe smettere di praticare l’arrampicata agonistica sugli specchi.
Tra le tante voci deploranti la pessima idea di affidare i gloriosi rossoblù al “diavolo” Moggi, era impensabile che potesse mancare anche quella di un Onorevole Rappresentante del Popolo al Parlamento Italiano. E così, lo stesso giorno in cui una tragedia si abbatte sull’Italia, portando via decine di vite e rovinandone tante altre, dobbiamo constatare che i nostri deputati non trovano meglio da fare che scrivere un’interrogazione relativa ad un episodio di una realtà che immediatamente dopo si rivelerà virtuale. E poi ci si domanda perché sempre più persone non vadano neanche più ai seggi, quando gli si chiede di votare? Complimenti, on. Donata Lenzi! Anche per questo mese, si è guadagnata lo stipendio!
Tutte queste parole presto saranno dimenticate dai più, visto che riguardano un fatto mai esistito, o che perlomeno non si è concretizzato. Qualcuno invece le rammenterà. E, al momento opportuno, presenterà il conto completo. Per adesso, visto che questo è il periodo del fanta-mercato e delle non-notizie, mi sento di dare un consiglio alla famiglia Menarini. Davvero volete portare in alto il Bologna? E allora non accontentatevi di Moggi: con lui potreste ambire ad un campionato tranquillo, ma nulla più. Contattate invece Oriali, Tronchetti e Rossi! E magari fatevi dare un consiglio anche da Moratti. Purtroppo, il quinto galantuomo protagonista dei successi nerazzurri è trapassato, ma ci si può accontentare anche di questi quattro. Con loro, anziché puntare ad una poco memorabile salvezza, potrete cominciare vincendo uno scudetto a metà luglio, tra una granita ed una pina-colada, per poi inanellarne chissà quanti nei prossimi anni! E magari a questi si aggiungeranno anche le medaglie di onestà forgiate da Repubblica, Corriere dello Sport e moralisti al seguito. Cosa vuoi di più dalla vita? Un Luciano?
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