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Farsopoli di G. FIORITO del 12/06/2013 08:25:32
Lacunosa la ricostruzione di Nucini

 

Commento alla trasmissione “Un giorno in pretura”, andata in onda l' 08/06/2013. Parte III. Nucini

I tempi televisivi sono contenuti. Però la parte di trasmissione che riguarda la deposizione di Nucini è lacunosa, per quanto di buona volontà, pur coinvolgendo un altro grande accusatore di calciopoli, Gazzoni Frascara.

• La partenza è lodevole, perché si afferma subito che le accuse lanciate da Nucini alla Triade fanno capo al campionato 2000/2001 e si conclude mettendo bene in chiaro, e anzi facendolo dichiarare proprio all’ex arbitro dalla memoria piuttosto a singhiozzo, che quel campionato non fu vinto dalla Juventus, bensì dalla Roma, omettendo però di menzionare almeno altri due dati molto significativi.
o Quello che è stato l’ultimo campionato di serie A andato ai giallorossi è stato vinto giocando con un numero di extracomunitari superiore a quello consentito dal regolamento. Particolare che avrebbe dovuto condurre a una penalizzazione di punti per ogni partita giocata dalla Roma, che non ci fu, esattamente come nel caso dei passaporti falsi per l’Inter di Recoba. La Roma usufruì anzi di una modifica al regolamento approntata a un paio di giornate dalla fine del campionato e stranamente considerata con valore retroattivo. Va aggiunto che fu proprio l’extracomunitario Nakata a segnare la rete del pareggio nello scontro diretto con la Juventus.
o Anche il campionato 1999/2000 non era stato vinto dalla Juventus, ma dalla Lazio, con l’infelice epilogo, per i colori bianconeri, dell’acquitrino di Perugia.

Proprio nel corso del primo campionato del millennio Nucini si ritrova ad arbitrare una Juventus Bologna e ad assegnare un rigore contro la Juventus che giocava in casa. L’episodio gli verrà a suo dire contestato dai designatori Bergamo e Pairetto e segnerà una sorta di empasse nella sua carriera. Bergamo e Pairetto attribuiranno la causa del suo fermo di 40 giorni in serie A a una sua frase irrispettosa, ma Nucini si convincerà per fare carriera come arbitro non si debba danneggiare la Juventus, tanto più in casa e addirittura sia d’obbligo ostacolare le sue rivali.


• Nella trasmissione è messo bene in luce come Mark Iuliano abbia ammesso nel dopo-partita di aver toccato con il braccio la palla in area di rigore, sebbene il braccio non fosse discosto dal corpo.
• La difesa chiede quale sia stato e perché l’arbitro che aveva subito un fermo maggiore per un errore. Nucini accusa un’amnesia. Si tratta di Racalbuto, uno degli arbitri condannati a Napoli, fermato per ben 8 mesi per aver concesso un rigore dubbio proprio alla Juventus.

L’episodio di Bologna è significativo per 2 ragioni. La prima è, e bisogna ammettere che su questo argomento la redazione dei “Un giorno in pretura” ha giocato un po’ a ridicolizzare Nucini, che fa esplodere la sua vocazione di investigatore (nonché di agente segreto) in pectore. Prima di trovare la sua naturale evoluzione nella figura retorica di “Cavallo di Troia”, l’ex arbitro si accontenterà per tutto il campionato 2000/2001, non al vaglio delle indagini di calciopoli (e che qualcuno potrebbe anche osare di dare eventualmente per prescritto), di prendere nota di tutti gli episodi pro e contro la Juventus che non lo convincono, allargando il raggio d’azione anche a quanto andava accadendo alle avversarie e in particolare all’Inter. Nonostante sia abbastanza chiaro dalle immagini delle partite che Rai3 si è premurata di fornire al telespettatore che in diversi casi si tratta di convinzioni che lasciano il tempo che trovano.

La seconda è che per quanto attiene alla partita Juventus Bologna entra in scena Gazzoni Frascara, che nel frattempo ha messo a frutto l’occasione di riferire a Stella in un’intervista alla Gazzetta dello Sport che aveva rinunciato a diventare presidente di Lega per non aver ottenuto il rinvio di una partita in seguito alla morte di Niccolò Galli, figlio di Giovanni, in un incidente e perché si era accorto che Nucini non arbitrava più.

Lo abbiamo detto. E lo capiamo. I tempi televisivi sono stretti. A Rai3 va riconosciuto il merito di aver portato finalmente, dopo ben 7 anni, di sabato e in seconda serata (con un trattamento che in quanto all’uso di un silenziatore va oltre a quello riservato ad es. a un argomento scottante come la presunta trattativa tra mafia e stato), le immagini e le tematiche di calciopoli. Però su Gazzoni Frascara una parentesi bisogna aprirla. Un refresh è d’obbligo.

Vicino al Bologna fin dagli anni ’80 con il marchio Idrolitina, Gazzoni Frascara ne rileva il titolo sportivo nel 1993, in seguito al fallimento della gestione precedente e ne diventa presidente fino al 2004/2005, quando retrocede in B dopo aver giocato diverse partite entrate nelle indagini di calciopoli vuoi per le sconfitte interne contro la Lazio e la Juventus, vuoi per alcuni episodi collegati alla presunta pratica delle ammonizioni mirate.
A questo punto diventa uno dei principali accusatori di calciopoli. Non solo lancia strali riguardo a quei risultati conseguiti sul campo, ma anche per quanto attiene al cosiddetto doping amministrativo. Parla di progressivo deterioramento dei rapporti con la Juventus con l’avvento della Triade, si lamenta della Lazio, che ha spalmato 14 miliardi di debito fiscale in 25 anni, della Roma che ha rifilato 5 gol al suo Bologna facendogli rischiare l’incolumità fisica per la rabbia dei tifosi, sebbene avesse 50-60 miliardi di debiti con l’IRPEF. Soprattutto accusa Messina e Reggina di non aver rispettato i parametri finanziari per l’iscrizione al campionato e di non esserne state escluse in favore di un ripescaggio della sua ex società. Come gli ricorda Prioreschi nel corso della sua deposizione a Napoli, il 13 settembre 2006 si lascia sfuggire con gli inquirenti un’accusa precisa contro Giacinto Facchetti, che avrebbe avallato una fidejussione inidonea prestata dalla Sanremo Assicurazioni in favore della Reggina. Come accade sempre ai testimoni di calciopoli, incalzato dall’avvocato della difesa, Gazzoni Frascara si rimangia tutto, affermando che in realtà “si diceva” così, “Io non ho la prova però”, “Probabile… Dal bocca a bocca che gira in questo grande mondo del calcio”. E quando Prioreschi gli chiede che vuole capire se la Reggina fosse “amica” della GEA e di Moggi o di Facchetti, che sarebbe tutta un’altra cosa, risponde: “Non centra nulla avvocato, è tutto un melting pot il calcio, sono chi più ha più ne metta, lì per guadagnare quattro lire son tutti nemici e tutti amici”. Musica per le difese.

Intanto Nucini è diventato il “Cavallo di Troia” di Facchetti, di fatto la sua spia per “contrastare il malessere del calcio”. Concittadini, i due si incontrano ripetutamente a Bergamo e congegnano un piano per il quale Nucini riferirà al dirigente interista tutto quanto sarà in grado di scoprire sul sistema Moggi.

• Quando si ragiona di calciopoli bisogna sempre ricordare che non erano i rapporti tra i dirigenti e i designatori, cioè quelli che Moggi e Giraudo avevano con Bergamo e Pairetto, a essere vietati dai regolamenti fino al 2007, ma quelli tra i dirigenti e gli arbitri. Eppure, nonostante il processo di Napoli abbia chiarito con la scoperta delle intercettazioni riguardanti l’Inter e la deposizione di Nucini quanto più grave fosse da considerare la posizione dell’Inter, quest’ultima non è mai stata coinvolta in nessun procedimento né della giustizia sportiva, né di quella ordinaria. Almeno fino a quando Vieri, Bergamo, De Santis e Moggi non hanno deciso di chiedere in tribunale di essere risarciti per gli spionaggi illegali subiti.

Ma c’è di più. Facchetti addirittura impartisce degli ordini a Nucini, chiedendogli esplicitamente di raccogliere informazioni su Fabiani, che otterrà da De Santis, che lo qualifica come suo amico. E’ su questo punto che Nucini innesta il racconto del Concord, l’albergo di Torino presso il quale avrebbe incontrato Fabiani e Moggi e quest’ultimo lo avrebbe raccomandato al telefono con i designatori.

• Secondo Bergamo non corrisponde a verità che Nucini abbia ottenuto benefici come arbitro in carriera da quel presunto incontro.
• L’incontro probabilmente non ci fu. Non si evince dalla trasmissione, ma Nucini ha dato diverse versioni di questo episodio, al quale Moratti cercò di far risalire l’input dato alle intercettazioni illegali Telecom-Pirelli. L’episodio sarebbe avvenuto sul finire del 2003, mentre i Dossier Ladroni erano sui giornali già a Marzo. La difesa fece in aula precise domande riguardo alla planimetria dell’hotel in questione e Nucini accusò nuove amnesie. Disse pure di aver ricevuto una tessera telefonica imballata e di averla gettata via senza averla utilizzata, nonostante costituisse la prova regina di quanto affermava. In seguito ne ricordò il numero, ma la difesa dimostrò che era stata in uso a Napoli. Tutto ciò annulla la credibilità di Nucini ed è assente dalla ricostruzione della trasmissione.

• Appare ben chiaro invece il tentativo dell’accusa di fare di Nucini un pentito, poiché dalle dichiarazioni di Gianfelice Facchetti si ricaverebbe che il padre, un memoriale del quale ha esibito in aula e non è stato annesso agli atti perché privo di firma autografa, abbia considerato Nucini un arbitro facente parte della cosiddetta cupola moggiana. Inoltre secondo il figlio del dirigente interista Nucini avrebbe favorito il Messina in una partita contro l’Avellino. In aula è scoppiato un certo caos quando Nucini ha rifiutato, con un atteggiamento di scherno indisponente verso i giudici e le difese, di assumere la parte del pentito.
• Pur comprendendo la complessità di rendere televisivamente in meno di mezz’ora la vicenda del “Cavallo di Troia”, bisogna ammettere che dalla ricostruzione sono assenti diversi particolari importanti. Nucini riferì nel corso della deposizione che in cambio dei servigi resi a Facchetti ebbe la possibilità di effettuare dei colloqui di lavoro, resi possibili anche per l’interessamento di Paolillo, un altro dirigente interista.
• L’ex arbitro ammise inoltre di essere stato convocato dalla signora Boccassini probabilmente per fare una denuncia, ma quanto dichiarò alla giudice la convinse ad archiviare le indagini. Nella trasmissione non si fa menzione del modello 45, che proverebbe come la procura di Milano non avesse rilevato la necessità di aprire un’inchiesta dalle informazioni di Nucini. Il documento è stato più volte richiesto dalle difese e mai ottenuto tra le carte processuali.
• Il solo accenno al legame stretto che esiste tra il processo Telecom di Milano e il processo di calciopoli è costituito da una dichiarazione dell’ex arbitro De Santis, che si è detto sicuro che se dai pedinamenti illegali fosse saltato fuori qualcosa di veramente rilevante sul suo conto, la sua carriera sarebbe finita prima del 2006.
• Oggi siamo molto più avanti sulla strada della ricostruzione della verità. Le dichiarazioni di Tavaroli, di Cipriani e della signora Caterina Plateo al processo Telecom di Milano hanno squarciato il velo delle responsabilità dell’Inter in calciopoli. La scoperta che il computer di Tavaroli fu trasferito al nucleo operativo dei carabinieri di via In Selci a Roma ha fatto nascere l’ipotesi fondata che vi fu un inquinamento delle prove, di fatto elaborate sulla base di spionaggi illegali. Purtroppo la colpa di non aver trattato questo importante segmento di notizie non è tanto da addebitare alla redazione di Rai3, quanto all’assenza dei testi che a Napoli avrebbero dovuto testimoniare su questo pernicioso argomento: Tavaroli, Cipriani, Moratti, ovviamente Facchetti per la prematura scomparsa. Probabilmente non aver insistito per chiamarli a testimoniare costituisce il ventre molle delle difese, esemplari in ogni altro aspetto del loro lavoro.

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