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Farsopoli di G. FIORITO del 17/06/2013 08:20:56
Un giorno in pretura con Baldini e Paparesta

 

Commento alla trasmissione “Un giorno in pretura”, andata in onda il 15/06/2013. Parte I. Il caso Paparesta, ovvero il caso che non c’è

Se la prima del ciclo di tre puntate che la trasmissione di RAI3 ha dedicato a calciopoli, pur molto lacunosa nella parte che riguardava l’idillio tra Facchetti e Nucini poi sfociato nell’affaire dossieraggi illegali Telecom, avrebbe potuto aspirare a una cauta classificazione nell’ambito del “senza infamia e senza lode”, la seconda sembra proprio aver meritato la bocciatura, avendo lasciato in ombra troppi particolari che avrebbero chiarito meglio i fatti. Un atteggiamento che purtroppo non ha scusanti, considerati la pluridecennale tradizione della trasmissione e il vanto di RAI3 di comprendere nei suoi palinsesti trasmissioni del calibro di Report e Presa Diretta. Ancora una volta siamo disposti ad ammettere che è difficile condensare tutta calciopoli in tre puntate, ma altrettanto che per dare dell’argomento una visione onesta e completa è necessario anzitutto fuggire dai luoghi comuni di uno scandalo che si è ben presto dimostrato più mediatico che reale. Invece i riflettori sono stati puntati anzitutto sulla leggenda metropolitana del caso Paparesta, lasciandosi sfuggire molte osservazioni senza le quali non è possibile capire calciopoli.

1. Fin dal 2007 il caso Paparesta è per sentenza della giustizia il caso che non c’è. Ma continua a interessare i media e a essere presentato e rappresentato come il cuore di calciopoli. (Link!).

2. Il cuore di calciopoli è in realtà qualcosa che nel 2006 non è stato preso in esame: le telefonate riguardanti l’Inter. Il 10 novembre 2011, a due giorni dalla sentenza di primo grado di Napoli, l’ex capo della procura di Napoli Lepore dicharò a Galdi della Gazzetta Sportiva: ”Quando arrivavano critiche chiedevo sempre ai miei collaboratori: mi dicevano che le intercettazioni legate all’Inter non avevano alcun significato di carattere penale e non potevano essere prese in considerazione” . Inoltre: «Noi tutto il materiale lo demmo a Guido Rossi e a Borrelli consapevoli che potevano esserci cose non di rilevanza penale ma utili alla giustizia sportiva». Anche le famose telefonate dell’Inter? «Non conosco i particolari». La testimonianza di Nucini, corteggiato invano da Narducci per farne un pentito della cupola moggiana, la testimonianza del guardalinee Coppola al processo di Napoli, le deposizioni che Tavaroli, Cipriani e Caterina Plateo hanno reso al processo Telecom di Milano suggeriscono che quei particolari portavano alla violazione dell’art 621 del Codice Penale (Link!) e sicuramente avrebbero avuto un riscontro anche riguardo alle interpretazioni della giustizia sportiva. Sempre che Palazzi non ne avesse in animo anzi tempore la prescrizione, come di fatto accadde nel giugno del 2007.

3. Il quadro delle accuse di calciopoli sarebbe ancora più completo se le intercettazioni, molte delle quali già conosciute prima della sentenza sportiva del 2006, che coinvolgevano il Milan non fossero state filtrate dalla natura delle cariche tanto di Galliani quanto di Meani, che non a caso furono dipinti come a capo di una presunta “scuderia Milan”, ben organizzata soprattutto nella gestione dei guardalinee. Galliani si avvalse della duplice investitura di vice-presidente vicario del Milan e di presidente di Lega per intrattenersi telefonicamente con Collina, Meani si è preso un anno pure a Napoli senza per questo dare luogo a responsabilità da parte della società rossonera in virtù del suo contratto che ad essa lo legava senza esserne tesserato.

4. Il 3 marzo 2012 De Santis, condannato a 1 anno e 11 mesi a Napoli, in un’intervista molto piccata al Giornale rese bene in base a quale quadro sconnesso e sgangherato furono svolte le indagini di calciopoli, come se si fosse preteso di conoscere l’immagine di un puzzle conoscendo solo 900 delle 171.000 tessere (questa è la proporzione delle intercettazioni prese in considerazione dagli inquirenti e la conoscenza del materiale come è oggi si deve a Nicola Penta, il perito di Moggi, che di fatto ha dovuto comprarsi la sua difesa) (Link!. In questa intervista De Santis spiega come al telefono avesse contatti con i dirigenti interisti e non con Moggi e come quest’ultimo non lo onorasse esattamente di lodi parlando di lui e del suo operato come arbitro poco propenso a portar bene alla Juve. Particolare ben noto anche agli inquirenti, che a tal proposito elaborarono la sgangherata teoria di un De Santis che a corrente alternata si sdoganava dalla cupola.

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